Il consumo di proteine “alternative” viene sponsorizzato come salutare. Ma all’uomo mangiare insetti fa male o bene? Ecco cosa ci dice uno studio in merito.
È da qualche anno che sentiamo parlare dei vantaggi che porterebbe il consumo di insetti. Non solo all’ambiente ma anche alla salute. Ma sarà davvero così? Ecco cosa emerge da uno studio.
L’esigenza di trovare alternative alla carne nasce soprattutto dall’impatto ambientale che hanno gli allevamenti di bestiame. L’alimentazione a base di insetti e vermi, in alcuni Paesi, è praticata da sempre. Mentre in altri l’entomofagia viene rifiutata per un tabù culturale. Attualmente, gli insetti vengono allevati esclusivamente per nutrire animali da allevamento o da compagnia. Ma da qualche tempo l’UE cerca di incentivare anche la produzione per il consumo umano.
Il concetto di “novel food”, ovvero alimenti digeribili e alternativi alla carne, è stato introdotto da un preciso Regolamento dell’Unione Europea, il 2015/2238, emesso dal Parlamento Europeo e dal Consiglio del 25 novembre 2015. Che poi è entrato in vigore nel 2018. Sono state individuate, tra i più di 1900 tipi di insetti commestibili, 4 specie che potrebbero presto diventare la nostra nuova alimentazione. Nello specifico, i vermi della farina, i grilli domestici, gli scarafaggi e le locuste.
In Italia non ci sono ancora aziende che hanno il permesso di allevare insetti per uso alimentare umano. In un nostro articolo parlammo proprio di una ditta che produce patatine e snack a base di larve e insetti. Che prende però la materia prima dalla Francia proprio per i motivi suddetti. Le patatine agli insetti sembra che siano molto buone e apprezzate, e chi le vuole assaggiare può acquistarle tranquillamente su internet.
Ma sui potenziali pericoli di questo tipo di alimentazione, sono mai stati sollevati dubbi? Da parte della UE pare di no, e nemmeno da parte della FAO, che già da anni afferma quanto segue: “Gli insetti sono alternative sane e nutrienti ai prodotti di base tradizionali come pollo, carne di maiale, manzo e persino pesce. Molti insetti sono ricchi di proteine e grassi buoni e ricchi di calcio, ferro e zinco. Gli insetti costituiscono già una parte tradizionale di molte diete regionali e nazionali.”
Vengono enfatizzati anche i vantaggi a livello di impatto ambientale. Allevare insetti ridurrebbe le emissioni di gas serra che invece sono altissime nel comparto dell’allevamento del bestiame. Soprattutto quello intensivo. Ma la domanda rimane: cosa comporterebbe per la salute umana un’alimentazione di massa di insetti e larve? Uno studio del 2019 ha provato a rispondere.
Un articolo del luglio 2019 pubblicato sulla rivista scientifica Plos One ci rivela cosa è emerso da uno studio. Lo scopo era quello di capire se gli insetti per il consumo umano potessero trasmettere malattie parassitarie.
Gli esperti hanno analizzato le specie di vermi e insetti più comunemente utilizzati e che dovrebbero entrare nell’alimentazione umana: grilli, scarafaggi, vermi della farina e cavallette. Ciò che è emerso, però, è abbastanza preoccupante.
Diversi tipi di “parassiti sono stati rilevati in 244 (81,33%) dei 300 (100%) allevamenti di insetti esaminati. In 206 (68,67%) dei casi, i parassiti identificati erano patogeni solo per gli insetti; in 106 (35,33%) casi, i parassiti erano potenzialmente parassitari per gli animali; e in 91 (30,33%) casi, i parassiti erano potenzialmente patogeni per l’uomo.”
Questi dati suggeriscono che i pericoli ci sono. E più che altro si pone l’accento sulla mancanza di regolamentazioni che dovrebbero imporre alle aziende allevatrici controlli di sicurezza, o trattamenti preventivi per l’eliminazione dei patogeni.
In sostanza, quello che avviene adesso negli allevamenti di bestiame. Si usano antibiotici per evitare che gli animali si ammalino. Antibiotici che, tra l’altro, possono finire nel nostro piatto. Il massiccio uso di antibiotici nel comparto veterinario, lo ricordiamo, è uno dei fattori che ha portato all’insorgenza dell’antibiotico resistenza.
Il rischio è dunque che i vantaggi di un’alimentazione a base di proteine “sane” vengano compromessi dall’utilizzo di trattamenti farmacologici. In alternativa, potremmo ammalarci con qualche patogeno veicolato dagli insetti. Forse la strada per arrivare ad una rivoluzione alimentare è ancora lunga. E soprattutto ancora colma di interrogativi.
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