L’indennità di accompagnamento è un sostegno economico erogato dall’INPS se i richiedenti rispettano determinati requisiti.
È una misura diretta a coloro che soffrono di patologie invalidanti al 100% e poiché non riescono a compiere i più normali atti di vita quotidiana hanno bisogno di assistenza continua.
L’Indennità è riconosciuta solo se l’interessato invia una domanda all’INPS, ma dopo il riconoscimento della non autosufficienza da parte di una commissione medica dell’ASL. Forse sono pochi quelli che sanno che l’indennità di accompagnamento copre anche alcune malattie che colpiscono lo stomaco.
L’indennità di accompagnamento è erogata dall’INPS ma l’importo non è fisso. Infatti, questo può variare anche per la rivalutazione che a gennaio di ogni anno comporta l’aumento dell’indennità. Ad esempio, a gennaio 2023 l’accompagnamento potrebbe aumentare di 42 euro.
Attualmente, per il 2022 l’indennità è pari a 525,17 euro al mese per 12 mesi. L’importo non dipende dal reddito e la misura, ovviamente, non è reversibile.
Attenzione però, perché l’indennità può essere interrotta qualora il beneficiario sia ricoverato in una struttura ospedaliera per un lungo periodo. Per questo motivo, ogni anno entro il 31 marzo il beneficiario dovrà dichiarare di non essere ricoverato in una struttura.
A causa dell’enorme mole di lavoro (anche arretrato) può capitare che l’INPS non rispetti i tempi della prima erogazione (di solito entro 30 giorni) dopo la presentazione della domanda. Per questo motivo ai beneficiari spettano gli arretrati.
Se questi non sono corrisposti bisogna richiederli entro 5 anni dalla data di presentazione della domanda per l’indennità di accompagnamento. Superato questo termine gli arretrati cadono in prescrizione, come spiega l’INPS nel messaggio numero 220 del 4 gennaio 2013.
Nel caso in cui ci si accorge che gli arretrati non sono stati erogati è necessario accedere al sito web dell’INPS utilizzando le credenziali SPID oppure CIE (Carta di identità elettronica). Basterà allegare un certificato medico redatto dal proprio medico di base oppure da quello della commissione medica dell’ASL.
Poiché l’INPS ha già tutta la documentazione che certifica lo stato di non autosufficienza, la domanda per gli arretrati serve più per sollecitare l’ente di previdenza sociale al rimborso delle somme spettanti. Infatti, non è neanche necessario presentare il modello AP70 utilizzato, invece, per richiedere gli arretrati della pensione di invalidità.
Inoltre, anche in questo caso è possibile rivolgersi ai CAF oppure ai patronati per farsi aiutare nella procedura.
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