Quali sono le misure offerte dalla legge per andare in pensione anticipatamente? A quanto ammontano gli importi? Ecco tutti i metodi.
Le opzioni per smettere di lavorare prima del raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia (67 anni di età e 20 di contribuzione) sono numerose.
Analizziamo, dunque, tutte le possibilità offerte dalla normativa e scopriamo se tali agevolazioni sono davvero favorevoli per i lavoratori.
Per il 2022, i contribuenti intenzionati a presentare richiesta per il pensionamento anticipato, possono ancora contare sulle seguenti misure di flessibilità in uscita. Per i prossimi mesi, si attendono le decisioni del Governo in merito alla riconferma di tali strumenti o all’introduzione di nuove possibilità.
I requisiti per accedere alla pensione anticipata ordinaria sono 41 anni e 10 mesi di anzianità contributiva (per le donne) o 42 anni e 10 mesi (per gli uomini).
L’importo spettante è determinato con il sistema misto, poiché, per raggiungere tale presupposto contributivo, è ovvio che i lavoratori abbiano iniziato a pagare contributi già prima del 1996. La cifra finale, dunque, viene calcolata individuando due quote: una scaturente dal calcolo retributivo (per i contributi versati entro il 1995) e l’altra scaturente dal calcolo contributivo (per i contributi versati a partire dal 1° gennaio 1996).
Per esempio, un lavoratore con 65 anni di età, con 17 anni di contribuzione entro il 1995 e 26 anni dopo il 1995 e con una retribuzione annua di 28 mila euro, avrà diritto a circa 21.800 euro lordi annui di pensione. In pratica, circa 1.350 euro netti al mese. Ovviamente, se si alza l’età anagrafica anche l’importo diminuisce, mentre se si alza, l’importo aumenta.
Fino al prossimo 31 dicembre si potrà smettere di lavorare grazie a Quota 102, che richiede 64 anni di età e 38 di contribuzione. La normativa non prevede alcuna penalizzazione sull’assegno spettante; tuttavia, il contribuente andrà inevitabilmente incontro ad una riduzione della quota spettante. Il motivo è che, se si smette di lavorare prima dei 67 anni di età, si ha diritto ad un importo inferiore, rispetto a quello che si percepirebbe con la pensione di vecchiaia.
Il discorso è, purtroppo, differente per Opzione Donna. Tale strumento consente di accedere al pensionamento con 58 anni di età (se lavoratrice dipendente) o con 59 anni di età (se lavoratrice autonoma) e con 35 anni di anzianità contributiva.
Il problema è che, in tal caso, l’assegno spettante è determinato esclusivamente attraverso il sistema contributivo puro, anche in relazione agli anni di versamenti precedenti al 1996. Di conseguenza, le beneficiarie della misura dovranno fare i conti con una penalizzazione della quota compresa tra il 20% ed il 25%.
Consulta anche il seguente approfondimento: “Opzione Donna: incredibile: l’importo della penalizzazione sull’importo“.
Regole specifiche sono previste per coloro che svolgono lavori gravosi e per gli addetti a mansioni usuranti.
I primi possono usufruire dell’Ape Sociale, confermata anche per il 2023. Si tratta di un’indennità corrisposta fino al raggiungimento dell’età pensionabile. L’importo è uguale a quello dell’assegno pensionistico, maturato al momento della richiesta della prestazione. Tuttavia, esso non può essere maggiore di 1.500 euro al mese.
Hanno diritto alla pensione anticipata, con 63 anni di età e 30 di contributi, anche:
Leggi anche: “Caregiver e APE Sociale: come calcolare l’importo dell’indennità“.
Ai lavoratori addetti alle mansioni usuranti, invece, è riservata una pensione basata sul cd. sistema delle quote.
La minima è Quota 97,6, con la quale si smette a 61 anni e 7 mesi di età e 35 di contribuzione, se lavoratore dipendente. I lavoratori autonomi, invece, hanno a disposizione Quota 98,6, con 62 anni e 7 mesi di età e 35 di contributi. Gli impiegati addetti ai turni di notte possono usufruire di Quota 99, con 64 anni di età e 35 di contributi.
I lavoratori precoci sono coloro che hanno iniziato a versare contributi prima dei 19 anni di età. Possono accedere a Quota 41 se, appunto, hanno maturato 41 anni di anzianità contributiva.
I lavoratori a cui è destinata la misura sono i seguenti:
Nel caso di una retribuzione lorda annua tra i 25 mila e i 30 mila euro, l’assegno percepito può andare dai 17 mila euro (cioè mille euro netti al mese) ai 20.300 euro (1.250 euro netti al mese).
La pensione di anzianità contributiva è riservata esclusivamente a coloro che hanno iniziato a lavorare a partire dal 1995 e che hanno raggiunto 64 anni di età e 20 anni di contributi. Inoltre, è necessario che l’assegno spettante sia uguale a 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale (ossia non meno di 1.313,28 euro al mese).
In virtù di tali condizioni, questo strumento è uno dei meno utilizzati, perché, per riuscire a maturare un assegno di quel valore, bisognerebbe avere un montante contributivo di circa 360 mila euro.
Gli invalidi civili con una percentuale di invalidità di almeno l’80% possono smettere di lavorare dai 51 ai 61 anni di età. È necessario, tuttavia, essere dipendenti privati e maturare almeno 20 anni di contribuzione.
La RITA, la cd. Rendita Integrativa Temporanea Anticipata, invece, consente di andare in pensione ben 10 anni prima, a 57 anni di età. È rivolta a coloro che sono privi di occupazione o che hanno perso il lavoro e sono iscritti ad una delle forme di pensione complementare.
Anche in tal caso, tuttavia, è necessaria la maturazione di almeno 20 anni di contributi obbligatori, di 5 anni versati nel fondo complementare.
Alcune categorie di soggetti, infine, possono accedere al pensionamento anche con soli 15 anni di contributi, per mezzo delle cd. tre deroghe della Legge Amato.
La prima deroga è utilizzabile se ricorrono 2 requisiti:
La seconda deroga della Legge Amato riguarda, invece, i lavoratori ammessi al versamento dei contributi volontari prima del 31 dicembre 1992. Si tratta di lavoratori, dipendenti e autonomi:
Non possono, invece, accedervi i lavoratori iscritti all’ex INPDAP e all’ex IPOST.
La terza deroga della Legge Amato, infine, si riferisce ai lavoratori dipendenti iscritti all’AGO o a un Fondo sostitutivo o esonerativo dell’AGO, ma che possiedono anche i seguenti 3 requisiti:
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