Il pignoramento delle pensioni di importo superiore ai mille euro non può superare una determinata cifra. Ecco a quanto ammonta.
Se si diventa cattivi pagatori, si deve affrontare un procedimento con effetti, spesso, devastanti, ossia il pignoramento.
Tale procedimento, purtroppo, può riguardare anche le pensioni. In quest’ipotesi, tuttavia, la disciplina normativa prescrive il rispetto di un minimo vitale. Di recente, sono intervenute delle modifiche relative al minimo pignorabile e sono state predisposte delle nuove cifre.
Vediamo, dunque, in cosa si sostanzia quest’ultimo intervento e quali conseguenze produce per i debitori.
Per ulteriori informazioni, consulta il seguente articolo: “No al pignoramento pensioni entro i 1000 euro: l’emendamento al DL Aiuti bis cambia tutto“.
Nel caso in cui i debitori non procedano al saldo delle somme, rischiano di subire un pignoramento. In questo procedimento si incorre anche quando non si pagano i debiti fiscali; in tal caso il pignoramento viene predisposto da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Grazie al meccanismo in questione, dunque, il creditore può soddisfare il suo credito. In ogni caso, è sempre un bene evitare che intervenga il pignoramento, perché gli effetti negativi possono davvero essere numerosi. Pertanto, sarebbe opportuno procedere prima con un accordo extra giudiziale, tra debitore e creditore, per pagare quanto dovuto ed evitare, così, qualsiasi tipo di procedimento esecutivo. La strada dell’accordo può essere intrapresa anche nel caso di debiti con l’Agenzia delle Entrate, chiedendo la rateizzazione di quanto dovuto oppure il saldo e stralcio.
La tipologia di debitori maggiormente esposta ad un eventuale rischio di pignoramento è quella dei cattivi pagatori. Si tratta di coloro che sono stati inseriti nella black list del CRIF e che non solo non possono ricevere ulteriori crediti, un conto corrente e una carta di credito, ma rischiano di perdere i beni posseduti.
Potrebbe interessarti anche il seguente articolo: “Stipendio: attenzione, in questi casi si rischia più di un pignoramento“.
Se si hanno dei debiti con alcuni istituti di credito, società finanziarie o con lo Stato (ad esempio, con l’Agenzia delle Entrate) si può incorrere nel pignoramento non solo del conto corrente, ma anche dei propri averi (come gli oggetti presenti nell’abitazione) e dello stipendio o della pensione. In quest’ultimo caso, però, la legge prevede una specifica tutela per il debitore pensionato, fissando un minimo vitale che non può assolutamente essere oggetto di procedimento esecutivo.
L’ammontare varia di anno in anno, in base all’inflazione. Per il 2022, il minimo vitale non pignorabile è uguale a 690,42 euro. Il Decreto Aiuti- bis, tuttavia, ha introdotto delle importanti novità. È stata, infatti, stabilita l’interruzione del pignoramento sulle pensioni di importo inferiore a mille euro. Lo scopo è, dunque, proteggere i soggetti più deboli, prevedendo un nuovo minimo vitale per i pensionati, anche in caso di debiti con il Fisco. La cifra da prendere in considerazione, dunque, è mille euro e riguarda pensioni, assegni sociali e invalidità.
In altre parole, le somme inferiori a mille euro diventano impignorabili. Nessun cambiamento, invece, per il pignoramento delle pensioni di importo superiore ai mille euro. Questi assegni, infatti, possono essere pignorati nella misura di un quinto, sia per i debiti fiscali, sia per quelli nei confronti di ogni altro creditore.
Tutti gli assegni pensionistici inferiori a mille euro sono impignorabili, in base a quando prescritto da un emendamento del Decreto Aiuti- bis. Questo, tuttavia, non vuol dire che tutte le somme superiori a tale limite possono essere pignorate nella totalità. Il pignoramento, infatti, può interessare solo ed esclusivamente un quinto dell’ammontare eccedente i mille euro.
Per capire l’applicazione del nuovo minimo pignorabile sulle pensione, è utile fare degli esempi. Su una pensione di 1.500 euro, si può pignorare solo un quinto di 500 euro, ovvero 100 euro al mese. Il resto della cifra, quindi, è salva.
Il nuovo articolo 21bis, rubricato “Modifiche al limite di impignorabilità delle pensioni”, ha sostituito il comma 7 dell’articolo 545 del Codice di procedura civile. La norma sancisce che le pensioni, le indennità e gli assegni di quiescenza non possono essere pignorati “per un ammontare corrispondente al doppio della misura massima mensile dell’assegno sociale, con un minimo di 1.000 euro”.
Per la parte che supera tale importo, infine, si prevede che “è pignorabile nei limiti previsti dal terzo, dal quarto e dal quinto comma nonché dalle speciali disposizioni di legge”, cioè nella misura di un quinto.
Il riscaldamento influisce sul costo delle bollette, ma esistono dei trucchi strepitosi per risparmiare centinaia…
È attivo il Bonus televisione, per sostituire il vecchio modello con uno di ultima generazione.…
È cominciata la settimana di sconti folli nei negozi e sugli e-commerce. Ecco la guida…
Fare la spesa sarà più conveniente con il trucchetto che vi sveliamo, utile per accedere…
Anche i disoccupati che svolgono lavori occasionali hanno diritto all'indennità NASpI, ma devono rispettare precisi…
Ci sono tantissimi benefici per le persone più anziane, che spesso necessitano di maggiori tutele.…