Tramite il versamento dei contributi volontari, è possibile accedere alla pensione anche se non si possiedono tutti i requisiti prescritti.
I contributi volontari sono uno strumento davvero efficace per coloro che intendono andare in pensione più velocemente.
L’INPS, infatti, stabilisce che la prosecuzione volontaria dei versamenti contributivi consente di raggiungere il requisito previdenziale minimo per accedere alla pensione. Se, infatti, non si arriva a tale soglia minima, non si può ottenere la prestazione. Il discorso vale anche per la pensione di vecchiaia, per la quale è richiesta un’anzianità contributiva di almeno 20 anni.
Nel caso in cui, dunque, si hanno 15 anni di contributi, si possono versare 5 anni volontariamente, per maturare il presupposto legislativo richiesto? Analizziamo la disciplina e scopriamolo.
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La prosecuzione volontaria dei contributi è molto conveniente per i contribuenti che hanno interrotto la propria vita lavorativa, prima della maturazione del diritto ad un trattamento pensionistico. È necessario, però, che il versamento dei contributi volontari sia autorizzato dall’INPS. Gli interessati, infatti, sono tenuti ad inoltrare richiesta all’Ente previdenziale, per poter portare avanti la loro carriera contributiva attraverso questo metodo.
L’unico limite imposto dalla normativa consiste nella necessità che il lavoratore abbia almeno 5 anni di contribuzione maturata alla data di invio della domanda di prosecuzione volontaria. Inoltre, almeno 3 di questi 5 anni di contributi devono essere stati pagati nei 5 anni precedenti la data della richiesta.
Il versamento dei contributi volontari comporta una spesa non indifferente per il futuro pensionato. La cifra da pagare, infatti, si basa sul 33% dell’aliquota contributiva. L’importo totale è calcolato tenendo conto della media delle retribuzioni che l’interessato ha ricevuto negli ultimi mesi della propria carriera lavorativa.
È innegabile, però, che raggiungere i 20 anni di contribuzione tramite i versamenti volontari rimane un’ottima soluzione. Ad esempio, potrebbe essere l’unica strada percorribile per coloro che hanno 15 anni di anzianità contributiva e meno di 67 anni di età.
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Un’alternativa potrebbe essere anche l’accesso alla pensione anticipata contributiva. Questo trattamento, tuttavia, riguarda solo i lavoratori che hanno iniziato a versare i contributi dopo il 31 dicembre 1995.
Attenzione, però, perché la pensione anticipata contributiva non è compatibile con la prosecuzione volontaria. Questa regola vale per tutti i cd. contributivi puri, cioè coloro che hanno cominciato a lavorare a partire dal 1° gennai 1996.
L’altro presupposto necessario per avere diritto alla pensione anticipata contributiva è costituito dall’importo dell’assegno. È inverosimile, infatti, che con 20 anni di contributi, compresi i versamenti volontari, la cifra del trattamento sia superiore a 2,8 volte l’Assegno sociale.
Se non si possiedono tutti i requisiti appena descritti, bisogna necessariamente attendere il raggiungimento dei 67 anni di età e dei 20 anni di contribuzione. Inoltre, potrebbe anche esserci il rischio di eventuali incrementi dell’età pensionabile, legati all’aspettativa di vita. Fino al 2026, tali aumenti non dovrebbero esserci ma, per gli anni successivi, potrebbero essere introdotti diversi requisiti per l’accesso alla pensione.
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