L’importo dell’assegno pensionistico varia in base all’età anagrafica del lavoratore in uscita dal mondo del lavoro e al numero di contributi versati.
Il lavoratore che ha accumulato 21 anni di contributi quale ammontare dell’importo pensionistico può aspettarsi?
Il sistema pensionistico italiano si base su due elementi principali per calcolare l’importo dell’assegno pensionistico. Variabili determinanti nel conteggio sono l’età anagrafica del richiedente e il numero di contributi maturati. I lavoratori hanno la possibilità di scegliere lo scivolo verso la pensione in base ai requisiti soddisfatti. Attualmente tra le misure attive citiamo la pensione anticipata ordinaria, l’APE Sociale, la pensione di vecchiaia, Opzione Donne, Quota 102, Quota 41. Tante diverse opportunità ma solo una è concessa a chi ha maturato 21 anni di contributi ossia la pensione di vecchiaia. Basti pensare che volendo uscire dal mondo del lavoro anticipatamente in modo ordinario sono necessari il doppio dei contributi (42 anni e 10 mesi per Quota 41) o che per accedere all’APE Sociale ne servono tra i 30 e i 36.
Una sola possibilità, dunque, nemmeno tanto vantaggiosa in termini economici. Ventuno anni di contributi, infatti, sono pochi per sperare di contare su un ricco assegno.
Per accedere alla pensione di vecchiaia occorre raggiungere i 67 anni di età e aver maturato minimo 20 anni di contributi. Di conseguenza, il lavoratore prossimo alla pensione avrà iniziato a versare i contributi prima del 1° gennaio 1996 rientrando nel calcolo retributivo. Questo risulta più vantaggioso rispetto a quello contributivo dato che prende in considerazione le retribuzioni percepite dal lavoratore negli anni immediatamente precedenti all’inoltro della domanda di pensionamento.
Per calcolare l’importo dell’assegno si terrà conto della media delle retribuzioni e della quota di importo annuo con aliquota del 2%. Ciò significa che con 21 anni di contributi è riconosciuto il 42% della retribuzione pensionabile. Ipotizzando un reddito annuo di 20 mila euro, dunque, al lavoratore spetteranno 8 mila euro lordi all’anno di pensione ossia 615 euro lordi al mese. Salendo a 30 mila euro, la pensione annua sarà di 12 mila euro con importo mensile di 923 euro lordi.
Le cifre sono ancora più basse per i lavoratori i cui 21 anni di contributi sono calcolati unicamente con sistema contributivo. Questo sistema, infatti, tiene conto dell’età anagrafica, del numero dei contributi e del coefficiente di trasformazione (5,575%) per calcolare l’importo dell’assegno.
Il nostro neo pensionato con 21 anni di contributi e 30 mila euro di retribuzione annua lorda, dunque, dovrà conteggiare che il 33% dello stipendio finisce nel montante contributivo (9.900 euro all’anno per un totale di 207.900 euro) e calcolarvi il coefficiente di trasformazione. Si otterrà, così, 11.590 euro come risultato che corrisponde alla pensione annua (890 euro lordi al mese).
L’ultimo sistema di calcolo è quello misto per chi ha versato i 21 anni di contributi a cavallo tra 1995 e 1996. Per la quota dei contributi maturati entro il 31 dicembre 1995 occorrerà considerare il 20% della retribuzione pensionabile. Su 30 mila euro si tratta di 6 mila euro lordi all’anno. Per la quota calcolata con sistema contributivo, invece, sarà necessario considerare il montante contributivo di 9.900 euro e moltiplicarlo per gli anni di contributi dal 1996 (poniamo il caso che siano 11) per poi applicare il coefficiente 5,575% sul risultato.
Si otterrà 6.071 euro, somma da aggiungere ai 6 mila euro precedentemente ottenuti. Il totale, 12.071 euro, rappresenta la pensione annua lorda percepita ossia 928 euro al mese lordi.
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