A quanto ammonta la pensione se il contribuente ha accumulato 39 anni di contribuzione? La scoperta vi lascerà a bocca aperta.
Il sistema previdenziale vigente prevede che la pensione di vecchiaia si può ottenere con 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi previdenziali.
Vi sono, tuttavia, una serie di strumenti che consentono di smettere di lavorare in anticipo; si pensi, ad esempio, a Quota 102, all’Ape Sociale, ad Opzione Donna, alla pensione anticipata ordinaria e a Quota 41, destinata ai lavoratori precoci e a coloro che svolgono lavori usuranti. Insomma, sempre più contribuenti scelgono di usufruire della possibilità di congedarsi anticipatamente.
Ci sono, poi, anche coloro che riescono ad accumulare fino a 39 anni di contributi. A quanto ammonterà la loro pensione? Quali sono le opzioni che hanno a disposizione per smettere di lavorare? Analizziamo tutti i dettagli, con degli esempi di calcolo che consentono di comprendere meglio la disciplina normativa.
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Quali metodi hanno a disposizione per andare in pensione i lavoratori che hanno maturato 39 anni di contributi?
Innanzitutto, si può accedere alla pensione di vecchiaia, se si possiedono anche 67 anni di età anagrafica. Ma la legge mette a disposizione anche tanti altri strumenti. Nel dettaglio:
Chi ha 39 anni di versamenti, invece, non ha diritto alla pensione anticipata ordinaria, perché c’è bisogno della maturazione di 42 anni e 10 mesi di contribuzione (se uomini) o di 41 anni e 10 mesi (se donne). È preclusa anche Quota 41, per i lavoratori precoci, perché non si raggiunge il requisito dei 41 anni di versamenti previdenziali.
Per le pensioni anticipate, inoltre, è opportuno valutare non solo gli anni di contributi, ma anche l’età anagrafica. Tali strumenti, infatti, possono comportare delle penalità sull’importo dell’assegno pensionistico spettante, rispetto a quanto accade con la pensione anticipata ordinaria.
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Quanto percepisce di pensione un lavoratore che ha 39 anni di contribuzione? La cifra totale dipende non solo dai versamenti, ma anche dall’età anagrafica, dalla retribuzione percepita e dal sistema di calcolo utilizzato.
Per esempio, un dipendente che ha 64 anni di età e percepisce una retribuzione annua lorda di 35 mila euro, attraverso il sistema di calcolo misto, avrebbe diritto ad una pensione lorda di circa 1.700 euro al mese (circa 1.400 euro netti).
Se si utilizza il metodo di calcolo contributivo, invece, il lavoratore percepirebbe un assegno lordo di 1.350 euro mensili.
Un ulteriore esempio può aiutare a comprendere meglio la questione. Pensiamo ad un dipendente di 67 anni, con 39 anni di versamenti previdenziali e una retribuzione annua di 25 mila euro. Egli avrà diritto, sicuramente, alla pensione di vecchiaia ma non a quella anticipata ordinaria. Inoltre, sulla base dello stipendio, avrà diritto ad un assegno pensionistico netto di circa 1.100 euro al mese.
Nel caso, invece, di una retribuzione annua lorda di 30 mila euro (circa 1.600 euro netti mensili), l’importo della pensione netta salirebbe a circa 1.300 euro al mese.
Infine, a fronte di una retribuzione annua lorda di 20 mila euro (circa 1.100 euro netti al mese), l’importo dell’assegno sarebbe molto più basso, di circa 900 euro al mese.
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