Secondo la Cassazione in riferimento ai vaccini bisogna adottare un approccio tutto sommato prudente, anche laddove il prodotto sia considerato assolutamente sicuro dai medici. Un caso pratico recente.
Nei mesi che hanno seguito il lancio dei vaccini anti coronavirus, non sono mancate le critiche a questi strumenti di protezione dal contagio o comunque dalle forme gravi di infezione.
Da una parte i sostenitori della bontà e della sicurezza dei vaccini, mentre dall’altra i no vax e gli scettici, ovvero una ampia parte della popolazione italiana che ha scelto di non fare l’iniezione, o di farla dopo un lungo periodo di riflessione.
Ebbene, tuttora le tensioni e i contrasti sulla reale efficacia dei vaccini e sui possibili danni collaterali susseguenti alla somministrazione, permangono. Anzi, su questi temi è recentemente intervenuta la Corte di Cassazione, la quale non ha usato parole di piena ‘approvazione’ nei confronti dei vaccini, ma si è espressa con un orientamento caratterizzato comunque da cautela e prudenza.
Di seguito vogliamo soffermarci dunque sul punto di vista dell’Alta Corte in merito ai sieri anti malattia. Ma lo faremo su un caso che attiene ai vaccini anti poliomielite e non al Covid. Perché il suo punto di vista è così importante? Ebbene, secondo la Cassazione un vaccino considerato sicuro può comunque potenzialmente causare qualche danno. Facciamo chiarezza e vediamo alcuni dettagli delle ultime precisazioni di questo giudice.
Certamente quello anti Covid è il vaccino più discusso degli ultimi decenni, tanto che anche in un periodo in cui il virus fa decisamente meno paura, prosegue il confronto tra favorevoli e contrari. A gettare, in qualche modo, benzina sul fuoco ci pensano ora le parole della Corte, che infatti – in una sentenza del 18 novembre scorso – ha parlato espressamente di ‘generalizzazioni pericolose‘, quando si cerca di o si tende a escludere, a prescindere, che una somministrazione possa essere del tutto innocua.
Come accennato in apertura il riferimento però non va al vaccino anti Covid, ma ad un vaccino antipolio fatto da una persona la quale, in un lungo iter, ha visto intervenire la Cassazione per dare una soluzione alla questione emersa nelle aule giudiziarie. Il caso concreto vedeva un uomo che aveva fatto ricorso alla giustizia per una serie di problemi di salute molto seri e che avevano ingenerato in lui un dubbio che andava superato in un modo o nell’altro. Questa persona era infatti giunta a domandarsi se vi fosse una correlazione tra i problemi di salute emersi e la somministrazione del vaccino anti polio fatta da piccolo. Detti problemi sono proseguiti poi per tutta la vita.
Vero è che i vaccini non hanno mai messo d’accordo tutti: non a caso vi sono vari sieri che sono sistematicamente rifiutati dai cittadini – pensiamo ad esempio a quello contro la normale influenza. E’ pur vero inoltre che le regole di legge in materia vi sono e, ad esempio, ai genitori è vietata l‘iscrizione dei figli all’asilo o a scuola, se questi non hanno svolto i cicli immunitari obbligatori.
Prima di vedere un po’ più da vicino che cosa ha detto la Cassazione sui vaccini, non dimentichiamo che la posizione dell’Istituto superiore di sanità – ISS è molto netta a favore di essi, in quanto:
In particolare, secondo l’Agenzia italiana per il farmaco (Aifa) siamo innanzi ad una cosiddetta reazione avversa ad un medicinale o ad un vaccino, in caso di risposta nociva e non intenzionale con cui è possibile indicare una relazione causale con il farmaco o la vaccinazione stessa. In altre parole, onde capire se si è realmente di fronte ad un evento avverso o a una reazione avversa bisogna considerare se davvero sia possibile risalire a una causa correlata alla medicina o al vaccino. Serviranno ovviamente prove in tal senso.
Come detto in precedenza, l’orientamento della Cassazione è mirato alla prudenza e cautela e, sulla scorta di quanto indicato dall’Aifa e dai medici, in un recente provvedimento i giudici dell’Alta Corte hanno comunque rimarcato che:
Saranno essenziali non soltanto le statistiche, ma anche le prove conseguite in giudizio. Perciò secondo la Corte anche un vaccino sicuro può – almeno astrattamente – creare danni alla salute. Chiaro che, pur essendo un provvedimento emesso in un caso pratico in cui si faceva riferimento al vaccino anti poliomielite, quanto indicato dalla Cassazione potrà ulteriormente alimentare il dibattito sul timore di sottoporsi alle campagne ministeriali per prevenire infezioni e contagi.
Concludendo, la Corte ha così deciso di rimandare il caso alla Corte d’appello di Roma perché si faccia luce su come sono andati i fatti. Il giudice dovrà adottare un approccio analitico, con una effettiva considerazione di tutti gli elementi che possono escludere la citata generalizzazione pericolosa e del possibile nesso di causalità tra vaccino e danni alla salute.
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