In molti si pongono la domanda sui reali benefici di un impianto fotovoltaico domestico prima di scegliere di installarlo. Soprattutto riguardo alle eccedenze.
Da quando sono aumentati i prezzi delle bollette di luce e gas in molti hanno scelto sull’energia solare per risparmiare ma anche per rispettare l’ambiente.
La tecnologia del fotovoltaico nel tempo ha fatto passi da gigante, anche se continua a esserci delle criticità. In un articolo recente abbiamo visto come i pannelli solari con troppa luce e 35 gradi non funzionano più. Di conseguenza, il rendimento è inferiore a quello prospettato.
Di recente sul Gazzettino c’è stata una polemica legata al prezzo pagato dai gestori ai privati per le cosiddette eccedenze. Si tratta della quantità di energia prodotta in più dall’impianto fotovoltaico e ceduta a un determinato prezzo. Sono escluse dal superplus energetico quella che verrà autoconsumata e quella scambiata sul posto.
La polemica era nata da un lettore della provincia di Pordenone, il signor Gianpiero Avoledo. A rispondere è l’amministratore della società Omiaenergy, specializzata nel settore fotovoltaico e nell’energia rinnovabile. La cessione a un determinato prezzo dell’eccedenza è un meccanismo comunque «oggetto di ricorsi è e sarà riservato solo a chi ha un fotovoltaico entrato in funzione negli anni 2007-2013 che beneficia del conto energia e agli impianti entrati in esercizio prima del 2010. Non si applica quindi agli impianti realizzati da poco o ancora da realizzare».
Anzi la legge recita che dal 1° febbraio 2022 e fino alla fine dell’anno si deve applicare un “meccanismo di compensazione a due vie sul prezzo dell’energia”. Si riferisce all’energia immessa nella rete da impianti con potenza superiore a 20kW alimentati non solo dall’energia solare ma anche da fonte idroelettrica, geotermica ed eolica. Impianti entrati in funzione prima di gennaio 2010.
A replicare alle parole dell’amministratore di Omniaenergy è sempre il signor Gianpiero Avoledo precisando che era possibile già dal 2005 avere un proprio impianto fotovoltaico e collegarlo alla rete elettrica nazionale. Dato l’alto costo era anche possibile richiedere un incentivo. Si trattava del cosiddetto conto energia che nel 2005 era pari a 0,50 per ogni chilowatt prodotta dall’impianto. L’incentivo valeva fino alla durata dell’impianto, quindi per circa 20 anni.
Poi al primo conto energia sono seguiti il secondo, il terzo, il quarto conto energia. Quest’ultimo, però il contributo scendeva a 0,272/Kw. Come spiega Avoledo «per un impianto medio/piccolo da 6 kW, la cui produzione media annuale ammonta a circa 7.000 kW, il puro contributo (indipendente da consumi) era quindi pari a circa 3.500 euro/anno per un periodo di 20 anni (nel 2005). Quindi 70.000 euro totali». Insomma, qualcuno ha ammortizzato le spese dell’impianto fotovoltaico dopo solo 10 anni.
Questi incentivi però sono finiti nel 2013. Da allora le eccedenze prodotte dall’impianto e cedute alla rete vengono compensate a pochi centesimi. Lo scambio sul posto invece, prevede che l’utente paghi la bolletta al prezzo di mercato per poi ottenere un rimborso pari al 70% circa della spesa sostenuta. Senza però considerare l’Iva e gli oneri aggiuntivi. Inoltre, il rimborso sarà erogato dopo circa un anno.
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