Il Decreto Aiuti Bis ha aumentato il valore dei fringe benefit per i dipendenti in modo tale da aiutare le aziende a sostenere i lavoratori contro l’infrazione.
I datori di lavoro stanno approfittando dell’innalzamento della soglia massima del valore dei fringe benefit aziendali?
I fringe benefit aziendali per i lavoratori dipendenti sono compensi erogati sotto forma di beni e servizi dal datore di lavoro. Rientrano tra i benefit il telefono aziendale, lo smartworking, l’assistenza sanitaria, l’auto aziendale, l’acquisto di azioni. Tra i beni e i servizi risultano incluse anche le somme erogate oppure rimborsate dall’azienda per il pagamento di utenze domestiche (luce, gas e acqua). Questo significa che la normativa prevede la possibilità che il datore di lavoro possa sostenere economicamente i dipendenti contro l’inflazione.
Proprio in considerazione del fatto che il costo della vita è aumentato notevolmente, il Decreto Aiuti Bis ha alzato la soglia limite entro cui le somme non sono soggette a tassazione IRPEF da 258,23 euro a 600 euro. Di conseguenza, non concorrono a formare reddito imponibile ai fini IRPEF i beni e servizi ceduti o prestati al dipendente dall’importo inferiore a 600 euro. La circolare dell’Agenzia delle Entrate che spiega nei dettagli il nuovo regolamento è la numero 35 del 2022.
Tra i fringe benefit rientrano le utenze domestiche a condizione che la bolletta di luce, gas o acqua sia relativa all’immobile ad uso abitativo del dipendente dell’azienda, del coniuge o dei familiari. Non conta la residenza nella casa di riferimento ma solo il pagamento delle spese inerenti all’abitazione. Inoltre sono incluse anche le utenze per uso domestico intestate al condominio e ripartite tra condomini così come le utenze che pur essendo a carico del locatore sono poi effettivamente addebitate al lavoratore, al coniuge o ai familiari.
Si comprende facilmente come questo benefit in particolare sia di rilevante importanza in questo periodo di rincari di energia elettrica e del gas. I vantaggi, però, non sono solo per i dipendenti. L’azienda potrà godere della soddisfazione dei lavoratori puntando, così, su una maggiore produttività. Crescerebbe, così, la reputazione aziendale e si amplierebbe il numero di clienti. Inoltre, ci sono i vantaggi fiscali da considerare dato che i benefit risultano deducibili dal reddito dell’impresa. Eppure numerosi lavoratori lamentano una mancanza di aiuti da parte della loro azienda.
Voucher per ingressi in palestra, borse di studio, prestiti personali, buoni benzina, le possibilità che l’azienda ha di aiutare i lavoratori sono numerose. Perché troppo spesso non vengono utilizzate? La scelta di inserire i benefit nel welfare aziendale è, naturalmente, del tutto personale. Non vi è alcun obbligo normativo ma la domanda che tanti dipendenti si pongono è per quale motivo dato che la possibilità esiste non se ne approfitti.
Tutte le aziende, piccole, medie e grandi, possono prevedere il welfare aziendale sia in presenza di un sindacato che in sua assenza. Soprattutto nel caso in cui i sindacati siano presenti questi dovrebbero spingere affinché l’azienda comprenda gli enormi benefici fiscali che ne derivano sia per il datore di lavoro che per i dipendenti.
Anche i disoccupati che svolgono lavori occasionali hanno diritto all'indennità NASpI, ma devono rispettare precisi…
Ci sono tantissimi benefici per le persone più anziane, che spesso necessitano di maggiori tutele.…
Per non ricevere penalizzazioni sull'assegno pensionistico è fondamentale scegliere accuratamente la tipologia di trattamento. Nel…
Chi affitta in nero un immobile rischia sanzioni molto severe in caso di controlli fiscali.…
L'Agenzia delle Entrate ha avviato una nuova campagna di controlli grazie a un nuovo algoritmo.…
Gli insegnanti di ruolo possono considerare gli anni da supplente per maturare i requisiti per…