Probabilmente tutti ci siamo chiesti se l’Olio di Oliva va a male. Alcuni alimenti, infatti, sono considerati quasi “eterni”.
Esistono dei cibi e dei condimenti in cucina che teniamo come scorta. Tra questi c’è sicuramente qualche bottiglia di buon Olio di Oliva. Extravergine, magari. Ma quanto può durare una bottiglia? La risposta non è scontata e in più c’è il rischio frode.
Sappiamo che su alcuni alimenti possiamo contare su una scadenza praticamente illimitata. Pensiamo allo zucchero e al sale, ad esempio, usati appunto anche come conservanti. Ma anche al miele e persino al Riso. Su quest’ultimo abbiamo realizzato un articolo più approfondito, che parla proprio di come possiamo conservarlo anche “per trent’anni”.
Anche sull’Olio potremmo avere l’idea che duri in eterno, o quasi. In realtà esiste la data di scadenza anche per questo prezioso e sano condimento. Possiamo imparare a riconoscerla, anche senza guardare l’etichetta. Ma soprattutto possiamo anche difenderci dalle frodi alimentari. Che purtroppo sono molto più frequenti di quanto immaginiamo.
L‘Olio Evo è uno di quei condimenti-alimenti immancabili in ogni casa. La Dieta Mediterranea ci insegna che questo prezioso estratto fa molto bene alla salute, oltre al fatto che è anche buonissimo. Difficilmente chi acquista l’Olio non lo usa, ma può capitare che abbiamo comprato delle bottiglie in offerta, e che ne siano rimaste diverse in dispensa.
Dobbiamo saper controllare se è ancora buono, perché anche l’Olio scade, sebbene siamo portati a pensare che duri quasi in eterno. Per verificare se il nostro Olio è ancora utilizzabile possiamo guardare la data impressa in etichetta.
Oppure calcolare 18 mesi a partire da quando è stato estratto. È questo il limite “massimo” di durata ottimale dell’Olio. L‘informazione può essere utile se abbiamo acquistato, ad esempio, dell’Olio direttamente da un produttore agricolo, che non etichetta i prodotti come quelli industriali.
Ma l’Olio può “andare a male” anche se mal conservato. Infatti le bottiglie devono essere tenute in un luogo al riparo dalla luce e dall’umidità. Se non abbiamo potuto garantire un’ottima conservazione, dobbiamo passare all’assaggio per capire se il nostro olio è ancora buono.
Innanzitutto valutiamo il colore. Versiamo un po’ d’olio in un recipiente. Deve risultare di colore verde brillante, in varie sfumature che passano dal giallo al verde smeraldo, ma comunque deve essere “dorato”.
Se notiamo un colore tendente all’ambra o al marroncino è molto probabile che l’Olio non sia più buono. Idem se all’odore risulta subito acidulo. Meglio non usarlo più per condire i nostri piatti. Per non sprecarlo, possiamo sfruttarlo per ungere porte e finestre che cigolano, o per trattare il legno dei mobili.
Oltre alle indicazioni di cui sopra dobbiamo sapere che purtroppo esistono molte bottiglie di olio “fasullo”. Chi opera nelle frodi alimentari spesso vende i prodotti contraffatti in bottiglie molto curate esteticamente. A volte anche a prezzi esorbitanti. Dunque non è detto che il prezzo che abbiamo pagato sia indice di alta qualità.
Possiamo capire se siamo di fronte ad un Olio contraffatto eseguendo alcune azioni simili a quelle di cui sopra. Analizziamo il colore, che come detto deve essere brillante. Purtroppo però chi falsifica il prodotto usa coloranti chimici e può risultare difficile.
Il sapore, però, non mente, così come l’odore. Basta fidarci del nostro olfatto e del nostro intuito. Se appena aperto il tappo arriva un odore sgradevole è molto probabile che siamo di fronte a una frode, anche se la data di scadenza è lontana. Assaggiandolo potremmo provare “fastidio” alla lingua e non avvertire il tipico sapore di un buon Olio: dolce o “pizzichino” ma tendente sempre al fruttato, erboso o pepato.
In questo caso meglio tornare al negozio dove è stato acquistato, presentare un reclamo e cercare di ottenere un rimborso. Per evitare di incorrere in frodi alimentari è anche opportuno scegliere bene i prodotti. Basta guardare alle certificazioni impresse in etichetta e leggere attentamente la provenienza della materia prima, nonché dove si trova lo stabilimento che l’ha lavorata.
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