Se si percepisce l’Assegno ordinario, al compimento dei 67 anni la prestazione si trasforma in pensione di vecchiaia. Quali conseguenze per l’importo?
Nel momento in cui il beneficiario dell’Assegno ordinario compie 67 anni di età, la misura diventa, automaticamente, pensione di vecchiaia. L’importo, però può subire delle variazioni.
L’Assegno ordinario di invalidità spetta agli individui che hanno un’invalidità dalla quale deriva la riduzione della capacità lavorativa di almeno 2/3 e che possiedono almeno 5 anni di contribuzione, dei quali 3 nell’ultimo quinquennio.
Ma in che modo cambia l’ammontare dell’Assegno al momento del passaggio alla pensione di vecchiaia? Quest’operazione comporta degli svantaggi per il titolare della pensione? Analizziamo la disciplina e scopriamo in che modo avviene il calcolo.
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Hanno diritto all’Assegno ordinario di invalidità i seguenti soggetti:
La prestazione, dunque, non spetta ai dipendenti pubblici, per i quali la legge stabilisce diversi trattamenti previdenziali.
È, inoltre, obbligatorio il possesso di ulteriori requisiti. In particolare:
L’erogazione dell’Assegno ordinario di invalidità parte dal primo giorno del mese successivo a quello di presentazione della domanda. Rimane in vigore per tre anni. Prima dello scadere di tale termine, il beneficiario può chiedere il rinnovo. Dopo 3 rinnovi consecutivi, inoltre, l’Assegno ordinario viene riconfermato automaticamente. L’INPS, tuttavia, può fissare una visita di revisione.
Infine, i percettori dell’Assegno possono continuare a svolgere un’attività lavorativa. Nel momento in cui il lavoratore compie 67 anni di età, la prestazione si trasforma in pensione di vecchiaia.
Le prestazioni economiche vengono calcolate in base a due parametri:
Proprio per questo motivo, l’importo dell’Assegno ordinario e quello della pensione di vecchiaia non sempre coincidono.
Per la determinazione della cifra della pensione di vecchiaia, si considera, in relazione alla quota contributiva dell’assegno spettante, il coefficiente di trasformazione legato all’età anagrafica, cioè 67 anni.
La quota retributiva della pensione di vecchiaia, invece, si riferisce agli ultimi 5- 10 anni di retribuzione e può variare. Ovviamente, gli eventuali cambiamenti si avranno solo se, nel tempo, la retribuzione è aumentata.
Infine, bisogna valutare anche un altro elemento, cioè i contributi che sono stati accreditati dopo l’ultimo versamento dell’Assegno ordinario. Perché se l’età contributiva è elevata, l’importo della pensione di vecchiaia sarà maggiore rispetto a quello dell’Assegno di invalidità.
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In ogni caso, i beneficiari dell’Assegno ordinario di invalidità che si ritrovano nel passaggio alla pensione di vecchiaia hanno diritto ad un trattamento più vantaggioso. Possono, infatti, scegliere tra le due prestazioni quella che è economicamente più favorevole.
A volte può succedere che la cifra dell’Assegno ordinario sia maggiore rispetto a quella della pensione; questo avviene se, ad esempio, nell’ultimo periodo lavorativo la retribuzione diminuisce.
Per quanto riguarda la pensione di inabilità, invece, le regole sono differenti. In quest’ipotesi, infatti, il passaggio alla pensione di vecchiaia non è automatico. L’interessato, dunque, è tenuto a presentare richiesta all’INPS, che valuta il possesso di tutti i requisiti.
Il beneficiario, però, dopo aver conosciuto l’importo spettante, può decidere se continuare con la trasformazione oppure no.
Bisogna, inoltre, evidenziare che, a differenza di quanto avviene con l’Assegno ordinario, nel passaggio tra pensione di inabilità e pensione di vecchiaia, non si calcolano i contributi figurativi.
È necessario chiarire che il passaggio dall’Assegno ordinario (o dalla pensione di inabilità) alla pensione, può avvenire solo per quella di vecchiaia e non anche per quella anticipata. Questo vuol dire che, se il lavoratore matura i 42 anni e 10 mesi (41 anni e 10 mesi per le donne), non può chiedere il passaggio alla pensione anticipata.
L’unica eccezione riguarda i lavoratori dipendenti del settore privato, che possono richiedere la trasformazione in pensione anticipata al raggiungimento dei 61 anni di età, se uomini, o dei 56 anni, se donne. È necessario, però, che possiedano una percentuale di invalidità di almeno l’80%.
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