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Pensioni

Pensione in anticipo: la guida completa con tutti gli strumenti, anche quelli poco conosciuti

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Quali sono le misure offerte dalla legge per andare in pensione anticipatamente? A quanto ammontano gli importi? Ecco tutti i metodi.

Le opzioni per smettere di lavorare prima del raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia (67 anni di età e 20 di contribuzione) sono numerose.

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Analizziamo, dunque, tutte le possibilità offerte dalla normativa e scopriamo se tali agevolazioni sono davvero favorevoli per i lavoratori.

Pensione anticipata: quali sono le alternative consentite?

Per il 2022, i contribuenti intenzionati a presentare richiesta per il pensionamento anticipato, possono ancora contare sulle seguenti misure di flessibilità in uscita. Per i prossimi mesi, si attendono le decisioni del Governo in merito alla riconferma di tali strumenti o all’introduzione di nuove possibilità.

  • Pensione anticipata ordinaria: necessari 42 anni e 10 mesi di contributi (per gli uomini) e 41 anni e 10 mesi contributi (per le donne);
  • Quota 102: attualmente, prevede 64 anni di età e 38 di contribuzione. È stato annunciato che non verrà rinnovata per il 2023;
  • Opzione Donna: si accede con 58 anni di età (lavoratrici dipendenti) o 59 anni (lavoratrici autonome) e 35 anni di contributi;
  • Ape Sociale: accessibile con 63 anni di anzianità anagrafica e dai 30 ai 36 anni di anzianità contributiva;
  • pensione anticipata per lavori usuranti: necessari almeno 61 anni e 7 mesi di età con 35 anni di contribuzione;
  • Quota 41 per lavoratori precoci: maturazione di 41 anni di contributi, di cui almeno uno versato prima dei 19 anni di età;
  • pensione anticipata per invalidi: fruibile dai 51 ai 61 anni di età, con 20 anni di versamenti previdenziali;
  • pensione anticipata contributiva: necessari 64 anni di età e almeno 20 di contributi, tutti versati a partire dal 1996;
  • RITA: accessibile a 57 anni di età (se si è disoccupati da anni) e con 20 anni di contributi obbligatori, dei quali almeno 5 versati nel Fondo complementare;
  • pensione di vecchiaia con deroghe Amato: 15 anni di contributi, se si appartiene e specifiche categorie di lavoratori.

Pensione anticipata ordinaria: chi può accedervi?

I requisiti per accedere alla pensione anticipata ordinaria sono  41 anni e 10 mesi di anzianità contributiva (per le donne) o 42 anni e 10 mesi (per gli uomini).

L’importo spettante è determinato con il sistema misto, poiché, per raggiungere tale presupposto contributivo, è ovvio che i lavoratori abbiano iniziato a pagare contributi già prima del 1996. La cifra finale, dunque, viene calcolata individuando due quote: una scaturente dal calcolo retributivo (per i contributi versati entro il 1995) e l’altra scaturente dal calcolo contributivo (per i contributi versati a partire dal 1° gennaio 1996).

Per esempio, un lavoratore con 65 anni di età, con 17 anni di contribuzione entro il 1995 e 26 anni dopo il 1995 e con una retribuzione annua di 28 mila euro, avrà diritto a circa 21.800 euro lordi annui di pensione. In pratica, circa 1.350 euro netti al mese. Ovviamente, se si alza l’età anagrafica anche l’importo diminuisce, mentre se si alza, l’importo aumenta.

Quota 102 e Opzione Donna: ci sono penalizzazioni sull’importo?

Fino al prossimo 31 dicembre si potrà smettere di lavorare grazie a Quota 102, che richiede 64 anni di età e 38 di contribuzione. La normativa non prevede alcuna penalizzazione sull’assegno spettante; tuttavia, il contribuente andrà inevitabilmente incontro ad una riduzione della quota spettante. Il motivo è che, se si smette di lavorare prima dei 67 anni di età, si ha diritto ad un importo inferiore, rispetto a quello che si percepirebbe con la pensione di vecchiaia.

Il discorso è, purtroppo, differente per Opzione Donna. Tale strumento consente di accedere al pensionamento con 58 anni di età (se lavoratrice dipendente) o con 59 anni di età (se lavoratrice autonoma) e con 35 anni di anzianità contributiva.

Il problema è che, in tal caso, l’assegno spettante è determinato esclusivamente attraverso il sistema contributivo puro, anche in relazione agli anni di versamenti precedenti al 1996. Di conseguenza, le beneficiarie della misura dovranno fare i conti con una penalizzazione della quota compresa tra il 20% ed il 25%.

Consulta anche il seguente approfondimento: “Opzione Donna: incredibile: l’importo della penalizzazione sull’importo“.

Ape Sociale e pensione anticipata per lavori usuranti

Regole specifiche sono previste per coloro che svolgono lavori gravosi e per gli addetti a mansioni usuranti.

