Dal 14 al 17 novembre 2022 si è svolto il collocamento del titolo di Stato BTP Italia con scadenza novembre 2028.
Si tratta di un titolo indicizzato all’inflazione secondo l’Indice FOI (al netto dei tabacchi) con un tasso cedolare reale annuo definitivo pari all’1,60% che sarà pagato in due cedole semestrali.
Il ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) ha reso noto, tramite il comunicato numero 191 del 17 novembre 2022, che il titolo ha raccolto in totale circa 12 miliardi di euro.
Il periodo di collocamento del BTP Italia novembre 2028 è iniziato il 14 novembre ed è terminato il 17 novembre. Nello specifico, dal 14 al 16 novembre, denominata prima fase, il collocamento era destinato ai piccoli risparmiatori (retail). Invece, il 17 novembre, la seconda fase, era dedicata agli investitori istituzionali.
In totale l’importo emesso è di 11.994,517 milioni di euro (poco inferiore ai 12 milioni) che coincide con il controvalore totale dei contratti di acquisto conclusi alla pari. Nello specifico, durante la prima fase sono stati raccolti 7.281,189 milioni di euro e conclusi 255.753 contratti. Invece, durante la seconda fase ha registrato 222 contratti per un controvalore complessivo di 4.713,328 milioni di euro.
Ricordiamo che il collocamento non è avvenuto con la classica asta marginale ma tramite MOT (Mercato telematico delle obbligazioni e titoli di Stato di Borsa Italiana) attraverso Intesa Sanpaolo S.p.A. e UniCredit S.p.A.
Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia e delle Finanze, ha dichiarato di essere orgoglioso del risultato perché «è la seconda emissione più importante di sempre per numero di contratti».
Inoltre, ha aggiunto che a prescindere dalle cifre «riusciamo ad attrarre sempre più investimenti da parte delle famiglie che evidentemente si fidano della proposta dello Stato a difesa del risparmio privato contro l’inflazione».
Come detto in precedenza, la seconda fase del collocamento del BTP Italia novembre 2028 era destinata agli investitori istituzionali. In particolare, il 40,9% dell’ammontare emesso è collocato presso le banche, il restante 39,4% presso asset manager.
Inoltre, durante questa fase solo il 48,1% erano investitori italiani; invece, circa il 52% (51,9) degli investitori era di provenienza estera:
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