Fatica mentale e stress: quante volte abbiamo pensato di essere “stanchi di testa”? Ebbene, non è indolenza, ma un problema serio che va tenuto sotto controllo.
Negli ultimi anni la tutela della salute mentale sta finalmente ricevendo le dovute attenzioni. Se per le malattie del corpo esistono soluzioni efficaci, per i malesseri mentali siamo ancora un po’ “indietro”. E non parliamo di patologie importanti, ma anche di “semplice” stress.
Diagnosticare una “stanchezza mentale”, com’è immaginabile, può risultare più difficile rispetto al trovare un valore nel sangue alterato. Perché la sintomatologia data da un qualsivoglia problema al cervello è così varia e soggettiva che diventa davvero complicato individuarne le cause. Anche per gli esperti.
Ancora peggio se, di sintomi, non v’è traccia, e il soggetto avverte “solamente” un disagio generalizzato. E non sa individuare di quale problema specifico si tratti. Lo stress, per come lo definiamo abitualmente, non è una malattia. Ma una risposta fisiologica ad alcuni eventi. Salute compromessa ma anche difficoltà quotidiane, traumi, lutti, problemi emotivi e tanto altro.
Se andiamo dal nostro medico e diciamo che siamo “stanchi e stressati” probabilmente ci consiglierà il riposo, o l’assunzione di qualche integratore alimentare. Perché eseguire visite specialistiche senza ulteriori “segnali” non è una pratica usuale. E comprensibilmente, aggiungiamo.
Invece un team di ricercatori ha scoperto qualcosa che potrà cambiare l’approccio alla stanchezza mentale. Sembra che nel cervello si accumulino sostanze tossiche in grado, poi, di compromettere alcune funzionalità. Vediamo nel dettaglio.
Un gruppo di ricercatori dell’Università della Salpêtrière di Parigi ha “calcolato” quante sostanze potenzialmente nocive si accumulano nel cervello in caso di stress. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Current Biology.
Utilizzando la spettroscopia di risonanza magnetica (Mrs), i ricercatori hanno monitorato l’attività del cervello durante eventi impegnativi e stressanti. I risultati? Sembra che nella corteccia prefrontale si accumuli una sostanza chiamata glutammato. La sostanza è responsabile del senso di fatica e sembra che tra le altre cose vada a compromettere anche l’equilibrio emotivo.
In sostanza, le conclusioni a cui sono arrivati gli scienziati vanno a confermare quello che “sappiamo già”. Anche senza tabelle scientifiche. Che quando siamo “stanchi di testa” è meglio non prendere decisioni affrettate. Che è meglio andare a riposarsi. Perché l’accumulo di sostanze chimiche nel cervello è “semplicemente” un messaggio che ci intima di fermarci un po’.
Le stesse parole degli autori dello studio, infatti, confermano quanto sopra convenuto: “Il lavoro cognitivo si traduce in una vera alterazione funzionale. Quindi la fatica sarebbe un segnale che ci fa smettere di lavorare per preservare l’integrità del funzionamento cerebrale. Non c’è modo di aggirare questa limitazione del nostro cervello. Consiglierei il vecchio rimedio: riposare e dormire. Ci sono molte prove, infatti, che indicano che il glutammato viene eliminato durante il sonno”.
Lo studio comunque ci fa capire che i meccanismi attuati dal nostro corpo per segnalarci un qualsiasi malessere non sono da sottovalutare.
(le informazioni presenti in questo articolo hanno esclusivamente scopo divulgativo e riguardano studi scientifici pubblicati su riviste mediche. Pertanto, non sostituiscono il consulto del medico o dello specialista, e non devono essere considerate per formulare trattamenti o diagnosi)
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