I primi possono usufruire dell’Ape Sociale, confermata anche per il 2023. Si tratta di un’indennità corrisposta fino al raggiungimento dell’età pensionabile. L’importo è uguale a quello dell’assegno pensionistico, maturato al momento della richiesta della prestazione. Tuttavia, esso non può essere maggiore di 1.500 euro al mese.

Hanno diritto alla pensione anticipata, con 63 anni di età e 30 di contributi, anche:

  • disoccupati che non percepiscono ammortizzatori sociali;
  • caregivers che assistono un familiare disabile grave da almeno 6 mesi;
  • lavoratori invalidi con riconoscimento di una diminuzione della capacità lavorativa di almeno il 74%.

Leggi anche: “Caregiver e APE Sociale: come calcolare l’importo dell’indennità“.

Ai lavoratori addetti alle mansioni usuranti, invece, è riservata una pensione basata sul cd. sistema delle quote.

La minima è Quota 97,6, con la quale si smette a 61 anni e 7 mesi di età e 35 di contribuzione, se lavoratore dipendente. I lavoratori autonomi, invece, hanno a disposizione Quota 98,6, con 62 anni e 7 mesi di età e 35 di contributi. Gli impiegati addetti ai turni di notte possono usufruire di Quota 99, con 64 anni di età e 35 di contributi.

Pensione con Quota 41 per i lavoratori precoci

I lavoratori precoci sono coloro che hanno iniziato a versare contributi prima dei 19 anni di età. Possono accedere a Quota 41 se, appunto, hanno maturato 41 anni di anzianità contributiva.

I lavoratori a cui è destinata la misura sono i seguenti:

  • disoccupati;
  • caregivers che, da almeno 6 mesi, prestano assistenza ad un familiare disabile grave;
  • lavoratori invalidi al 74%;
  • addetti a mansioni gravose.

Nel caso di una retribuzione lorda annua tra i 25 mila e i 30 mila euro, l’assegno percepito può andare dai 17 mila euro (cioè mille euro netti al mese) ai 20.300 euro (1.250 euro netti al mese).

Pensione di anzianità contributiva

La pensione di anzianità contributiva è riservata esclusivamente a coloro che hanno iniziato a lavorare a partire dal 1995 e che hanno raggiunto 64 anni di età e 20 anni di contributi. Inoltre, è necessario che l’assegno spettante sia uguale a 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale (ossia non meno di 1.313,28 euro al mese).

In virtù di tali condizioni, questo strumento è uno dei meno utilizzati, perché, per riuscire a maturare un assegno di quel valore, bisognerebbe avere un montante contributivo di circa 360 mila euro.

Prestazioni per invalidi civili e RITA

Gli invalidi civili con una percentuale di invalidità di almeno l’80% possono smettere di lavorare dai 51 ai 61 anni di età. È necessario, tuttavia, essere dipendenti privati e maturare almeno 20 anni di contribuzione.

La RITA, la cd. Rendita Integrativa Temporanea Anticipata, invece, consente di andare in pensione ben 10 anni prima, a 57 anni di età. È rivolta a coloro che sono privi di occupazione o che hanno perso il lavoro e sono iscritti ad una delle forme di pensione complementare.

Anche in tal caso, tuttavia, è necessaria la maturazione di almeno 20 anni di contributi obbligatori, di 5 anni versati nel fondo complementare.

Le categorie interessate dalle cd. deroghe Amato

Alcune categorie di soggetti, infine, possono accedere al pensionamento anche con soli 15 anni di contributi, per mezzo delle cd. tre deroghe della Legge Amato.

La prima deroga è utilizzabile se ricorrono 2 requisiti:

  • maturazione di 15 anni di contributi prima del 31 dicembre 1992;
  • iscrizione al Fondo lavoratori dipendenti o alle Gestioni speciali dei lavoratori autonomi INPS.

La seconda deroga della Legge Amato riguarda, invece, i lavoratori ammessi al versamento dei contributi volontari prima del 31 dicembre 1992. Si tratta di lavoratori, dipendenti e autonomi:

  • iscritti all’AGO (Assicurazione Generale Obbligatoria) dell’INPS;
  • iscritti all’ex Enpals.

Non possono, invece, accedervi i lavoratori iscritti all’ex INPDAP e all’ex IPOST.

La terza deroga della Legge Amato, infine, si riferisce ai lavoratori dipendenti iscritti all’AGO o a un Fondo sostitutivo o esonerativo dell’AGO, ma che possiedono anche i seguenti 3 requisiti:

  1. maturazione di almeno 25 anni di contributi, di cui il primo corrisposto almeno 25 anni prima della data di maturazione dei requisiti per la pensione con la Legge Amato;
  2. raggiungimento di un’anzianità contributiva di almeno 15 anni;
  3. aver lavorato per almeno 10 anni in maniera discontinua, per periodi inferiori a 52 settimane.
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