Andare in pensione con 41 anni di contributi è la soluzione auspicabile o una follia? Scopriamo a quanto ammonterà l’assegno pensionistico.
Siamo pronti per valutare lo scivolo pensionistico con 41 anni di contributi e vedere come calcolare l’importo spettante.
La principale preoccupazione dei lavoratori prossimi alla pensione riguarda l’ammontare dell’assegno pensionistico. Sarà sufficiente per continuare a mantenere lo stile di vita abituale o richiederà diversi sacrifici? Il tema pensioni in Italia, in effetti, non è semplice da affrontare. Ci sono numerose variabili da considerare e, soprattutto, tanti dubbi sul futuro sistema di conteggio che verrà applicato. La Riforma delle Pensioni tanto attesa è in stand by almeno fino alle prossime elezioni del 25 settembre. Al momento i diversi partiti politici sciorinano promesse e disegnano quadri più o meno allettanti ma gli italiani non hanno ancora compreso quali progetti hanno delle fondamenta solide e quali sono solamente promesse da campagna elettorale. Salvini, ad esempio, propone Quota 41 per tutti – idea impossibile da realizzare sul piano economico – ma a quanto ammonta una pensione raggiunta con 41 anni di contributi?
Aver lavorato 41 anni significa poter scegliere tra diverse opzioni pensionistiche. Innanzitutto c’è la pensione di vecchiaia che si raggiunge con 20 anni di contributi e un’età anagrafica di 67 anni. Poi ci sono diversi scivoli che permettono l’uscita anticipata dal mondo del lavoro.
Quota 41 per i lavoratori precoci (che vantano 12 mesi di contributi prima del raggiungimento di 19 anni e appartengono ad una categoria dell’APE Sociale), l‘APE Sociale per caregiver, disoccupati, lavoratori di mansioni gravose e invalidi al 74% o più, Opzione Donna per le lavoratrici e la pensione anticipata ordinaria che permette di andare in pensione con 41 anni e dieci mesi di contributi per le donne e 42 anni e dieci mesi per gli uomini.
Il calcolo dell’assegno pensionistico non subirà decurtazioni uscendo dal mondo del lavoro con Quota 41. Per i lavoratori precoci, infatti, la somma verrà calcolata tenendo conto di tutti i contributi versati. Poniamo il caso di un lavoratore che ha iniziato a lavorare nel 1980 e ha 18 anni di contributi maturati prima del 1° gennaio 1996. Con uno stipendio di 1.500 euro riceverà una pensione di circa 1.150 euro netti al mese. Il sistema di calcolo è quello misto, retributivo fino al 31 dicembre 1995 e contributivo dopo questa data, poco vantaggioso per i cittadini.
Raggiungendo la pensione a 67 anni con 41 di contributi e ipotizzando una retribuzione mensile di 1.300 euro, l’assegno pensionistico sarà di 1.150 euro al mese. Alzando lo stipendio a 1.600 euro, la somma mensile sarà di 1.360 euro circa.
Le lavoratrici di 65 anni che hanno accesso alla pensione anticipata ordinaria potranno contare per uno stipendio di circa 1.600 euro su un assegno di circa 1.300 euro netti al mese. Aspettando il raggiungimento della pensione di vecchiaia, invece, l’assegno sarebbe di 1.500 euro.
Opzione Donna, infine, è una soluzione svantaggiosa perché l’uscita anticipata viene concessa a condizione che si accetti di utilizzare interamente il sistema di calcolo contributivo. Parliamo di una riduzione tra il 10 e il 30% rispetto a quanto si riceverebbe attendendo i 67 anni.
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