Addio ISEE, benvenuto quoziente familiare anche se con limiti che penalizza le donne e danneggia i redditi bassi. Ecco perché.
L’ISEE, nonostante sia più articolato e complesso, riesce a considerare (almeno in teoria) del patrimonio di una famiglia. In questo modo aiuta le persone con redditi medio bassi.
Invece, il quoziente familiare dovrebbe tener conto sia del reddito complessivo di un nucleo familiare sia del numero dei componenti, compresa la presenza di persone con disabilità. In questo modo, però, potrebbero essere penalizzate le famiglie con redditi bassi e, soprattutto, le donne.
Il governo durante la campagna elettorale lo aveva già annunciato e attualmente è inserito nel decreto Aiuti quater. In questo caso però, si riferisce all’accesso ai nuovi requisiti e condizioni per i bonus edilizi, compreso il Superbonus.
Infatti, il quoziente familiare dovrà sostituire l’ISEE, indicatore del reddito che si usa per richiedere bonus e agevolazioni varie. Tra l’altro, dovrebbe rientrare nel piano di natalità (già illustrato da Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia) e nei criteri per il nuovo calcolo dell’Assegno Unico per i figli.
Applicato ai nuclei familiari gli esperti hanno già individuato alcuni limiti di questa misura perché considerando la composizione e le caratteristiche di queste potrebbe portare a penalizzazioni non indifferenti. Infatti, più la famiglia è numerosa, meno tasse si pagano perché si riduce il valore economico della famiglia.
In pratica, i nuclei familiari saranno “valutati” con un coefficiente in base alla composizione. Ad esempio, il nucleo familiare formato da una sola persona ha il coefficiente 1, mentre una coppia avrà come coefficiente 2. A questo punto per ogni componente a carico in più si aggiunge lo 0,5: quindi, il coefficiente di una coppia con un figlio sarebbe 2,5; se 2 figli sarebbe 3 e così via.
Ecco alcuni esempi per capire meglio: se il reddito di lavoro complessivo del nucleo familiare fosse 60mila euro la cifra andrebbe divisa per lo specifico coefficiente:
Quindi, con questi pochi esempi si capisce subito che la misura potrebbe essere penalizzante per le famiglie non numerose anche perché in Italia non sono così presenti come nelle altre parti del mondo.
Penalizzati potrebbero essere anche giovani che studiano e lavorano per pagarsi l’università che vivono ancora con i genitori. Infatti, potranno non accedere alle agevolazioni perché il reddito familiare è aumentato.
Tra l’altro gli esperti sostengono che le persone all’interno del nucleo familiare maggiormente penalizzate saranno le donne che potrebbero anche decidere di lasciare il lavoro. Oppure non cercarlo. Per quale motivo? Le donne che lavorano hanno già un reddito molto inferiore a quelle del marito perché hanno stipendi più bassi.
Se il reddito di una famiglia composta da due persone è di 35mila euro su questa sarà applicata una aliquota del 35%. Con il quoziente familiare scenderebbe al 25% perché sarebbe diviso per due. Quindi, per entrambi i coniugi scatterebbe una tassazione più ridotta.
Tuttavia, qualora il reddito della moglie fosse di 15mila euro e quello del marito di 25mila, l’aliquota sarebbe tassata del 25%. Di conseguenza, una donna potrebbe decidere di non lavorare perché senza reddito non sarebbe tassata, ma l’aliquota IRPEF sarebbe sempre del 25%.
Tra l’altro attualmente, se la donna non lavora e il marito guadagna 35mila euro, la tassazione è del 35%.
Il quoziente familiare in Belgio e in Francia sembra funzionare senza grossi problemi. In Italia, invece, i dubbi sono tanti e la misura deve ancora entrare in vigore: perché? Questa nuova misura non è realmente nuova infatti era stata proposta già in precedenza. In quel caso, tutti i partiti politici (compresi Lega e Forza Italia) si erano dichiarati contrari tranne Fratelli d’Italia che voto a favore e, quindi, coerentemente a ciò che propone ora.
Anche il Parlamento europeo aveva espresso dei dubbi sul quoziente familiare. Infatti, con la risoluzione del 15 gennaio 2019 su uguaglianza di genere e politiche fiscali spinge a convincere gli Stati a intraprendere la strada della tassazione individuale.
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