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Dieta a basso indice glicemico, come abbinare gli alimenti per perdere peso – o non ingrassare

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Gli esperti ci spiegano cosa sia veramente la dieta a basso indice glicemico. Adottando alcune abitudini possiamo tenere sotto controllo il peso.

Sappiamo che l’alimentazione è strettamente collegata alla salute e al benessere di tutto l’organismo. Una dieta sana concorre anche alla prevenzione di molte malattie.

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Parlando di “dieta sana”, però, possono sorgere dei dubbi. Perché il concetto è davvero ampio. E soprattutto, ogni persona ha le sue esigenze, le sue peculiarità, e dunque non esiste un regime alimentare univoco che vada bene per tutti.

Succede anche nella dieta a basso indice glicemico. La Ricerca fa sempre passi avanti, e anche ciò che in passato era considerato corretto oggi è completato da ulteriori conoscenze. Ad esempio, quando gli esperti parlano di dieta a basso indice glicemico non si riferiscono solamente a qualcosa che fa bene ai diabetici. Anzi, tutti dovremmo osservare alcune semplici abitudini al fine di evitare i picchi di glicemia. Che, notoriamente, danneggiano il cuore e possono causare diverse malattie.

Il perdere peso, oppure il non ingrassare, sono semplicemente le conseguenze ovvie di un modo corretto di alimentarsi. Ecco dunque a cosa serve il regime a basso indice glicemico, e come fare ad adottarlo.

Cos’è l’indice glicemico

Per capire cosa significa questa espressione dobbiamo sapere innanzitutto che stiamo parlando non tanto di cibi calorici. Ma di quali alimenti alzano la glicemia, o al contrario riescono a tenerla sotto controllo.

Per calcolare esattamente l‘indice glicemico di ogni alimento, viene preso in considerazione il valore del Glucosio, pari a 100. Se un cibo, ad esempio, ha un indice glicemico di 50 significa che alza la glicemia della metà rispetto a quanto fa il Glucosio. Conoscere questi valori ci può aiutare a scegliere gli alimenti migliori per la nostra dieta. Ma non solo: anche abbinarli in modi diversi concorre a “cambiare” l’indice glicemico finale.

Per fare degli esempi, dobbiamo sapere che il latte scremato – contrariamente a quello che si potrebbe pensare – ha un indice glicemico di 32. Più alto di quello del latte intero, che è 27. Questo perché le maggiori proteine contenute nel latte intero attuano processi biochimici che riducono l’assorbimento degli zuccheri.

Quando andiamo ad acquistare alcuni cibi al supermercato possiamo trovare la tabella degli indici glicemici. Sono considerati a basso indice alimenti come lo yogurt o legumi come i piselli e i fagioli. Ma anche appunto il latte, le mele e le noci. Il pane bianco, il miele, le patate, l’uva le banane e il riso sono invece ad alto indice glicemico.

Dieta a basso indice glicemico, come abbinare gli alimenti per perdere peso – o non ingrassare

Ma come ricordano gli esperti, il valore glicemico finale non viene dato solamente dall’alimento in sé, ma dal pasto completo. Esistono infatti abbinamenti capaci di far produrre più o meno insulina all’organismo. Ecco perché si accosta sempre anche l’indicazione del livello di indice insulinico.

Per fare qualche esempio, gli esperti ci dicono che mangiare una pasta col tonno abbassa di più l’indice insulinico rispetto ad una pasta coi pomodori. Ciò avviene per i meccanismi innescati dalle proteine contenute nel tonno. Stessa cosa succede con le fibre, ecco perché viene consigliato di aggiungere le verdure.

In sostanza, abbinare più elementi “costringe” l’organismo a lavorare di più, e quindi ad assorbire al meglio le sostanze. Una porzione più piccola di pasta, ad esempio, con aggiunta di un po’ di carne e una porzione di verdure è il classico esempio di pasto che fa abbassare l’indice glicemico.

Come detto, però, i processi biochimici sono diversi in ogni soggetto, e dunque anche la riposta alla sollecitazione insulinica. Se vogliamo adottare un determinato tipo di dieta, dunque, è opportuno recarsi dal proprio medico, o da uno specialista in nutrizione. Solo così saremo sicuri di trovare il regime alimentare più adatto alle nostre esigenze.

(le informazioni presenti in questo articolo hanno esclusivamente scopo divulgativo e riguardano studi scientifici o pubblicazioni su riviste mediche. Pertanto, non sostituiscono il consulto del medico o dello specialista, e non devono essere considerate per formulare trattamenti o diagnosi)

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