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Sconcertante scoperta, come ci si contagia col Vaiolo delle Scimmie ‘al ristorante’, l’allerta e le raccomandazioni

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Grazie alla Ricerca, oggi sappiamo come ci si contagia col Vaiolo delle Scimmie, e possiamo proteggerci. Ma c’è una novità di cui tenere conto.

Il Vaiolo delle Scimmie, o Monkeypox, non è una malattia nuova. Ma i contagi, soprattutto in Europa, stanno aumentando vertiginosamente. Dunque c’è una maggior attenzione e soprattutto la volontà di contrastare immediatamente questo pericolo sanitario.

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Ciò che sembrava un fenomeno circoscritto è diventato oggi un’emergenza internazionale. La Monkeypox, almeno fino ad oggi, era una malattia diffusa soprattutto in Africa, dove regolarmente si manifestavano focolai. Ma forse gli spostamenti massicci e altri fattori hanno portato il Vaiolo delle Scimmie in tutto il resto del mondo. E i contagi stanno aumentando molto velocemente.

Riportiamo alcuni numeri, diffusi dall’European Centre for Disease Prevention and Control, che danno l’idea di ciò che sta accadendo intorno a noi. Al 1 Agosto, “sono stati segnalati 12.186 casi confermati da 27 paesi dell’UE/SEE: Spagna (4.298), Germania (2.677), Francia (2.054), Paesi Bassi (879), Portogallo (633), Italia (479), Belgio (393), Austria (132), Danimarca (99), Svezia (88), Irlanda (85), Polonia (59), Norvegia (55), Ungheria (39), Slovenia (35), Grecia (32), Lussemburgo (30), Romania (21), Cechia (20), Finlandia (20), Malta (17), Croazia (12), Islanda (10), Estonia (6), Slovacchia (6), Bulgaria (4) e Lettonia (3). Due decessi sono stati segnalati dalla Spagna. Sono stati segnalati 11 casi di MPX da due paesi dei Balcani occidentali: Serbia (10) e Bosnia ed Erzegovina (1). Inoltre, è stato segnalato un caso dalla Turchia.”

Emergenza Vaiolo delle Scimmie, come il mondo la sta affrontando

In tutto il mondo si registrano almeno 19 mila casi di infezione, e il fenomeno è in crescita. Risulta chiaro come mai l’OMS ha dichiarato la diffusione del Monkeypox come emergenza internazionale. Per ovviare a questa nuova problematica che riguarda la salute collettiva sono state prese delle misure e sono previsti precisi protocolli.

Innanzitutto si è valutata l’idea di usare un vaccino già esistente contro il Vaiolo, che nelle sperimentazioni si è dimostrato efficace anche per il Monkeypox. Poi sono state pubblicate linee guida per le strutture sanitarie. E anche verso la popolazione, che così può autotutelarsi. Anche perché il contagio col Monkeypox avviene per contatto diretto e molto stretto con un infetto. Molti casi sono avvenuti a seguito di rapporti sessuali non protetti.

Oggi, però, un’inquietante scoperta allarma gli esperti. Perché la diffusione della malattia potrebbe essere causata anche da altri fattori. Vediamo quali.

Come ci si contagia col Vaiolo delle Scimmie ‘al ristorante’, l’allerta e le raccomandazioni

Sappiamo che la malattia si trasmette con il contatto diretto con un animale o una persona infetta. Per contatto diretto si intende qualcosa di prolungato e molto stretto. Ad esempio, con le vescicole e le lacerazioni cutanee di chi manifesta i sintomi del Monkeypox. Ma anche tramite scambio di fluidi corporei e delle droplets, le goccioline del respiro. Ovviamente in questo caso il contatto deve essere appunto molto stretto.

Sembra però che l’Agenzia nazionale francese per la sicurezza alimentare, ambientale e del lavoro (Anses) abbia scoperto qualcos’altro. E ha pubblicato i risultati dello studio, che allertano sulle ulteriori possibilità di contagio.

Secondo l’Anses, infatti, non è da escludere una diffusione della malattia anche tramite catena alimentare. Ovvero mangiando cibi contaminati all’origine oppure tramite la manipolazione dell’uomo. In pratica, per fare un esempio, se un cuoco ha la malattia e non presta cura quando tocca i cibi, può contribuire a infettarli. A loro volta, infetteranno chi li mangia. Gli alimenti possono contaminarsi anche con il contatto diretto su superfici e strumenti infetti. Dunque, le probabilità ci sono e non vanno sottovalutate.

Il problema non è così “assurdo” come può sembrare di primo acchito. Purtroppo in molte realtà (ristorazione e simili) non sempre vengono rispettate le basilari norme igieniche. Se questo è già un fattore di rischio, adesso lo sta diventando anche per il Vaiolo delle Scimmie.

La speranza è che la massiccia campagna di informazione in atto metta le persone in condizione di tutelarsi e di proteggere gli altri. In fondo, per fortuna, è sufficiente rispettare in maniera più stringente regole che già sono raccomandate. Insieme alle cure già esistenti per la malattia e alla campagna di vaccinazione potremmo fermare l’espansione della malattia ed evitare conseguenze più tragiche.

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