Il tema delle pensioni è al centro dei programmi dei partiti politici in vista delle elezioni del 25 settembre. Scopriamo i limiti delle proposte delle coalizioni.
I programmi sono stati resi pubblici, la campagna elettorale entra nel vivo e i cittadini possono riflettere sulle proposte.
All’interno dei programmi delle coalizioni ampio spazio è dedicato al capitolo delle pensioni. Da mesi si attende di capire quando e come andare in pensione nel 2023. Da mesi si cerca di sapere se l’alternativa al ritorno della Legge Fornero esiste veramente. A causa della pandemia e della guerra in Ucraina la tematica della riforma delle pensioni è stata trascurata. Poi la caduta del Governo ha comportato enormi passi indietro nel poco lavoro svolto. Ora in vista delle elezioni del 25 settembre le coalizioni hanno tirato fuori dal cilindro proposte varie sul sistema pensionistico del 2023. Di cosa si tratta? Sono valide alternative alla Legge Fornero o il peggior incubo per i lavoratori si avvererà?
Nei programmi elettorati emergono alcuni intenti comuni da parte delle coalizioni. Si sente molto parlare di Quota 41, di riferimenti all’uscita dal mondo del lavoro a 62/63 anni e della possibilità di rendere strutturale Ape Sociale e Opzione Donna. Gli intenti, soprattutto quello della flessibilità in uscita, presentano, però, dei limiti e delle mancanze. Lo afferma l’amministratrice del Comitato Opzione Donna social.
La prima problematica riguarda il limite di 63/63 anni che rischia di danneggiare i disoccupati di età superiore a 55 anni. Non riuscendo a reinserirsi nel mondo del lavoro rimarrebbero, infatti, senza trattamento pensionistico. Una mancanza importante, poi, riguarda la cumulabilità dei contributi versati in più casse. Tante donne non sarebbero in grado di accedere alla quiescenza pur avendo maturato i requisiti di accesso a Opzione Donna. Chi ha sottoscritto durante la vita lavorativa più contratti di collaborazione continuativa o a progetto non può sommare i contributi versati nella gestione separata a quelli ordinari per raggiungere il limite stabilito dalla Legge. Si tratta, dunque, di una situazione di svantaggio che dovrebbe essere risolta per equità previdenziale e per garantire a tante donne di avere una situazione economica soddisfacente.
Le proposte dei partiti sono ancora generiche, afferma Orietta Armilliato, ma l’attesa dei dettagli non è il solo problema. Si tratta di progetti realizzabili non nell’immediato ma nel corso dei 5 anni successivi all’insediamento del nuovo Governo. Inoltre si tratta di proposte che dovranno arrivare in Parlamento, attendere l’opposizione o il sostegno, l’emendamento, il voto e, infine, solo dopo questo lungo iter potranno diventare Legge. I cittadini avranno la possibilità di attendere tanto tempo?
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