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Aumento pensioni ad ottobre 2022: grandioso, ecco chi sono i fortunati

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A partire dal prossimo ottobre, ci sarà un aumento delle pensioni per molti beneficiari. Quali sono, dunque, le ragioni e chi saranno i fortunati?

La tanto attesa rivalutazione delle pensioni inizierà a breve e, per tale motivo, molti importi subiranno un aumento già dal prossimo autunno.

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Nel quarto trimestre del 2022, finalmente, interverrà la rivalutazione delle pensioni. Che effetti avrà? Sono numerosi i benefici e le novità introdotte dal Decreto Aiuti – bis e, tra queste, spicca anche un importante aumento degli assegni pensionistici. Con l’ultimo provvedimento, infatti, l’Esecutivo ha stabilito che verranno stanziati i fondi necessari per la rivalutazione anticipata delle pensioni. Questo intervento si è reso necessario per contrastare l’aumento dell’inflazione ed incrementare il potere d’acquisto dei pensionati.

Secondo le prime indiscrezioni, il provvedimento avrebbe dovuto interessare il secondo semestre del 2022, precisamente il periodo da luglio a dicembre. Grazie alle risorse economiche a disposizione, però, è stato possibile un anticipo, relativamente al solo quarto trimestre del 2022 (cioè da ottobre a dicembre).

Non sono mancate, tuttavia, numerose critiche alla misura, soprattutto perché si è deciso di escludere dagli aumenti alcuni trattamenti assistenziali, come gli Assegni di Invalidità e l’Assegno Sociale. Ma procediamo con ordine ed analizziamo il contenuto del provvedimento.

Leggi anche: “Aumento delle pensioni e della tredicesima, ecco tutta la verità“.

Aumento pensioni: a quanto ammontano gli importi?

Dal prossimo ottobre gli importi di molte pensioni aumenteranno. Ma di quanto? La rivalutazione degli assegni pensionistici avrà le seguenti cifre:

  • aumenti dello 0,2% a titolo di conguaglio, derivanti dalla differenza tra il tasso provvisorio accertato per il 2021 (1,7%) e quello definito (1,9%);
  • incremento del 2%, come anticipo della rivalutazione prevista nel 2023.

Di conseguenza, tutte le pensioni obbligatorie vedranno aumenti del 2,2% per i mesi di ottobre, novembre e dicembre 2022.

A partire dal 1° gennaio 2023, inoltre, troverà applicazione il tasso di inflazione dei 12 mesi antecedenti, che, attualmente, è pari allo 0,8%. Anche gli assegni pensionistici non interessati dagli aumenti, però, potranno usufruire di tale percentuale, per effetto della perequazione, che interviene ogni anno. All’importo delle pensioni, poi, deve essere sottratta la quota prevista a titolo di anticipo della rivalutazione, cioè il 2%.

Ricapitolando, dunque, a partire dal mese di ottobre:

  • le pensioni con un importo non superiore a 4 volte il trattamento minimo (cioè circa 2000 euro), saranno incrementate del 2,2%;
  • per gli assegni pensionistici compresi tra le 4 e le 5 volte il trattamento minimo (ossia circa 2500 euro), gli aumenti saranno pari all’1,98%;
  • le pensioni di importo superiore ai 2500 euro, saranno aumentate dell’1,65%.

Aumento pensioni: quali trattamenti riguarda?

Quali pensioni, dunque, saranno interessate dall’aumento di ottobre 2022? Nel dettaglio:

  • pensione di vecchiaia;
  • pensione anticipata (ex pensione di anzianità);
  • pensione ai superstiti;
  • pensione supplementare di vecchiaia.

Ci sono, tuttavia, dei trattamenti assistenziali che sono esclusi dalla misura, almeno fino a gennaio 2023. Essi sono:

  • pensione di invalidità civile;
  • pensione di inabilità;
  • Assegno sociale;
  • indennità di accompagnamento;
  • Assegno Ordinario di Invalidità (AOI);
  • indennità di frequenza;
  • indennità di comunicazione ai sordi;
  • pensione ai ciechi civili parziali.

In che modo si determina l’aumento?

Ovviamente, è molto complicato (praticamente impossibile) definire con precisione tutti gli aumenti per i singoli importi delle pensioni. Il calcolo dell’assegno pensionistico, infatti, viene fatto prendendo in considerazione tutti i contributi accumulati durante la carriera lavorativa ed altre variabili.

In generale, però, per avere idea del reale aumento, basta aggiungere all’importo percepito:

  • il 2,2%, se è fino a 2000 euro;
  • l’1,98%, se la cifra ammonta ad un massimo di 2550 euro;
  • l’1,65%, se l’importo è maggiore di 2550 euro.

Qualche esempio può aiutare a comprendere meglio. Mettiamo il caso che un pensionato percepisca un trattamento mensile netto di 1200 euro. Il calcolo da effettuare per scoprire l’aumento sarà il seguente: 1200 euro + 2,2% = 1.226,40 euro. L’incremento, quindi, sarà uguale a 26,40 euro al mese e a 79,20 euro totali (per 3 mesi).

Se, invece, l’importo della pensione è di 2400 euro: 2.400 euro + 1,98 = 2.447, 52. L’aumento sarà pari a 47,52 euro al mese e a 142,56 euro complessivi.

Infine, se la pensione è di 2800 euro: 2800 euro + 1,65% = 2.846,20. In quest’ipotesi, la maggiorazione sarà di 46,20 euro mensili e di 138,60 euro in totale.

Ma l’aumento sarà davvero vantaggioso?

Come si può notare dai calcoli appena effettuati, l’incremento degli assegni pensionistici non sarà esageratamente elevato o, almeno, non tanto quanto ci si aspettava.

Da qui, nasce il malcontento di un cospicuo numero di contribuenti. Se, infatti, l’obiettivo del Decreto Aiuti- bis è quello di porre rimedio alla crisi economica e di aumentare il potere d’acquisto dei pensionati, di certo 20 euro in più al mese sono oggettivamente pochi.

Vi è, infine, un ulteriore problema: molti trattamenti assistenziali non riceveranno l’aumento. Si tratta di una discriminazione molto grave. Ad esempio, per effetto della misura, l’Assegno Sociale sarebbe arrivato a ben 505 euro e la Pensione di Invalidità a 315 euro.

Per tale motivo, nei prossimi giorni, si attendono chiarimenti.

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