Il 2022 è l’anno degli aumenti dei prezzi delle bollette, dei generi alimentari ma anche del canone delle case in affitto. Ecco il motivo.
Ormai sono 9 mesi che gli italiani stanno affrontando varie difficoltà economiche senza vedere via d’uscita. Anzi la situazione diventerà più difficile considerando l’aumento delle bollette di luce e gas.
Le difficoltà economiche investano ogni campo della vita degli italiani. Quindi non solo le utenze, ma anche i generi alimentari e il canone locazione affitti. Questo perché è aumentato notevolmente. Ecco i dettagli.
Di solito, i proprietari di case in affitto durante la durata di questo non dovrebbero chiedere un aumento del canone all’inquilino. L’unica possibilità è per l’adeguamento all’inflazione secondo i dati ISTAT. Però per comunicare l’aumento il proprietario dell’immobile deve avvisare l’inquilino tramite raccomandata con avviso di ricevuta.
Però per far valere l’adeguamento in base ai dati ISTAT deve essere aggiunta una clausola nel contratto di locazione. Considerando l’attuale tasso di inflazione molto probabile aumenteranno anche i prezzi dell’affitto. Questo potrà essere fino al 100% della variazione ISTAT nel caso di contratti di affitto a canone libero.
Invece, per quelli a canone concordato l’aumento potrà essere del 75%. Le case in affitto con cedolare secca non sono interessate all’aumento dei prezzi secondo l’adeguamento ISTAT.
Come abbiamo visto esistono diverse forme di contratto d’affitto. Il contratto a canone libero ha una durata minima di 4 anni. Durata stabilita dalla legge che si rinnova in automatico per altri 4 anni alle medesime condizioni.
A questo punto entrambi le parti possono decidere di rinunciare a un ulteriore rinnovo oppure di rivedere i termini del contratto. L’importante è che per entrambe le decisioni devono essere comunicate con un preavviso di almeno 6 mesi.
L’affitto nel contratto a canone concordato non è deciso dal proprietario ma è comprese all’interno di un range fissato dall’accordo territoriale di riferimento del proprio Comune. Inoltre, consente sia al proprietario sia all’inquilino di accedere a diverse agevolazioni fiscali.
In questo caso, la durata di questo tipo di affitto è di 3 anni, più altri 2 rinnovati automaticamente. Almeno che uno delle due parti firmatarie del contratto non comunichi disdetta con un preavviso di almeno 6 mesi.
Infine, il contratto di affitto con cedolare secca prevede una tassazione del 21% con una durata di 4 anni più altri 4; 3 anni più altri 2; da 1 mese a 18 mesi massimo. In quest’ultimo caso si tratta di un contratto transitorio.
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