I percettori dell’indennità di accompagnamento possono chiedere un prestito su tale prestazione, se si necessità di liquidità?
L’indennità di accompagnamento è sufficiente, da sola, per ottenere un prestito, oppure c’è bisogno di ulteriori garanzie? Quali tipi di finanziamento si possono ricevere?
In realtà, è quasi impossibile avere un prestito sull’accompagnamento, da parte di banche o finanziarie. Solo se ci sono altre garanzie, potrebbe esserci qualche possibilità; nello specifico, si potrebbe avere accesso alla cessione del quinto.
Vediamo, dunque, quali sono le possibilità consentite dalla normativa.
Per ulteriori informazioni, consulta il seguente articolo: “Cessione del quinto per pensioni e stipendi: cambia tutto, è ufficiale lo comunica l’INPS“.
È bene chiarire subito che i percettori della sola indennità di accompagnamento hanno pochissime possibilità di accedere ad un prestito.
L’indennità di accompagnamento è una misura assistenziale, pensata per soccorrere i soggetti disabili. Non è legata al possesso di alcun requisito contributivo o reddituale.
L’importo della prestazione, attualmente, è di 528,94 euro al mese. Se, però, costituisce l’unica fonte di reddito, è praticamente impossibile che una banca o una finanziaria conceda un prestito sull’indennità di accompagnamento. Il rischio di insolvenza, infatti, sarebbe abbastanza elevato.
Bisogna, tuttavia, considerare un dato molto rivelante, ossia che i beneficiari della misura possono continuare a svolgere un’attività lavorativa o percepire ulteriori prestazioni previdenziali. In questo caso, si potrebbe ricevere un prestito e, nello specifico, alla cessione del quinto, una specifica tipologia di finanziamento.
Coloro che, oltre all’indennità di accompagnamento, beneficiano di un reddito da lavoro dipendente o di una pensione di natura contributiva, possono chiedere la cessione del quinto dello stipendio o della pensione.
Di cosa si tratta? Il datore di lavoro o l’Ente di previdenza operano una trattenuta dalla mensilità dello stipendio o della pensione e la versano al finanziatore. La cifra massima del prestito deve essere decisa in base all’ammontare della pensione o dello stipendio. La durata del finanziamento, invece, può andare da 2 a 10 anni.
Può, inoltre, essere rinnovato in tali casi:
I pensionati, invece, possono chiedere la cessione di un solo quinto, perché sulla pensione la trattenuta non è ripetibile.
I dipendenti, al contrario, hanno la facoltà di richiedere un prestito di importo maggiore, con più di una cessione del quinto o più trattenute sullo stipendio.
Potrebbero, dunque, ottenere un prestito sull’indennità di accompagnamento solo coloro che siano in grado di fornire garanzie reddituali aggiuntive (come uno stipendio o la pensione). Anche in tal caso, tuttavia, la cessione del quinto non può essere concessa a tutti.
L’INPS, infatti, specifica quali sono le categorie di soggetti a cui tale facoltà è preclusa. In particolare, si tratta di:
Come si può notare dall’elenco, la maggior parte delle prestazioni di accompagnamento sono escluse. Esistono, però, delle eccezioni.
Non perdere il seguente approfondimento: “Indennità di accompagnamento: l’importo reale dell’assegno e come fare per riceverlo“.
Non a tutte le categorie di invalidi è preclusa la possibilità di richiedere la cessione del quinto sull’accompagnamento. Possono, ad esempio, farlo i beneficiari dell’Assegno Ordinario di Invalidità.
La regola, infatti, è che se i lavoratori o i pensionati che percepiscono le pensioni di invalidità hanno anche lavorato (e, dunque, accumulato contributi da lavoro dipendente) nella loro vita, possono accedere ai prestiti. In tale ipotesi, le indennità contribuiscono all’incremento del reddito e rappresentano una garanzia per l’istituto di credito o la finanziaria.
Il finanziamento sull’indennità di accompagnamento, inoltre, si può chiedere anche se la gravità della malattia da cui deriva l’invalidità non è tale da mettere a rischio la vita dell’interessato. Se, invece, la patologia può facilmente aggravarsi (questo dato è accertato dal verbale di invalidità), la banca o la finanziaria difficilmente acconsentiranno al prestito. In tal caso, infatti, il pericolo di insolvenza è molto elevato.
In molte ipotesi, poi, anche se i medici definiscono l’invalidità come “stabilizzata”, l’istituto di credito può pretendere alcuni accertamenti medici preventivi, per verificare le reali condizioni di salute del richiedente. La visita e la compilazione degli specifici documenti richiesti spetta al medico di base dell’invalido.
Qualora l’esito della visita sia positivo, il richiedente potrà avviare tutte le pratiche per la concessione del prestito sull’indennità di accompagnamento.
Gli invalidi che, oltre all’indennità di accompagnamento, possiedono redditi da lavoro o una pensione contributiva possono richiedere la cessione del quinto. Ma in che modo si presenta la richiesta?
Il procedimento è differente, a seconda che il richiedente sia pensionato o lavoratore dipendente disabile.
La decisione finale per l’accettazione di ogni tipo di prestito, dunque, spetta sempre alla banca o alla finanziaria. Avere delle garanzie aiuta senza dubbio, ma, in ogni caso, non assicura del tutto l’ottenimento del prestito.
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