Come è ben noto il reddito di cittadinanza rappresenta un ‘salvagente’ per molti cittadini e famiglie. Nonostante le voci di corridoio parlino di un possibile addio al sussidio, al momento resta in piedi. Quando può essere sequestrato?
Tutti conosciamo o abbiamo già sentito parlare del reddito di cittadinanza, ovvero quell’integrazione al reddito che di fatto rappresenta una misura di politica attiva del lavoro e di lotta alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale. Il RdC è dunque un sostegno economico di supporto ai redditi familiari.
Da non dimenticare che per essere beneficiari del reddito di cittadinanza occorre partecipare ad un percorso specifico di reinserimento lavorativo e sociale, del quale i percettori sono infatti protagonisti sottoscrivendo un Patto per il lavoro o un Patto per l’inclusione sociale. I beneficiari dovranno dunque mostrarsi attivi nella ricerca della nuova occupazione e rispondere positivamente alla proposte di lavoro. La legge di Bilancio 2022 ha infatti stabilito che il sussidio decade dopo due – e non più tre – offerte di lavoro rifiutate.
Inoltre detto contributo mensile può essere utilizzato dalla persona non abbiente o in condizioni di difficoltà economica soltanto per l’acquisto di beni di prima necessità (come cibo, abbigliamento ecc.).
Di seguito intendiamo focalizzarci su uno specifico aspetto del reddito di cittadinanza, che forse non a tutti è noto. Ovvero l’insieme delle cause che portano al sequestro del sussidio: quando può succedere ciò? Facciamo chiarezza.
Il reddito di cittadinanza si fonda su ben precise motivazioni e requisiti del percettore, che non debbono venir meno per tutta la durata del periodo di fruizione. Ciò che rileva in particolare è la grave difficoltà economica in cui si trova il beneficiario (oltre ad essere disoccupato). Non dimentichiamo infatti che il RdC è versato – ad esempio – a coloro i quali acclarino di avere un valore Isee al di sotto di 9.360 euro e un valore del patrimonio immobiliare, differente dalla casa di abitazione, non al di sopra di 30mila euro.
Ben si comprende allora che i requisiti per essere beneficiari del reddito di cittadinanza sono piuttosto rigidi e, quindi, non deve in verità sorprendere che questo sussidio contro la povertà possa essere – in determinati casi – sequestrato. Proprio così: la somma potrà essere fatta oggetto di sequestro da parte delle autorità, e ciò in tutti quei casi in cui il beneficiario abbia detto il falso al momento della domanda.
E’ il caso ad esempio di chi affermi di un avere un reddito familiare annuo al di sotto dei 6mila euro, e poi emerge un importo maggiore. In queste circostanze si tratta di un illecito penale, e quest’ultimo in realtà scatta per chiunque faccia o utilizzi dichiarazioni o documenti falsi, oppure ometta informazioni dovute al fine di conseguire in modo indebito questo beneficio da parte dello Stato.
Dichiarare il falso non ammette alcuna ‘giustificazione’: nascondere di avere più immobili o un patrimonio che sfora i requisiti di accesso alla prestazione porta al sequestro del reddito di cittadinanza, oltre alle altre conseguenze penali. Anche nascondere l’esatto numero dei componenti del nucleo familiare può essere alla base del sequestro materiale della carta del reddito di cittadinanza, che non permette al titolare di continuare a fruire del reddito.
Non bisogna infatti dimenticare che il sussidio in oggetto può essere utilizzato per le proprie spese essenziali, soltanto “strisciando” la prepagata. Infatti i soldi del contributo sono accreditati su carta prepagata ad hoc, emessa dalle Poste. Su quest’ultima ogni mese le somme sono caricate. Ecco perché per utilizzare i soldi del reddito di cittadinanza, il titolare dovrà sempre pagare tramite questa carta. Va da sé allora che il sequestro materiale della carta impedirà al beneficiario di usare i soldi.
Coerentemente con quanto abbiamo detto poco sopra, in base ad un recente provvedimento della Corte di Cassazione – la sentenza n. 37922 del 7 ottobre scorso – abbiamo il sequestro della carta se, alla data della dichiarazione da rendere allo Stato sul possesso dei requisiti, l’interessato nasconde la presenza del coniuge. Ed anzi secondo l’Alta Corte è irrilevante la intervenuta separazione di fatto tra la moglie, che ha domandato il beneficio contro la povertà e la disoccupazione, e il marito.
Concludendo, ecco perché in svariate circostanze il titolare del reddito che abbia dato dichiarazioni false sul nucleo familiare e sulla situazione patrimoniale, rischierà concretamente di vedersi bloccata la carta reddito di cittadinanza, perché sottoposta a sequestro.
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