Le donne possono andare in pensione prima dei 60 anni approfittando di alcuni scivoli pensionistici ma accettando alcuni tagli sull’assegno.
Uscire prima dei 60 anni dal mondo del lavoro è possibile. Scopriamo le diverse opzioni attive per le lavoratrici.
Raggiungere l’età pensionabile è più facile per le donne rispetto agli uomini. Giornalmente le lavoratrici sono investite di più compiti che esulano dal solo impegno lavorativo. La casa, la cura dei figli, l’amministrazione e la gestione economica della famiglia, anche se gli uomini sono più collaborativi grazie ad un’evoluzione che ha coinvolto (in parte) anche gli italiani negli ultimi anni il maggior numero dei compiti spettano alle donne. È inutile negarlo, la mentalità maschilista è ancora molto presente nella nostra società e la presunta parità è molte volte solo un’illusione. Lo dimostra il dislivello salariare e la copertura dei ruoli considerati superiori unicamente ad appannaggio degli uomini. In questo contesto, però, si riconosce alle donne un diritto maggiore ad andare in pensione prima.
Il nostro ordinamento prevede l’uscita anticipata dal mondo del lavoro un anno prima per le donne rispetto agli uomini (41 anni e 10 mesi invece di 42 anni e 10 mesi di contributi). Il riferimento è solamente all’anzianità contributiva, in questo caso, e non a quella anagrafica. Raggiungere il requisito di accesso alla pensione anticipata è, però, più complicato per le lavoratrici considerando che la carriera potrebbe essere iniziata tardi o essere caratterizzata da parecchi vuoti. L’affermazione si basa su constatazioni statistiche come quella legata all’accesso a Quota 100 con 38 anni di contributi e 62 anni di età. La misura è stata numericamente più utile agli uomini che alle donne.
Una seconda flessibilità in uscita è concessa alle donne con invalidità. Si tratta della pensione agevolata che permette l’abbandono del mondo del lavoro a 56 anni. Possono accedervi le categorie protette ossia chi ha un’invalidità riconosciuta almeno dell’80% o chi è non vedente. Oltre al requisito anagrafico occorre soddisfare quello contributivo di 20 anni mentre per le lavoratrici non vedenti basterà raggiungere l’età di 51 anni.
Da ricordare, poi, la possibilità per le casalinghe di ottenere una pensione con l’iscrizione al Fondo Casalinghe e Casalinghi. Con 310 euro all’anno minimo di investimento si potrà ricevere una somma mensile di importo basso. Aumentando i versamenti mensili, invece, l’erogazione sarà più alta riuscendo in alcuni casi a raggiunge l’integrazione al minimo. La pensione verrà versata a partire dai 57 anni di età ma sarà necessario aver maturato almeno 5 anni di contributi. In più, l’assegno maturato dovrà essere pari a quello dell’assegno sociale maggiorato del 20% (in totale 561,72 euro per il 2022) se viene richiesto prima dei 65 anni.
Una opzione scelta da tante lavoratrici è Opzione Donna. La misura è dedicata alle donne che hanno raggiunto i requisiti di accesso – 58 anni (l’età anagrafica sale a 59 anni per le lavoratrici autonome) e 35 anni di contributi – entro il 31 dicembre 2021. Un’eventuale proroga della misura potrebbe allargare la platea delle beneficiari includendo tutte le lavoratrici che matureranno i requisiti entro il 31 dicembre 2022. Solo dopo la formazione del nuovo Governo sapremo se la proroga verrà concessa o meno.
Ricordiamo che uscire anticipatamente avrà, però, un costo. La lavoratrice dovrà accettare il calcolo dell’assegno pensionistico unicamente con il sistema contributivo. L’importo risulterà, così, notevolmente più basso.
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