La Vitamina D è utile a regolare molte funzioni dell’organismo, e secondo un nuovo studio anche a contrastare due gravi malattie.
La Vitamina D è nota per i suoi benefici a favore di denti e ossa. Ma è molto di più. Conosciuta anche come vitamina del sole, in questi anni è stata protagonista di diversi studi, e ha regalato interessanti prospettive.
Ricordiamo ad esempio le ultime teorie – non ancora confermate del tutto – riguardo alla correlazione tra mancanza di vitamina D e forma grave del Covid. Numerosi altri studi, che necessitano però di approfondimenti, hanno evidenziato diversi benefici apportati da una corretta assimilazione della vitamina del sole.
Ad esempio, riduzione di possibilità di avere alcuni tipi di tumore come quello del colon retto. O comunque di “garantire maggior sopravvivenza” e minori possibilità di metastasi a chi ha contratto una forma di cancro.
Questa particolare vitamina è una di quelle che possiamo integrare sia con l’alimentazione che con l’esposizione ai raggi UV. Un 10-20% arriva da alcuni cibi, come ad esempio pesce (salmone, sgombro e aringhe soprattutto), fegato e tuorlo d’uovo.
La quantità rimanente che immagazziniamo grazie al sole viene prodotta a livello cutaneo. Uno speciale grasso si trasforma a contatto coi raggi Uv e passa poi nel sangue. Di qui, grazie ad una particolare proteina, arriva a fegato e reni, e si attiva.
Anche se tutti gli studi inerenti all’effetto della vitamina D non sono ancora completi, sono già molti gli esperti che concordano su alcuni benefici. L’ultima ricerca ha inoltre aggiunto un tassello alla comprensione dei meccanismi attivati da questa vitamina sull’organismo.
Parliamo di Alzheimer e Demenza, due condizioni molto gravi e malattie considerate ad alto costo sociale. L’OMS ha definito gli studi sulla demenza come una “priorità mondiale di salute pubblica“. Ad oggi, in tutto il mondo vi sono almeno 55 milioni di malati. Un numero che sembra destinato a crescere.
Secondo gli studi fatti fino ad ora, bassi livelli di questa vitamina causerebbero (tra le altre cose) “problemi cerebrali” e aumenterebbero il rischio di incorrere persino in malattie cardiocircolatorie. Per provare la relazione tra mancanza di vitamina D e malattie degenerative, è stato condotto recentemente uno studio.
A pilotarlo, un team australiano guidato da Elina Hyppönen, dell’Australian Centre for Precision Health dell’University of South Australia. Sono state osservate quasi 300 mila persone e ovviamente sono stati effettuati diversi tipi di test e classificazioni.
In sintesi, “è stato osservato un collegamento diretto tra deficit di vitamina D e demenza. Tuttavia, il deficit di vitamina D non sembra associato a volumi inferiori dell’ippocampo, che è un fattore prognostico del rischio di demenza.”
Certezze dunque non ne abbiamo ancora, ma questo ulteriore studio e l’attenzione su questa preziosa vitamina saranno certamente utili a trovare soluzione ai problemi di salute che ci affliggono.
(le informazioni presenti in questo articolo hanno esclusivamente scopo divulgativo e riguardano studi scientifici pubblicati su riviste mediche. Pertanto, non sostituiscono il consulto del medico o dello specialista, e non devono essere considerate per formulare trattamenti o diagnosi)
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