La Riforma delle Pensioni è il tema più dibattuto della campagna elettorale. Quali sono i progetti dei principali partiti politici?
Quello che emerge dai programmi dei partiti è la volontà di una legge organica che regoli l’intero settore previdenziale.
Dopo la presentazione delle proposte, in vista delle elezioni del prossimo 25 settembre, si è infervorato il dibattito tra le varie fazioni. Le ragioni sono legate, soprattutto, alle Riforme in ambito pensionistico, che interessano la maggior parte dell’elettorato, giovani e anziani.
Al riguardo, la coalizione più propositiva e con le idee più chiare sembra essere quella di centrosinistra; si punta, infatti, sulla flessibilità in uscita, sui lavori usuranti e sulle pensioni dei giovani lavoratori. Segue il Movimento 5 Stelle, che propone il superamento della Legge Fornero. Il centrodestra, invece, insiste su Quota 41 e sul lavoro dei giovani, mentre l’alleanza Calenda- Renzi è quella meno interessata ad una vera e propria Riforma delle Pensioni.
Procediamo, dunque, all’analisi approfondita dei programmi di ciascuna compagine, con particolare attenzione alle misure proposte in materia previdenziale.
Per un ulteriore approfondimento: “Riforma pensioni: cosa cambia con le elezioni? I progetti dei partiti“.
Il 2023 sarà, finalmente, l’anno della tanto attesa Riforma delle Pensioni? Per avere una risposta al quesito bisognerà attendere l’esito delle elezioni del 25 settembre e l’insediamento del nuovo Esecutivo.
La Legge di Bilancio 2021 aveva soltanto previsto le proroghe di alcune forme sperimentali di flessibilità in uscita, come Quota 102, APE Sociale ed Opzione Donna. Per la fine di quest’anno, invece, si attendono provvedimenti più efficaci, in grado di offrire maggiori tutele e garanzie ai lavoratori. Non si esclude, però, che si continui sulla strada delle proroghe annuali, ma l’ultima parola spetterà al nuovo Governo.
La coalizione vincitrice, dunque, rispetterà i programmi della campagna elettorale?
La coalizione di centrodestra (formata da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati) ha inserito l’aumento delle pensioni minime, sociali e di invalidità all’interno del proprio programma. Inoltre, ha dichiarato di voler assicurare maggiore flessibilità in uscita, per incrementare il ricambio generazionale.
In relazione alle pensioni minime, il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, ha dichiarato di volerle innalzare a 1.000 euro al mese.
Più dettagliato, invece, è il progetto della Lega, che insiste sulla necessità di abolire la Riforma Fornero e di introdurre le seguenti modifiche:
Leggi anche: “Elezioni: l’aumento delle pensioni è al centro del programma elettorale di questa coalizione politica“.
La coalizione di centrosinistra, che comprende PD, Verdi, Sinistra Italiana, +Europa e Di Maio, è quella maggiormente interessata al tema delle pensioni. Il programma, infatti, abbraccia più temi. Nello specifico:
L’alleanza composta da Renzi e Calenda non punta sul settore pensionistico per fare breccia nei cuori degli elettori. Il programma, infatti, è maggiormente incentrato su proposte che consentano ai giovani di trovare lavoro più facilmente.
A tal fine, si dibatte anche su altri temi, come le disparità tra le pensioni degli autonomi e quelle dei lavoratori dipendenti e l’aumento della spesa pensionistica causato dall’invecchiamento della popolazione. Proprio in relazione a quest’ultimo aspetto, Renzi e Calenda suggeriscono politiche per la natalità e la famiglia.
Anche il Movimento 5 Stelle non ha inserito, nel proprio programma, un progetto di Riforma sistematico per il settore previdenziale. L’obiettivo primario della compagine politica, infatti, è quello di evitare il ritorno della Legge Fornero, attraverso l’ampliamento delle categorie dei lavori gravosi e usuranti e attraverso meccanismi di uscita flessibile dal lavoro.
Ci sono, inoltre, proposte ben dettagliate che riguardano specifiche categorie di lavoratori. In particolare:
Sebbene i leader candidati abbiano visioni ed ideologie molto diverse tra loro, dall’analisi dei programmi elettorali emerge una coesione sulla necessità di attuare, quanto prima, una Riforma delle Pensioni. L’obiettivo principale, infatti, è il potenziamento della flessibilità in uscita.
Mentre la coalizione di centrodestra propone nuovi strumenti di pensione anticipata (ad esempio, Quota 41), il centrosinistra punta più sulla riduzione dell’età pensionabile. Per questo motivo, le proposte presentate dal Partito Democratico sono molto simili a quelle volute dai Sindacati.
L’alleanza Calenda- Renzi ed il Movimento 5 Stelle, invece, si mostrano maggiormente interessati ai giovani, non solo per quanto riguarda l’aspetto previdenziale.
Senza dubbio, tutti i protagonisti della tornata elettorale concordano sulla necessità di rendere strutturali Opzione Donna e Ape Sociale. Grazie a questi due strumenti, infatti, le donne lavoratrici (dipendenti ed autonome) possono accedere alla pensione con 35 anni di contribuzione e 58 o 59 anni di età, se maturano i requisiti entro il 31 dicembre 2022; oppure, è possibile andare in pensione a 63 anni con 30 o 36 anni di contributi, se si è disoccupati, caregiver, disabili al 74% e se si svolgono lavori usuranti.
Bisogna, dunque, attendere gli esiti delle elezioni e capire se, con la Manovra 2023, si continuerà sulla scia delle proroghe annuali oppure se, finalmente, si procederà per una vera e propria riforma organica del sistema previdenziale.
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