Esistono delle ipotesi nelle quali decade l’obbligo in capo all’ex marito di versare l’assegno divorzile all’ex moglie. Quali sono?
Una nuova convivenza ha la capacità di interrompere l’onere del versamento dell’assegno divorzile. Ma tale rapporto deve avere dei connotati ben specifici.
Soltanto nel caso di una nuova convivenza stabile, contraddistinta dalla progettualità e dall’assunzione di doveri reciproci, l’ex marito non deve più pagare l’assegno di divorzio.
L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 32847/2022 ha stabilito che se la moglie, dopo il divorzio, non ha intrapreso una nuova convivenza more uxorio, ha diritto all’assegno divorzile, soprattutto qualora il marito abbia consistenti possibilità economiche e la donna, durante il matrimonio, si sia occupata della prole, permettendo al coniuge di dedicarsi alla carriera.
Ma da cosa scaturisce la decisione della Cassazione? Analizziamo, nel dettaglio, il provvedimento.
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Un uomo ricorre in giudizio per ottenere la modifica delle condizioni di divorzio. Nello specifico, chiede l’accertamento delle condizioni dell’obbligo di versare alla ex moglie il ricco assegno divorzile, accordatole in seguito alla separazione.
Per motivare la sua richiesta, l’uomo lamenta di aver perduto le cariche di amministratore delegato e di dirigente d’azienda e, dunque, di non disporre più del denaro necessario per adempiere al proprio obbligo. Fa presente, inoltre, che l’ex moglie, pur essendo laureata, non ha mai cercato un’occupazione lavorativa. Inoltre, la donna convive more uxorio con un altro uomo.
Il Tribunale riduce della metà l’importo dell’assegno divorzile; l’uomo, tuttavia, decide di ricorrere in Appello perché non è soddisfatto della sentenza. Anche la Corte d’Appello, tuttavia, decide di non abolire l’obbligo al versamento dell’assegno all’ex moglie.
Per i Giudici, infatti, è vero che l’uomo è stato costretto a fare i conti con una consistente riduzione del suo reddito, ma dispone ancora delle risorse per continuare a versare l’emolumento economico in favore della donna. Egli, infatti, continua ad avere delle grosse potenzialità imprenditoriali.
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In relazione all’ex moglie, invece, la Corte sottolinea l’importanza nel suo contributo alla cura della famiglia, avendo badato alle figlie a tempo pieno e avendo, così, permesso al marito di fare carriera. Non può, infatti, essere punita per non aver cercato un impiego ad, ormai, 60 anni ma anche perché l’ex partner non ha provato che lei abbia rinunciato a congrue offerte di lavoro. Inoltre, la nuova relazione che ha con un altro può, non può essere considerata more uxorio, perché non è caratterizzata dalla progettualità futura. Si tratta, in sostanza, di una normalissima relazione sentimentale.
Non contento, infine, l’uomo decide di ricorrere in Cassazione, contestando la decisione della Corte d’Appello, tra cui quella relativa all’apporto alla crescita della vita familiare dell’ex moglie.
Ma la Cassazione ritiene totalmente inammissibili i motivi del ricorso, tra cui quello riguardante la relazione sentimentale della donna, che farebbe venire meno l’obbligo all’assegno divorzile. Per gli Ermellini, non è concepibile definirla more uxorio perché, come precedentemente accertato dalla Corte territoriale, l’ex moglie non ha costruito una nuova famiglia di fatto; il rapporto, infatti, manca dei requisiti della progettualità comune e futura e dei reciproci doveri di assistenza morale e materiale.
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