I redditi del coniuge possono incidere negativamente sul diritto e sulla misura della pensione di vecchiaia o anticipata? Scopriamolo.
I contribuenti che intendono andare in pensione devono prestare molta attenzione alla propria posizione reddituale, compresa quella del coniuge.
Il patrimonio del partner, infatti, può portare alla negazione di alcune prestazioni. Questo, dunque, accade quando si possiede un reddito abbastanza elevato. Di conseguenza, o viene meno il diritto a poter accedere alla pensione di vecchiaia o a quella anticipata, oppure si percepisce una cifra totale minore.
I redditi del consorte, tuttavia, non sono rilevanti per tutte le tipologie di prestazioni, ma solo in alcune ipotesi ben specificate. Analizziamo, dunque, la normativa e vediamo quali.
Per tutte le informazioni dettagliate, consulta il seguente articolo: “Trattamenti INPS e reddito del percettore: quando la pensione si riduce“.
Per capire se i redditi del partner hanno qualche incidenza sul diritto e la misura dell’assegno pensionistico, bisogna sottolineare che le prestazioni si dividono in due categorie: previdenziali ed assistenziali.
Le prestazioni previdenziali sono quelle che l’INPS versa sulla base dei contributi accumulati. Le prestazioni assistenziali, invece, sono quelle che l’Ente di previdenza eroga tenendo conto delle specifiche condizioni di salute e reddituali del destinatario. Di conseguenza, il riconoscimento delle prestazioni previdenziali non può assolutamente essere influenzato da ciò che si possiede (personalmente o da parte del coniuge o di altri familiari conviventi). Esso, infatti, varia esclusivamente in base ai versamenti contributivi del beneficiario.
Nell’ipotesi della pensione di vecchiaia ordinaria o della pensione anticipata ordinaria, dunque, non trattandosi di prestazioni assistenziali bensì previdenziali, la situazione patrimoniale o reddituale del coniuge è del tutto irrilevante.
Lo stesso discorso va fatto, per esempio, se si è intenzionati ad usufruire della pensione anticipata con Quota 100, Quota 102, Opzione Donna, Ape Sociale, pensione per precoci o per lavori usuranti. Tutte queste misure di flessibilità in uscita, infatti, si basano soltanto sui contributi maturati.
Infine, non si bada al reddito del consorte o di altri familiari nel caso di assegno ordinario di invalidità o di pensione di inabilità lavorativa determinata sui contributi.
Leggi anche il seguente articolo: “Pensione anticipata: è possibile incrementare il reddito senza perdere l’assegno, la soluzione poco conosciuta“.
Per le prestazioni assistenziali, come abbiamo già accennato, si prende in considerazione il reddito percepito.
Per l’assegno sociale, infatti, è rilevante sia il reddito personale sia quello coniugale. Se, dunque, nel momento in cui si compiono 67 anni di età, si è intenzionati a richiedere questa indennità, è fondamentale che il coniuge non possieda redditi troppo elevati. In tal caso, infatti, la misura non può essere concessa.
In relazione, invece, alle pensioni di invalidità, nella maggior parte delle ipotesi conta solo il reddito personale. Ci sono, tuttavia, delle eccezioni. Ad esempio, se si ha intenzione di chiedere la maggiorazione di 661 euro al mese sull’invalidità totale, la legge prescrive il rispetto di un determinato limite reddituale anche per il coniuge.
Un’altra circostanza che impone il rispetto di una soglia massima di reddito è la richiesta di integrazione al trattamento minimo della pensione. In questa specifica situazione, infatti, la pensione di vecchiaia o quella anticipata possono basarsi sul reddito coniugale. Bisogna specificare, tuttavia, che questa regola vale solo per la parte riferita all’integrazione al trattamento minimo dell’assegno; non si applica, infatti, anche per il sorgere del diritto alla prestazione.
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