Purtroppo sono più di 40 anni che in alcune zone del nostro territorio c’è acqua potabile inquinata. Ma arriva anche una speranza.
Alcune sostanze tossiche finiscono nelle acque e di conseguenza possono contaminare le reti idriche destinate alla popolazione. Purtroppo c’è un fenomeno che da anni desta preoccupazione. Parliamo di accumulo di PFAS.
Per PFAS si intende una miriade di sostanze tossiche, decine di migliaia per la precisione. Queste sostanze sono proibite, ma l’elenco è talmente vasto che nemmeno le Autorità mondiali hanno potuto inserirle tutte tra quelle vietate.
In un nostro articolo spieghiamo nel dettaglio cosa sono i PFAS e come fare a tutelarsi, almeno fino a che non verranno trovate soluzioni più efficaci. L’accumulo di queste sostanze chimiche, com’è intuibile, può causare danni gravi alla salute. E gli PFAS si trovano praticamente ovunque: nei vestiti, nelle tubature, nei contenitori per gli alimenti. Persino nei cosmetici e prodotti di make-up che usiamo tutti i giorni.
In questo articolo però ci soffermiamo su una particolare situazione verificatasi in Veneto, e che riguarda l’acqua del rubinetto.
Da quasi mezzo secolo, in Veneto, la situazione di contaminazione da PFAS è molto grave. Come sappiamo, questi tipi di sostanze non si degradano e quindi vanno ad accumularsi nell’ambiente. Alla fine, contaminano le falde acquifere e di conseguenza arrivano anche nelle nostre case.
Ad oggi, nella Regione Veneto si trovano quasi 200 chilometri quadrati di territorio contaminato. Si tratta di un’area che comprende una trentina di Comuni e in special modo coinvolge le provincie di Vicenza, Padova e Verona. L’inquinamento è dovuto soprattutto agli scarichi industriali perpetrati sin dagli anni ’70-’80, che hanno fatto accumulare le sostanze nocive.
Come possiamo ben immaginare, negli anni non sono stati fatti interventi significativi, anche perché le normative riguardanti li PFAS sono piuttosto recenti. Insomma, in passato era ancora più difficile impedire gli sversamenti. Il danno però è reale e concreto. E non riguarda solamente il veneto, anzi. Il problema è di rilievo nazionale e internazionale.
La cosa buona è che in questa Regione hanno affrontato il problema e hanno trovato una soluzione. Da poco è stata attivata una nuova centrale idrica. Offrirà ai cittadini acqua controllata, sicura e soprattutto senza PFAS. L’impianto si trova a Belfiore (Verona), vanta 6 pozzi e 18 chilometri di tubature che portano l’acqua nelle case.
Nel mentre, l’eliminazione del problema è tutt’altro che vicina. I Governi stanno cercando di aumentare il numero di sostanze proibite appartenenti agli PFAS. Ma intanto questo nuovo impianto idrico è attivo e le persone potranno bere e consumare finalmente un’acqua sana.
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