Il conto corrente è uno strumento bancario di primaria importanza per la gestione del denaro ed è utile ad amministrare i propri risparmi, ma anche ad organizzare e controllare le proprie entrate ed uscite. Occhio però ai controlli del Fisco.
Tutti conosciamo e abbiamo sentito parlare del conto corrente bancario, ovvero uno strumento per la gestione del denaro identificato dalle coordinate IBAN, che consentono al suo titolare di gestirlo con facilità.
In particolare il conto corrente cointestato ha una grande comodità: si tratta di un conto intestato a due o più soggetti e dunque con la caratteristica per cui alla data di apertura, se si opta per questa possibilità, gli interessati – futuri cointestatari – debbono presentare i propri documenti ovvero carta d’identità e codice fiscale.
Oggi in molti hanno un conto corrente cointestato perché alle coppie ed alle famiglie semplifica la vita. Ma non bisogna tuttavia dimenticare che nell’ultimo periodo i controlli del Fisco sono diventati più attenti e mirati, anche in virtù dell’uso una innovativa tecnologia informatica e di programmi specifici, che hanno la peculiarità di saper incrociare spese e entrate economiche.
Ecco perché il Fisco oggi può controllare agevolmente i conti correnti cointestati per scoprire eventuali irregolarità: in queste circostanze, come tutelarsi? Vediamolo di seguito.
In effetti i vantaggi del conto corrente cointestato non sono pochi: tra gli altri, ogni operazione potrà essere effettuata senza una delega ad hoc, ciascun intestatario ha un suo bancomat e un differente carnet assegni e potrà ricevere o far partire bonifici e pagamenti sul conto, il risparmio legato all’apertura e gestione di un solo conto (invece che conti separati) e la possibilità di firma congiunta per limitare alcune operazioni.
Insomma l’utilità del conto per le finalità della famiglia è del tutto evidente, lì dove affluiscono i redditi dei coniugi o gli accrediti svolti da questi attraverso altro conto corrente. E’ possibile depositare il denaro, e prelevarlo come cointestatario da un solo conto corrente ed ovviamente è possibile usarlo per i pagamenti senza bisogno di autorizzazioni.
Ma come detto poco sopra, i conti correnti cointestati possono finire facilmente sotto la lente dell’Agenzia delle Entrate. Proprio per le sue particolari caratteristiche di conto ‘agevolato’ per i contitolari, è chiaro infatti che il denaro depositato rischia di essere verificato dal Fisco, sulla scorta dei movimenti effettuati e del versamento delle tasse.
Ciò che deve essere ben chiaro è che potenzialmente il Fisco può fare controlli su tutti i conti correnti dei cittadini italiani al fine di verificare la provenienza dei soldi versati – inclusi quelli di lavoratori subordinati e pensionati, oltre che autonomi e disoccupati. Gli uffici dell’Agenzia delle Entrate valuteranno dunque se ogni singola operazione in entrata sul conto corrente controllato sia effettivamente giustificata dalla dichiarazione dei redditi. Si tratta di un confronto di dati ed informazioni a cui un contribuente non può sfuggire.
In altre parole le cose stanno nei termini seguenti: se l’Agenzia delle Entrate scopre qualche dato poco chiaro, qualche incongruenza o irregolarità, e dunque se si rende conto che c’è qualcosa che non quadra tra ciò che il contribuente ha dichiarato e ciò che di fatto spende, può verificare tutti i movimenti in modo diretto sul conto corrente, anche se questo è cointestato. Anzi a maggior ragione se è cointestato, e perciò usato da più persone.
In base a ciò che dice la legge, basta che vi sia un rapporto di parentela tra i cointestatari per applicare controlli mirati da parte del Fisco. Il pericolo più grave è che l’intero conto corrente possa essere sequestrato, se poi ad aver commesso l’illecito in campo fiscale è stato uno degli intestatari e non l’altro.
Onde evitare spiacevoli conseguenze legate ai controlli del Fisco, è opportuno allora adempiere in modo trasparente a tutti gli obblighi fiscali di legge. In buona sostanza il denaro incassato, sia dal lavoro che da altre forme di reddito, deve essere dichiarato annualmente con estrema precisione, in modo che il Fisco sappia sempre da dove arriva il denaro. L’obbligo ha fondamento nella legge, perciò non adempierlo non può che portare all’attivazione della macchina delle verifiche a tappeto del Fisco. I controlli, come accennato, andrebbero a colpire le somme di entrambi i titolari del conto, anche se l’errore o la violazione è stata causata da uno solo dei contitolari.
Preferibile allora può essere la scelta di separare le somme originariamente depositate in un solo conto corrente cointestato. Due conti separati al posto di uno solo, rinunciando ad avere un unico conto che due persone possono utilizzare, ma potendo al contempo contare su una maggiore tutela di fronte ai controlli fiscali. Infatti in dette circostanze, ciascuno sarà responsabile soltanto delle sue dichiarazioni dei redditi e delle somme depositate, prelevate o versate nel suo conto corrente.
Per separare il conto corrente cointestato in due conti diversi è sufficiente farsi assistere da un impiegato di banca, ma in linea generale è un’operazione molto semplice. Basta aprire un nuovo conto intestato ad uno dei due, e depositarvi la metà delle somme presenti sul primo conto. Infatti per legge, in ipotesi di divisione, ogni contitolare ha diritto al 50% delle somme presenti all’inizio sul conto corrente cointestato.
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