Colui che chiede un finanziamento deve poi ricordarsi di rispettare gli obblighi di versamento delle rate nel corso del tempo. Se non adempie infatti le conseguenze per lui possono essere anche molto gravi e portare al pignoramento dei beni.
Oggi far fronte al pagamento dei debiti può rappresentare un’operazione nient’affatto facile.
Tra boom bollette, caro energia, aumento inflazione e prezzi lievitati tra i beni di prima necessità, riuscire a far quadrare i conti e il bilancio familiare è impegnativo per molti cittadini, famiglie ed imprese. Pensiamo ad esempio ai finanziamenti ed agli obblighi di pagamento rate connessi: quali sono le conseguenze nel caso non si riesca a fronteggiare l’obbligo di versare una o più rate? Quali sono i rischi in gioco? Ebbene, certamente le contromosse del creditore o dei creditori non si faranno attendere e, come vedremo più da vicino nel corso di questo articolo, è meglio conoscerle in anticipo per evitare brutte sorprese in futuro.
In linea generale non dimentichiamo che un finanziamento implica sempre un piano di rientro assai rigoroso e preciso, con un meccanismo e regole definite in ipotesi di mancati pagamenti e ritardi. Ebbene, le conseguenze per colui che non salda e paga, è rappresentato in buona sostanza da varie penalizzazioni crescenti, ad es. la segnalazione come cattivo pagatore e il pignoramento dei beni.
Per capire a che cosa si va incontro se non si rispettano gli impegni, occorre tener conto del numero delle rate e delle caratteristiche del finanziamento in gioco. In sostanza ogni situazione ha le sue peculiarità, ma d’altronde è vero che il meccanismo degli avvertimenti e segnalazioni è fissato in maniera precisa e al debitore è dato un certo periodo di tempo per far fronte al saldo dell’importo dovuto, impedendo che la situazione si complichi ulteriormente a suo discapito.
Salvo quanto diremo tra poco sull’avviso bonario, se non si riesce ad onorare il debito la prima seria conseguenza è la cosiddetta segnalazione come cattivi pagatori, la quale sarà ‘operativa’ per un lasso di tempo variabile. Non dimentichiamo che quando si cercano informazioni su come conseguire un prestito o un finanziamento, non di rado l’impiegato o il consulente mette in guardia proprio dal rischio diventare un cattivo pagatore. Quest’ultimo è uno status che, nella prassi, scatta laddove il soggetto obbligato non paghi due o più rate del finanziamento dopo essere stato invitato a onorare l’impegno preso a suo tempo.
Soltanto in seguito alla segnalazione alla Centrale rischi finanziari (CRIF) come cattivo pagatore, la banca avrà la possibilità di domandare l’emissione di un decreto ingiuntivo del tribunale, allo scopo di far partire l’iter di recupero credito. Chiaro allora che il debitore avrà tutto l’interesse a regolarizzare la propria situazione.
Attenzione però: la conseguenza del decreto citato vale solitamente nelle circostanze di insolvenza grave, in quanto laddove il mancato pagamento sia un caso isolato, la società finanziaria si limita in primis ad inviare un avviso bonario, per cercare una composizione della questione meno gravosa.
In particolare, la prassi per il mancato pagamento delle rate del finanziamento nei confronti di una finanziaria prevede dapprima la spedizione di un avviso bonario con telefonata, e-mail o lettera informale e soltanto dopo, in ipotesi di mancato riscontro, di una raccomandata con la quale si chiede espressamente di pagare il dovuto, e di farlo entro un ben preciso termine – riservandosi ulteriori iniziative nel caso in cui non si adempia spontaneamente. Il debitore non deve però dimenticare che nel richiedere il versamento della rata, o delle rate mancanti, la società creditrice potrà applicare anche gli interessi di mora, insieme all’addebito delle spese postali e di quelle di recupero.
Il passo iniziale è dunque l’avviso bonario, che scatta in caso di un isolato inadempimento ma se il pagamento non dovesse ancora aversi ed anzi dovesse ripetersi più volte il non versamento del dovuto, la conseguenza sarebbe la segnalazione come cattivo pagatore. Detto status rappresenta un peso perché attiene ai dati relativi al credito e perciò ostacola l’accesso a un nuovo credito – essendo di fatto una misura di sicurezza per le società finanziarie.
Le banche dati principali, in materia di rapporti debito-credito, sono CRIF e Experian, che peraltro seguono precise tempistiche per quanto riguarda la conservazione dei dati. Ricordiamo altresì che l’iter con cui tutelarsi contro un soggetto finanziato che non adempie ai propri obblighi è assai articolato e prevede più tappe, come di seguito sintetizzato: segnalazione come cattivo pagatore alla CRIF, emissione del decreto ingiuntivo (cui è possibile opporsi), avvio della procedura di recupero crediti, espropriazione forzata e pignoramento dei beni per garantire il soddisfacimento delle pretese dei creditori in merito al finanziamento.
Infine qualche ulteriore cenno merita proprio CRIF, ovvero la società cosiddetta Centrale Rischi, che amministra i SIC, i Sistemi di Informazioni Creditizie attraverso archivi digitali, che includono tutte le informazioni di chi chiede un prestito. Proprio al CRIF sono trasmesse le comunicazioni dei cattivi pagatori ed è qui che si trovano le segnalazioni, cui le banche potranno fare riferimento nel momento in cui ricevono una domanda di finanziamento. Ovviamente valuteranno i dati del richiedente, e per farlo useranno anche gli archivi CRIF. Pertanto non deve stupire che non di rado le finanziarie neghino un prestito a chi è andato incontro a un ritardo nel pagamento delle rate.
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