Andare in pensione con Quota 92 significa uscire dal mondo del lavoro a 62 anni di età con 30 anni di contributi. La proposta parte da Delrio e sembrerebbe essere dalla parte dei giovani.
L’ex Ministro Graziano Delrio ha avanzato una proposta di pensionamento che vale la pena approfondire.
Una tematica che il nuovo esecutivo dovrà affrontare il prima possibile è quella delle pensioni. I lavoratori sono in attesa di conoscere le modalità di pensionamento previste nel 2023 e sperano ardentemente che la Legge Fornero non sia un’alternativa valida. Opzione Donne sarà rinnovata? E l’Ape Sociale continuerà ad esistere nell’anno nuovo? Tante domande senza risposta con Quota 102 prossima alla scadenza e una pensione di vecchiaia confermata fino al 2024 raggiungibile a 67 anni di età e con minimo 20 anni di contributi. I tempi per ideare un intervento strutturale sono molto stretti. Ci sono tempistiche tecniche di cui tener conto per la formazione del nuovo Governo. Sarà difficile, dunque, per il centrodestra riuscire a redigere la Legge di Bilancio 2023 in un paio di mesi occupandosi anche delle altre importanti questioni (povertà, Rdc, inflazione, caro-bollette, pensioni…). Insomma, chi ha qualche idea efficace e dalla parte dei lavoratori la esponga pure. Ritorna così alla mente la proposta di Graziano Delrio, Quota 92.
Serve flessibilità nel sistema previdenziale e una struttura che non penalizzi troppo economicamente chi esce prima dal mondo del lavoro. I lavoratori chiedono maggior attenzione al problema e più tutele. La proposta di Delrio si chiama Quota 92 e prevede l’uscita dal mondo del lavoro a 62 anni con 30 di contributi. Condizione necessaria è accettare la suddivisione della pensione in due quote. Una calcolata unicamente con sistema contributivo e la seconda con sistema retributivo (una volta raggiunti i 67 anni).
L’età anagrafica prevista accontenterebbe sia i sindacati che i lavoratori. Inoltre i 30 anni di contributi sono un compromesso accettabile, più delle condizioni di Quota 100 e dell’Ape Sociale. La misura coinvolgerebbe una platea di cittadini più ampia e potrebbe favorire il ricambio generazionale sul lavoro. Aumentando l’età pensionabile, infatti, si rischia un blocco dell’Italia con i giovani in difficoltà a diventare autonomi.
Se Quota 92 andasse in porto a godere dei maggiori vantaggi sarebbero i lavoratori addetti a mansioni gravose. In riferimento a determinate occupazioni, infatti, diventa difficile riuscire a portare avanti i propri compiti fino ai 67 anni. Si metterebbe a rischio la salute fisica e mentale. L’uscita a 62 anni sarebbe perfetta così come per le donne e gli addetti ai lavori usuranti. Infine, come accennato, Quota 92 sarebbe un’occasione per i giovani per entrare prima nel mondo del lavoro.
Lo svantaggio principale, però, sarebbe sul piano economico. Si dovrebbero mettere in conto penalizzazioni del 3% per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni. Si tratterebbe, dunque, di una decurtazione massima del 15% dato che l’anticipo massimo sarebbe di 5 anni.
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