Alla luce di un dibattito in Germania avente ad oggetto una nuova possibile patrimoniale, potrebbe tornare in auge anche da noi il dibattito sulla ‘tassa sulla ricchezza’? Ecco come stanno realmente le cose.
Periodicamente si torna a parlare, negli ambienti della politica ma non solo, di patrimoniale e di come questa tassa potrebbe di fatto operare nel nostro paese.
Da sempre un tema divisivo, essa consiste in buona sostanza in una imposta che colpisce il patrimonio personale – svolgendo di fatto un ruolo di redistribuzione della ricchezza.
In questi giorni in Germania si è parlato e si parla di una patrimoniale, le cui caratteristiche hanno incuriosito anche nel nostro paese e hanno contribuito a ‘riaprire’ un dibattito in verità mai terminato.
Oggi, data la pluralità di esigenze, di impegni e di responsabilità assunte dal Governo, per porre rimedi e, ove possibile, soluzioni ad un contesto socioeconomico in difficoltà, parlare di nuova patrimoniale anche da noi potrebbe essere un azzardo. Ma tant’è: il tema resiste e trova nuovi spunti di discussione proprio con la proposta tedesca.
Non dimentichiamo che la peculiarità dell’imposta patrimoniale è quella di non agire sul reddito, ma piuttosto sul patrimonio, e dunque sulle proprietà immobiliari e sui beni mobili. Ecco perché è stata altresì definita ‘tassa sulla ricchezza’ o ‘tassa sui ricchi’. D
Il patrimonio che diventa ‘bersaglio’ della patrimoniale, è dunque il capitale detenuto dal contribuente, sia in Italia che all’estero. E’ ben noto che il debito pubblico italiano sia molto alto e, proprio per questo, secondo alcuni osservatori l’applicazione di un’imposta patrimoniale potrebbe essere effettivamente una buona soluzione per combatterlo – o quanto meno ridurlo. Non mancano però ovviamente i detrattori e coloro che sostengono che sarebbe ingiusto introdurre una tassa come questa in Italia.
Ma in questi anni si è anche parlato talvolta di una forma straordinaria di imposta patrimoniale, vale a dire il prelievo forzoso. Ciò testimonia che il dibattito su questi temi è continuato nel tempo, pur senza trovare un vero compromesso tra le forze politiche.
E non dimentichiamo un dato oggettivo: il nostro sistema tributario già include alcune forme di imposta patrimoniale, seppure non in senso stretto. Pensiamo infatti all’imposta di bollo sui prodotti finanziari (del due per mille), ma anche all’IMU sugli immobili, per fare qualche rapido esempio.
Lo abbiamo accennato: la patrimoniale funziona come un’imposta che colpisce il patrimonio di un contribuente – in modo slegato da quanto si percepisce come reddito. Se è vero che – tecnicamente – in Italia non c’è (ancora) una vera e propria imposta patrimoniale soggettiva, vi sono però – come detto sopra – varie imposte che colpiscono il patrimonio o la ricchezza. Ma appunto queste imposte sono, in qualche modo, ‘singole’, mentre una tassa patrimoniale, intesa nella forma soggettiva e che andrebbe a colpire il patrimonio nel suo complesso con un solo sistema di aliquote, al momento non esiste qui.
Da noi vi sono se mai determinati prodotti finanziari che sono già tassati patrimonialmente, ed un esempio ne è l’imposta di bollo. Il riferimento va al conto corrente, al deposito titoli, ai buoni postali e non solo.
C’è poi l’IMU sulle “seconde case” di proprietà o le abitazioni principali “di lusso“, ma anche esistono le imposte di successione / donazione, che colpiscono la ricchezza che i familiari trasmettono per successione o donazione. Non solo: pensiamo anche alle imposte patrimoniali sulle attività patrimoniali e finanziarie detenute all’estero (IVIE e IVAFE).
In apertura abbiamo detto della proposta di una patrimoniale in Germania, e proprio questo è stato motivo di spunto per condividere alcune nuove riflessioni politiche sulla convenienza (o meno) di prevedere una simile imposta, nel nostro apparato di norme fiscali.
Anche in Germania, però, si procede cauti su questo tema, in considerazione del dibattito che anche in terra tedesca è in grado di generare, e delle divisioni che può creare tra favorevoli e contrari. In terra teutonica il locale gruppo di esperti a supporto del Governo e del Parlamento tedesco in campo di politica economica, ha indicato in effetti la strada di un contributo di solidarietà per supportare le famiglie meno abbienti e in condizioni di difficoltà causa l’attuale congiuntura sfavorevole.
Comunque anche in Germania non c’è nulla di concreto al momento, piuttosto si tratta di una mera proposta di studio e riflessione, a cui al momento non è seguito alcun passo concreto da parte delle autorità politiche verso un nuovo prelievo di solidarietà. D’altro lato in Germania vero è che è già stata sperimentata una “piccola” patrimoniale, vale a dire un’imposta che esiste già da tempo nell’ordinamento tributario tedesco.
Per quanto riguarda l’Italia, le possibilità che una patrimoniale – ‘alla tedesca’ o meno – sia introdotta è piuttosto improbabile. Anzi è proprio lo schieramento dell’attuale maggioranza in Camera e Senato a considerarla un’idea non praticabile qui. In termini pratici, ciò vuol dire che molto difficilmente vedremo una proposta di imposta patrimoniale in un disegno di legge, o almeno nel breve termine. D’altronde ciò rappresenterebbe una sorta di effetto boomerang per un Governo, che deve già gestire vari problemi ed incombenze: varare una patrimoniale ora significherebbe deludere le aspettative di buona parte dell’elettorato di centrodestra.
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