Novità molto significative per il Superbonus villette nel 2023, che si conserverà ma con marcate limitazioni. Ecco un quadro della situazione attuale e di ciò che è destinato a cambiare.
Come abbiamo già avuto modo di sottolineare più volte in queste pagine, il Superbonus è un meccanismo finora non esente da ‘zone grigie’ nelle regole di riferimento e da punti deboli, che ne hanno reso problematica l’applicazione concreta. Pensiamo alla notissima vicenda della cessione dei crediti e al relativo blocco, in primis.
Il Governo da tempo ha lasciato intendere che vuole mantenere la maxi agevolazione dell’edilizia anche per il 2023, ma con alcuni correttivi e un occhio di riguardo verso i conti pubblici. Alcuni giorni fa il Ministro Giorgetti aveva infatti parlato in termini chiari di una misura finora costosissima per le casse dello Stato, ma a beneficio di una ristretta fetta di cittadini.
Le novità e gli aggiornamenti si susseguono e proprio con riferimento alla maxi agevolazione citata abbiamo la notizia dello stop a conviventi e affittuari, con una vera e propria stretta sugli edifici unifamiliari. I dettagli.
Molto interessante è il testo della relazione illustrativa al decreto Aiuti quater, che rappresenta il primo provvedimento strutturato del Governo Meloni. Nella relazione troviamo infatti alcuni chiarimenti sulle villette unifamiliari, che tornano nel quadro dell’applicazione del Superbonus – ma nel rispetto di disposizioni molto più rigide.
Previsto un limite al reddito ai fini Isee per l’accesso alla misura, ma anche compaiono nuovi parametri di valutazione: il riferimento va al concetto di quoziente familiare, che secondo alcuni sarebbe in qualche modo più preciso ed ‘equo’ dell’Isee.
In buona sostanza se al momento tutti coloro che vivono in villette hanno ancora la facoltà di richiedere il Superbonus (al 110%) – adeguandosi però alle disposizioni per la presentazione della Cilas – dal 2023 le novità sono sostanziali. Questo perché sono esclusi dal meccanismo sia gli inquilini / affittuari, che abbiano pur stipulato un regolare contratto di locazione, che i comodatari.
Non solo. Ecco il divieto di accedere al Superbonus anche per i conviventi dei legittimi proprietari. In pratica chi sceglie di sostenere le spese per la ristrutturazione (a breve calerà al 90%) ed è convivente del proprietario o della proprietaria della villetta, non avrà la facoltà di usufruire del Superbonus dell’edilizia. Perciò non vi sarà alcune possibilità di dividere la detrazione con i familiari conviventi, che pagano la spesa.
In tema di Superbonus, al momento sono in vigore le identiche regole del bonus casa e dell’ecobonus, perciò in sostanza possono sfruttare l’agevolazione tutti i proprietari o coloro che comunque hanno un diritto di utilizzo sull’immobile – e certamente si comprende se proprio questi ultimi sono coloro che effettuano le spese dei lavori. In altre parole, al momento inquilini e comodatari sono inclusi tra le persone che possono far valere un diritto di utilizzo, mentre compaiono tra i proprietari di casa sia gli intestatari della stessa che gli usufruttuari o nudi proprietari.
Finora oltre al poter esibire un regolare contratto di locazione o comodato, non sussistevano altri limiti da rispettare per questa tipologia di beneficiari. Il convivente tra l’altro conservava il proprio diritto anche dopo l’eventuale fine della relazione di coppia. Ora le novità radicali, dato che soltanto i legittimi proprietari potranno vantare un diritto di ristrutturazione ed efficientamento energetico dell’immobile, ‘coperto’ dalla maxi agevolazione Superbonus 2023 al 90%.
Ed è proprio l’art. 9 del decreto Aiuti quater, che dettaglia le nuove disposizioni in riferimento ai beneficiari del Superbonus 90% per il prossimo anno.
Non vi sono dubbi a riguardo, poiché il testo dell’ultimo decreto del Governo è preciso. In esso si può leggere che la detrazione Superbonus scatta nella misura del 90% anche per le spese effettuate entro il 31 dicembre 2023, a condizione però che il contribuente sia titolare di diritto di proprietà o di diritto reale di godimento sull’unità immobiliare.
Non solo. Altro requisito essenziale è che si tratti in esclusiva di prima casa e che si rientri anche nei quadro dei limiti di reddito collegati con l’introduzione del quoziente familiare, un istituto su cui il Governo ha già ampiamente chiarito di voler puntare per gli anni a venire.
Attenzione però a questo fondamentale dettaglio: per quanto attiene alle nuove disposizioni da parte del Governo Meloni sul Superbonus, per le villette con lavori in corso in questo momento le nuove misure non varranno. Le novità non riguardano dunque i lavori in corso nelle villette, che sfruttano la proroga 2023 – avendo già toccato il 30% dei lavori alla fine dello scorso mese di settembre. Infatti in dette circostanze il nuovo requisito “soggettivo” non si considera.
A seguito della pubblicazione della relazione illustrativa al decreto Aiuti quater possiamo dunque concludere che il Superbonus dal prossimo anno varrà soltanto per proprietari e usufruttuari, mentre non ci sarà facoltà di agevolazione per comodatari e inquilini, ma nemmeno per i familiari conviventi del proprietario.
Al momento per inquilini e comodatari l’agevolazione è assegnata se il contratto è regolarmente registrato, a fronte del sì all’esecuzione dei lavori da parte del proprietario. La maxi agevolazione vale anche a favore dei familiari conviventi dei soggetti che effettuano le spese. Requisito chiave è però risultare conviventi alla data di avvio dei lavori, mentre non è richiesto che la convivenza si conservi anche dopo. Dal 2023 le regole saranno diverse, e chi non è proprietario della villetta è fuori dall’agevolazione.
Ribadiamo infine che per gli interventi avviati dal primo gennaio 2023 sulle villette unifamiliari e gli edifici funzionalmente autonomi, il decreto indica che la detrazione varrà nella misura del 90% anche per le spese effettuate entro il 31 dicembre 2023, a patto che il contribuente sia titolare di diritto di proprietà o di diritto reale di godimento sull’unità immobiliare, che sia un immobile prima casa e siano rispettati i parametri di reddito, vale a dire il limite di un reddito di riferimento uguale a 15mila euro.
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