La FED, la banca centrale degli Stati Uniti, continua la sua corsa contro il tempo per fermare l’inflazione, mentre i BTP hanno “problemi”.
L’inflazione ha raggiunto livelli inaccettabili in tutto il mondo. Però la FED sembra non farci caso tanto che da sola ha deciso un nuovo rialzo dei tassi.
Di contro, Christine Lagarde presidente della BCE, la banca centrale europea, invita gli Stati Uniti a collaborare per evitare la recessione di alcuni paesi dell’Europa, l’Italia per prima. Anche perché i dubbi sui BTP e il debito pubblico non sono svaniti.
Ad aiutare al “calo” dei titoli di Stato italiano non ha certo aiutato l’avvertimento di Moody’s che, come si ricorderà, potrebbe abbassare il rating dell’Italia qualora le riforme non dovessero attuarsi.
Durante il meeting del Fondo monetario internazionale la presidente del BCE lancia un appello di cooperazione tra le banche centrali. «Per capire quali saranno le ricadute, quali le ripercussioni, che impatto abbiamo gli uni sugli altri e quali ramificazioni ci saranno» afferma.
Ma come si diceva la FED continua per la sua strada. Anzi, dai verbali della riunione del 20 e del 21 settembre 2022, emerge la volontà di alzare i tassi anche per il mese di novembre e dicembre. Il tutto per riportare i prezzi al 2%.
Però, secondo Lagarde, la banca americana ha dimenticando che ciò che succede nel mercato finanziario italiano ha una conseguenza anche nei mercati monetari delle altre nazioni. Una sorta di effetto domino: cade una tessera e pian piano cadono tutte.
Quindi, lancia un messaggio al presidente della FED Jay Powell in cui afferma che rialzi da tre quarti di punto potrebbero portare a una recessione. D’altra parte, potrebbe essere necessario per evitare che la corsa del dollaro aumenti l’inflazione. Ricordiamo che l’euro nei giorni scorsi era sotto la parità e valeva 0,969 dollari.
Tra l’altro, anche l’intenzione di alzare i tassi energetici ha avuto una ripercussione sui mercati. Infatti, giovedì 13 ottobre i BTP sfiorano il 4,90% e lo spread BTP/BUND è arrivato a quasi 250, prima di chiudere a 241. Inoltre, nella stessa giornata l’Italia per vendere i 6 miliardi di BOT annuali ha pagato 2,532%. Un rendimento aumentato di 44 centesimi in poche settimane che non si vedeva da agosto 2012.
Nella prossima riunione del 27 ottobre, la BCE deciderà non solo se rialzare i prezzi. Ma avrà anche un altro argomento su cui decidere: il ritiro del quantitative easing di Draghi con gli oltre 4.900 miliardi di debito (attualmente “congelati”). Titoli che poi saranno immessi sul mercato.
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