In tema di mobilità disabili gli aggiornamenti non mancano grazie alle novità Cude e Peba. Ecco come funziona la piattaforma per favorire gli spostamenti da un Comune ad un altro e il piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche.
Il legislatore ha varato nel corso del tempo numerose norme a tutela della mobilità disabili, ma a questo significativo apparato ora si sommano un paio di novità di assoluto rilievo – e di cui in questo articolo parleremo.
Non soltanto eliminazione delle barriere architettoniche, ma anche contrassegno unico europeo con microchip. Con le prime intendiamo un qualsiasi elemento costruttivo che impedisce o vincola gli spostamenti o la fruizione di servizi, soprattutto per persone disabili ovvero con limitata capacità motoria o sensoriale. Pensiamo ad esempio ad una scala, un gradino o ad una rampa troppo ripida. Vero è che molti elementi architettonici possono diventare barriera architettonica e ovviamente l’accessibilità è legata sempre alle caratteristiche personali dell’individuo. In dette circostanze è opportuno riparare al problema con ausili come rampe per disabili, montascale o altre soluzioni per accrescere l’accessibilità degli spazi che se no sarebbero preclusi alle persone con handicap. Ma non dimentichiamo inoltre che sono stati stanziati altri fondi per l’eliminazione delle barriere architettoniche e che lo Stato prevede un bonus ad hoc.
Per quanto riguarda, invece, il citato contrassegno unico disabili è terminata la prima fase sperimentale e di seguito parleremo. I dettagli.
Come accennato in apertura, in materia di parcheggi e mobilità disabili, in questi giorni sono arrivate due importanti novità. La prima di queste innovazioni attiene al cosiddetto Cude, ovvero il contrassegno unico disabili europeo. Esso consiste in un tagliando di colore blu con il simbolo grafico della sedia a rotelle in bianco e, grazie ad esso, i soggetti colpiti da un qualche handicap possono avvalersi di una serie di facilitazioni ed agevolazioni per la circolazione e la sosta dei mezzi a motore.
In buona sostanza il Cude è un permesso speciale concesso ai portatori di handicap per muoversi con più libertà nelle ZTL delle città o per parcheggiare con meno restrizioni. Esiste oggi una piattaforma nazionale per il rilascio del Cude. Proprio così, detto contrassegno consente di parcheggiare nelle aree riservate e di circolare nella ZTL, altrimenti vietate al transito dei mezzi.
La novità ci ricorda che siamo giunti alla seconda fase della sperimentazione della Piattaforma unica nazionale informatica per le targhe collegate al citato Cude. Grazie ad essa le istituzioni intendono favorire gli spostamenti delle persone con disabilità o handicap sulla rete viaria di tutta la penisola, oltre che consentire il facile accesso e posteggio riservato nelle aree a traffico limitato.
Il vantaggio dell’utilizzo di questa piattaforma informatica è significativo: essa infatti organizza tutti i dati rilevanti in un solo sistema e banca dati accessibile da tutti i Comuni. Ciò vuol dire che le persone disabili che hanno il contrassegno, possono spostarsi da un luogo all’altro senza dover per forza rendere noto di essere titolari di un permesso, non rischiando dunque di vedersi infliggere una sanzione amministrativa.
Infatti la piattaforma collegata ai Cude fa sì che i Comuni – e perciò anche le forze dell’ordine locali come la polizia municipale – possano venire a conoscenza in pochi secondi di come e quando è stato emesso il contrassegno sopra indicato e, soprattutto, possono individuare la targa che viene di fatto ‘agevolata’ da questo meccanismo. Ciò semplifica la vita all’automobilista disabile perché non ricorre la necessità di una comunicazione preventiva da parte sua.
Dalla fase di sperimentazione ora l’intenzione delle istituzioni è quella di passare alla realizzazione effettiva del progetto disabili, che intende favorire la mobilità sostenibile. Ai Comuni italiani il compito di aderire in massa al meccanismo.
Come detto è importante che l’innovazione si estenda al maggior numero di enti locali, perché per questa via sarà possibile evitare di sottoporre il soggetto con disabilità a una pesante procedura burocratica, dovuta al mero spostamento da un Comune ad un altro.
Attenzione però: in quanto siamo comunque ancora nelle fasi iniziali dell’iniziativa e la scelta finale è legata alle valutazioni delle singole amministrazioni comunali, è sempre preferibile che l’interessato chieda in modo preventivo se il Comune in cui ci si vuole spostare, abbia o meno adottato il sistema di verifica in oggetto. Così eviterà brutte sorprese.
La seconda innovazione citata all’inizio attiene ai Peba, vale a dire i piani per l’eliminazione delle barriere architettoniche nelle città e nei centri abitati. Infatti il mondo delle istituzioni ha previsto ulteriori stanziamenti pari a 12 milioni di euro, che confermano l’attenzione dello Stato verso questi piani.
Secondo le previsioni, i Peba dovrebbero essere utilizzati ed applicati da tutti i Comuni della penisola. Essi sono espressamente mirati a individuare la presenza di barriere in edifici e spazi pubblici e a progettare e realizzare interventi per l’eliminazione delle barriere architettoniche stesse. A beneficiarne saranno dunque i disabili.
Pertanto i Peba dunque non rappresentano soltanto uno strumento di monitoraggio, ma sono utili anche a individuare e registrare tutte le barriere architettoniche e a programmare e coordinare gli interventi necessari per l’accessibilità. Il compito attuativo spetta però ai Comuni, che dovranno attivarsi per usare i 12 milioni per le opere di abbattimento e agevolare tutti gli interventi necessari.
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