A un certo punto della vita lavorativa in molti si chiedono come si fa a calcolare la pensione per programmare il proprio futuro.
Con un calcolo dei contributi versati si potrà sapere il momento temporale in cui si lascerà il mondo del lavoro, ovvero la decorrenza della pensione.
Invece, calcolare l’importo che avrà l’assegno pensionistico è più complesso perché ci sono delle variabili da considerare. Tra queste l’inflazione che incide sui coefficienti di rivalutazione e di conseguenza sulla perequazione annua.
È possibile simulare la propria pensione con uno strumento abbastanza attendibile gestito dall’INPS, Istituto nazionale previdenza sociale. Infatti, l’ente offre un servizio online che utilizzando la normativa in vigore e altri elementi essenziali (età, storia lavorativa, retribuzione/reddito) fornisce una simulazione della pensione del richiedente.
Il servizio si chiama “La mia pensione futura” ed è rivolto a lavoratori che versano i contributi presso:
Inoltre, lo strumento può essere utilizzato anche dai lavoratori iscritti alla gestione dirigenti aziende industriali.
Lo scopo del servizio è quello di utilizzare diverse simulazioni in base a vari scenari che si presentano. Per esempio, cambiando la data del pensionamento si potrà stimare l’effetto del posticipo oppure, si possono combinare tra loro retribuzione e data di pensionamento cambiando le variabili.
Il calcolo che il simulatore esegue si basa su una moltiplicazione tra il montante contributivo e il coefficiente di trasformazione relativo all’età in cui il lavoratore andrà in pensione.
Per montante contributivo si intende la somma di tutti i contributi versati nell’intero periodo lavorativo. Invece, per coefficiente di trasformazione si intendono quei valori che variano in base all’età e che insieme ai contributi servono a conoscere la pensione annua.
Tra l’altro, poiché i coefficienti sono legati all’età ogni anno questi valori cambiano. Infatti, per il 2022 si dovranno considerare i seguenti coefficienti:
Si chiama tasso di sostituzione il rapporto tra prima pensione e ultimo stipendio, parametro che con il tempo ha subito una riduzione che ha penalizzato le nuove generazioni.
In precedenza, per il calcolo si usava il sistema retributivo che portava al 20% in meno dell’assegno della pensione rispetto all’ultimo stipendio. Invece, con il calcolo retributivo le pensioni hanno subire una riduzione anche del 70% rispetto all’ultima retribuzione. Inoltre, con il contributivo puro, ossia con 40 anni di contributi, la riduzione della pensione rispetto all’ultimo stipendio è del 60%. Se si hanno 30 anni di contributi versati l’assegno sarà pari al 48% della retribuzione che di fatto è dimezzata.
In pratica, chi oggi prendo uno stipendio di 2mila euro al mese, riceverà una pensione compresa tra i 1.000 e i 1.600 euro: l’importo dipenderà dai vari paramenti.
Infine, se si vuole calcolare la pensione netta bisogna sottrarre dal lordo le tasse (IRPEF del reddito e addizionali comunali e regionali) e poi aggiungere le detrazioni, se eventualmente spettano. Insomma, è la stessa operazione che si esegue per conoscere lo stipendio netto.
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