Le imprese italiane stanno compiendo una vera e propria battaglia senza quartiere per arginare le amare conseguenze del caro energia.
Vi sono realtà del nostro Paese che stanno escogitando soluzioni e varianti alternative. Ingegno per fronteggiare la crisi.
In Puglia il momento non è facile. Le stalle sono a rischio chiusura e la produzione casearia è in bilico. Il rincaro delle imposte energetiche e la crescita della spesa per i mangimi seguita al conflitto in Ucraina mette il freno alla Puglia per quanto riguarda i processi produttivi dei latticini con tutti i rischi del caso, ossia un ripiegamento sul cibo sintetico.
Stando a Coldiretti, schierata a tutela delle imprese lattiero casearie pugliesi, vi sarebbero giganteschi interessi economici e speculativi pronti a minacciare l’agricoltura nostrana, la salute dei compratori e la biodiversità terrestri.
Nel giro di un triennio (2019-2022) in Puglia hanno dovuto chiudere circa 266 stalle. Dapprima la crisi pandemica, a seguire il conflitto, hanno messo a repentaglio l’equilibrio della rete zootecnica.
La Coldiretti parla chiaro e senza mezzi termini:
Quasi una stalla su dieci (8%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività per l’esplosione dei costi con rischi per l’economia e l’occupazione, ma anche per l’ambiente e il patrimonio enogastronomico regionale.
Nella regione attualmente sono registrate all’incirca 2mila stalle che danno garanzia di un processo produttivo dalla portata di 108mila tonnellate di latte per una stima superiore ai 130 milioni di euro e alle 40mila tonnellate di formaggi.
Cifre che sostengono la filiera produttiva lattiero-casearia pugliese e che offrono occupazione a 6mila persone fra dipendenti diretti e prodotto.
Per quel che concerne il rincaro energetico, la Coldiretti afferma come l’agroalimentare regionale assorba una percentuale pari al 10,3% dei 5,578 milioni di tonnellate corrispondenti di petrolio (Mtep) annui dei consumi complessivi.
L’esito è un tracollo della stima aggiunta che in diversi settori rasenta i 100mila euro a società, ciò varrebbe a dire che 1 allevamento su 10 è seriamente in pericolo di fallimento. Sempre l’ente dei coltivatori, per concludere, ha notificato anche come la decisa accelerata delle spese per le imprese agricole continui nel costante aumento in bolletta (+ 220%) e nel rischio fallimento per oltre 20mila società agricole.
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