Che esistano nel mare dei pericoli lo sappiamo. Ma dei pesci velenosi nei nostri mari? Purtroppo ci sono, e i cambiamenti climatici non aiutano.
D’ora in avanti, quando facciamo una vacanza, dovremo stare più attenti. Il riscaldamento del Pianeta sta modificando gli equilibri e nuove specie animali proliferano anche da noi.
Durante questa estate particolarmente calda e “anomala” si sono verificati dei fenomeni molto strani. Ad esempio, in un articolo di luglio parlavamo dell’avvistamento di pesci trasparenti che avevano “invaso” alcune spiagge famose. Fortunatamente, queste specie sono innocue.
Oppure ricordiamo la comparsa della Caravella Portoghese, una specie di Meduse molto pericolosa per l’uomo. O ancora, dell’avanzata del Granchio Blu, un gigante (buono, ma solamente da mangiare) che sta invadendo le nostre acque. E che sta causando non pochi disagi.
Tutte queste “novità” non sono in realtà positive. Significa che gli equilibri climatici stanno cambiando. Che le specie animali si adattano e vanno a colonizzare aree geografiche nuove. E dunque fauna e flora locale sono compromesse. Di conseguenza, anche l’uomo ne risente. Sono segnali piccoli, ma che dovrebbero cominciare a farci riflettere sul serio.
Alcuni studi, tra l’altro, hanno messo in evidenza la corrispondenza tra malattie pandemiche e interazioni tra animali e uomo che fino a poco tempo fa non esistevano. Dunque, se un giorno andiamo al mare e vediamo una nuova specie di pesce, non si tratta propriamente di un evento piacevole. Magari da mostrare su Instagram o Facebook.
Infatti basti pensare, appunto, alla comparsa della Caravella Portoghese nei nostri Mari. La sua “puntura” può causare gravissimi danni e persino la morte. Oltre a questa specie, ne esistono altre quattro a cui dovremmo prestare attenzione. Ecco quali sono.
Oltre agli avvistamenti dei singoli bagnanti, esistono delle realtà accreditate che monitorano le nostre acque. Nel caso dei pesci velenosi parliamo ad esempio dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che ha collaborato anche con l’Istituto per le Risorse Biologiche e le Biotecnologie Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr Irbim).
Suddette realtà hanno creato una vera e propria campagna informativa, per far conoscere ai cittadini i pericoli che stanno comparendo nei nostri Mari. Infatti, come accennato poco sopra, a causa dei cambiamenti climatici potremmo trovarci di fronte a 4 specie di pesci molto pericolosi.
Parliamo del pesce coniglio striato, del pesce coniglio scuro, del pesce scorpione e del pesce palla maculato. Tutti e 4, in caso di incontro ravvicinato, rappresentano un alto rischi per la salute, e il loro veleno può portare alla morte lo sfortunato bagnante.
Il Pesce Scorpione lo si riconosce facilmente: grande, striato con venature marroni, bianche e color mattone, dalle grandi pinne e con una “cresta” di spine dalle quali inietta il veleno. In Sicilia questo pesce è stato avvistato molte volte. I suoi aculei son capaci di iniettare neurotossine che provocano “eritemi, nausea, vomito, convulsioni e difficoltà respiratorie“.
Nei casi più gravi, anche necrosi dei tessuti colpiti, ischemie ed edemi polmonari. E non è tutto, perché questa specie di pesce non ha nemici naturali e solo l’uomo può cacciarlo. Le zone dove prolifera sono minacciate in quanto a biodiversità. Per fortuna, è commestibile e anche molto buono da mangiare.
Per quanto riguarda il pesce palla maculato possiamo invece tirare un sospiro di sollievo. È velenoso solo se lo mangiamo. Il pesce coniglio, così come il pesce scorpione, è dotato di aculei molto velenosi, ragion per cui è meglio stargli alla larga. Sia lo striato che lo scuro sono però più difficili da distinguere, perché sembrano pesci “normali”. Sono però contraddistinti da spine velenose che si trovano nelle pinne pelviche, nelle pinne anali e nelle pinne dorsali, che possono causare molto dolore.
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