Due sono i BTP con scadenza 15 anni che si possono “comprare” per proteggere i propri risparmi: ma quali sono le differenze tra i due?
Nonostante i BTP in questo ultimo trimestre stiano attraversando un periodo difficile, investire in questi titoli di Stato, senza dubbio, resta la migliore possibilità per proteggere il denaro dall’inflazione.
Esistono anche altri strumenti finanziari validi, come i conti deposito, ma rispetto ai BTP hanno tassi di rendimento più bassi e finalità diverse. Attualmente, i BTP hanno una quotazione di mercato del 4%, anzi alcuni anche del 5%, considerando anche il rendimento lordo del 3,56% del titolo triennale collocato in asta il 13 ottobre 2022.
Due BTP a 15 anni posso rappresentare una buona tipologia di investimento soprattutto nell’ottica dell’inflazione. Questo perché la durata è una delle variabili da considerare quando dobbiamo investire in un titolo di Stato. Per questo confronteremo due titoli quindicinali con stessa scadenza (2037) ma con caratteristiche diverse.
Il primo è il BTP con scadenza 1° febbraio 2037, codice ISIN IT0003934657 e cedola del 4%; il secondo è un BTP con scadenza 1° marzo 2037, codice ISIN IT0005433195 e cedola dello 0,95%.
Si nota subito la differenza sui tassi. La causa è la data di emissione dei titoli: il primo BTP a 15 anni fu emesso nel 2005, mentre il secondo nel 2021. Quindi, in due periodi storici diversi. Ovviamente, nel 2005 nulla lasciava pensare a quello che sarebbe successo dopo il 2020: pandemia da Covid-19 e conseguente crisi economica; guerra tra Russia e Ucraina; crisi energetica; rialzo improvviso dell’inflazione.
Però anche se i tassi delle cedole sono differenti i due titoli a 15 anni presentano lo stesso rendimento: 4,70%. Ma anche in questo caso le quotazioni sono differenti: il BTP febbraio 2037 è quotato a 94, 21 centesimi con un rendimento effettivo lordo a scadenza del 4,62. Invece, il BTP marzo 2037 è quotato a 62,40 centesimi con un rendimento effettivo a scadenza lordo del 4,61%.
In sostanza, le cedole scendono del 3,75% per il titolo che scade a febbraio e dell’1,35% per quello che scade a marzo. Sicuramente il primo BTP ha una cedola netta migliore e potrebbe diventare un investimento molto redditizio. Questo, però, solo se l’inflazione ritornerà del 2% (come stima la BCE) e il titolo sarà conservato fino alla scadenza.
Attenzione però perché anche il titolo che scade a marzo potrebbe riservare delle sorprese: può essere comprato sul mercato secondario a un prezzo più basso e la cedola attualmente molto bassa nel tempo potrebbe subire una variazione del rendimento; anche di un certo valore.
Come si può capire, scegliere quale tra i due BTP è migliore è difficile perché dipende da quali sono gli obiettivi e le prospettive degli investitori. In conclusione, se l’investitore volesse proteggere i risparmi dall’inflazione attuale dovrebbe scegliere il titolo che scade a febbraio 2037. Invece, se invece volesse investire a lungo termine speculando sul rialzo delle quotazioni, la scelta dovrebbe essere il BTP marzo 2037.
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