I dipendenti statali rischiano di dover attendere fino a 46 mesi per il versamento del TFR. Quali sono le cause di tale ritardo?
Molti lavoratori che hanno smesso di lavorare anni fa e sono andati in pensione, non hanno ancora ricevuto i soldi della liquidazione. L’INPS, infatti, è molto indietro con l’evasione delle pratiche.
Sono numerose le segnalazioni e le lamentele da parte dei dipendenti pubblici che aspettano, invano, l’erogazione delle rate del TFR. Di seguito, dunque, vi proponiamo delle testimonianze, a dimostrazione di quanto sia critica la situazione.
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Roberto Martinelli è un ex lavoratore del Ministero della Giustizia, in pensione dal 1° ottobre del 2018. Quattro anni, dunque, sono ormai trascorsi dal congedo e molte cose sono successe da allora. Tuttavia, dopo ben 46 mesi, Roberto non ha ancora visto neanche un centesimo del TFR che, legalmente, gli spetterebbe.
A nulla, per il momento, sono servite le quattro Pec inviate all’INPS e le due presso il Dipartimento della Giustizia, dove prestava servizio. La situazione, purtroppo, sembra saldamente in fase di stallo. La storia di Roberto, però, non è l’unica. I sindacati, infatti, hanno dichiarato che, bell’ultimo periodo, sono sopraffatti da richieste di aiuto da parte di ex dipendenti pubblici che sono in attesa del TFR.
Tra questi Ivana, pensionata dal 2019, che, dopo tre anni, non ha ancora ricevuto la liquidazione. Una sorte meno infausta, invece, è toccata a Salvatore, ex lavoratore del Ministero delle Infrastrutture, che ha ricevuto la prima rata del TFR dopo un anno, dopo vari solleciti e litigi con l’Ente previdenziale.
Marco Carlomagno, Segretario Generale di Fpl, fa luce su un problema che affligge, ormai, fin troppi cittadini. “Una dirigente scolastica nostra iscritta, attende la liquidazione ormai da 36 mesi. L’ultima che si sono inventati all’INPS è che prima di pagarla, la pensione deve diventare definitiva”.
Il caos generato dal mancato pagamento, dunque, sembra essere dovuto ad una caratteristica ben specifica delle pensioni dei dipendenti pubblici. Fino a quando non vengono ultimate tutte le pratiche ed i calcoli, infatti, essa è liquidata solo in “via provvisoria”.
L’INPS, dunque, deve attendere i fondi necessari per pagare le liquidazioni dei pensionati ma, allo stesso tempo, senza i pagamenti, la pensione non può diventare definitiva. Insomma, un circolo vizioso dal quale si spera di uscire quanto prima.
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Massimo Battaglia, Segretario Generale di Unsa- Confsal, invece, afferma che “per i dipendenti pubblici questi ritardi sono un danno economico enorme. Quando si lascia il lavoro, i soldi della liquidazione servono per trascorrere una vita serena, dopo decenni passati al servizio dello Stato. Oggi, con l’inflazione che corre, tardare il pagamento del TFR significa applicare una tassa iniqua e odiosa a carico dei lavoratori pubblici”.
La legge prevede dettagliatamente le regole per il versamento del TFR (il Trattamento di Fine Rapporto) e del TFS (il Trattamento di Fine Servizio), per i lavoratori statali. I primi 50 mila euro della liquidazione, dunque, vengono pagati dopo 12 mesi dalla decorrenza della pensione.
Successivamente è stabilita l’erogazione di una seconda rata, dopo un altro anno, di importo massimo sempre di 50 mila euro. Nel caso in cui ci sia ancora una quota residuale, allora il pagamento di quest’ultima avviene dopo ulteriori 12 mesi.
Il meccanismo appena spiegato, però, vale solo nel caso di pensione di vecchiaia, quella a cui si ha diritto al compimento dei 67 anni di età. Nell’ipotesi in cui, infatti, il dipendente statale opti per il pensionamento anticipato (ad esempio, attraverso Quota 100, Quota 102 oppure Opzione Donna), è costretto ad aspettare, obbligatoriamente, il compimento dei 68 anni di età, per avere la prima rata del TFR.
L’attuale sistema di ripartizione dell’erogazione delle tranche della liquidazione è stato introdotto 10 anni fa, per risanare i conti pubblici. Alle attese legali già così lunghe, però, si stanno sommando i ritardi dell’INPS, denunciati dai sindacati.
In un periodo si forte crisi economica come quello attuale, tale situazione inizia a diventare davvero insostenibile; la preoccupazione più diffusa, dunque, è che le rate tardive del TFR e del TFS possano venire svalutate dall’inflazione. Al momento, inoltre, sono aumentati anche i costi relativi all’anticipo della liquidazione. Il tasso di interesse, infatti, è arrivato già al 2%.
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