Dal 2024 comincerà la rivoluzione nel comparto Sanità: ma cosa significano telemedicina e medicina digitale?
Le nuove modalità di presa in carico e gestione dei pazienti avverrà a breve, ma il processo di rinnovamento era iniziato già nel 2017.
Infatti è da quell’anno che l’Unione Europea indicò agli Stati la strada da percorrere per innovare la Sanità. Le istruzioni si trovano anche sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, approvate nel 2021 e sono in fase di avanzamento.
Come si è evinto dalle dichiarazioni rilasciate durante il 39esimo Congresso Nazionale della Simg a Firenze, al momento siamo in una fase transitoria ma dal 2024 le nuove modalità di approccio e cura del paziente saranno effettive. Insieme, si presuppone, all’uscita del nuovo Codice Deontologico, di cui sono già state rilasciate alcune anticipazioni.
Ma per i non addetti ai lavori può essere un po’ complicato capire cosa, nel concreto, cambierà. Ecco in sintesi a cosa dovranno adeguarsi medici e pazienti.
Abbiamo già visto durante la pandemia da Covid che qualcosa stava cambiando, innovando. La tecnologia è entrata a far parte delle nostre vite in punta di piedi: basti pensare alla ricetta elettronica, inviata per SMS e fruibile immediatamente con un cellulare, che permette – anche oggi – di evitare assembramenti o code negli studi medici.
Questo è solamente l’inizio, perché ovviamente il progetto è più ampio e il suo obiettivo è quello di ottimizzare costi e prestazioni offerte ai pazienti. Grazie alla possibilità di utilizzare l’IA e i Big Data anche nel comparto salute e welness, la Sanità potrà operare sfruttando una rete unica di dati, e cooperando tra realtà nazionali e territoriali.
Nel concreto, con la creazione della piattaforma nazionale di telemedicina e il fascicolo sanitario 2.0 i medici di base avranno accesso immediato alla storia clinica dei pazienti, in qualsiasi distretto e da qualsiasi struttura si trovino. Ma non solo.
In un futuro non lontano, si potrà accedere da remoto e in tempo reale a dati biometrici del paziente, derivanti da automisurazioni o da elettromedicali, e si potranno fare videoconferenze (diagnostiche e non diagnostiche).
Siamo dunque nel comparto della telemedicina. Le persone sono sempre più consapevoli e istruite nell’uso di dispositivi di automisurazione. Pensiamo agli smartwatch, che indicano la pressione sanguigna, il battito cardiaco e altri parametri vitali. Presto potrebbero essere disponibili per i cittadini strumenti medicali certificati. Così che i pazienti in primis forniranno i dati al medico per poter ricevere una diagnosi, o una terapia.
I Medici, dal canto loro, avranno tutti gli strumenti tecnologici necessari per fornire ai pazienti il supporto dovuto, anche se in forma diversa. Si elimineranno in questo modo gli “sprechi” dell’esubero di strutture e ambulatori. Si avrà un rapporto medico-paziente più distante ma più vicino al tempo stesso. O almeno questo è ciò che vuole produrre la nuova concezione di Sanità.
Già oggi è evidente il fatto che ogni ospedale è più strettamente collegato ai servizi territoriali e amplia la sua area d’azione più verso il domicilio dei pazienti. Non più degenze “inutili”, dunque, che saturano le corsie, ma una rete efficiente di collaborazioni che vada a supportare il malato nella sua casa.
Sono stati fatti molti passi avanti verso la telemedicina, ma siamo ancora in una fase di passaggio. Infatti tutti gli addetti, ovvero Medici e professionisti, devono essere ancora formati all’utilizzo dei nuovi strumenti digitali. Ciò avverrà, secondo il programma in atto, proprio nei prossimi anni.
Anche perché il vicepresidente della Simg, Ovidio Brignoli ha dichiarato quanto segue. “L’utilizzo di cartelle cliniche elettroniche, dei nuovi sistemi di prescrizione, degli strumenti di supporto alle decisioni, la telemedicina e l’interazione con il nuovo fascicolo sanitario elettronico 2.0. saranno obbligatori.”
Nel mentre, la tecnologia permetterà di ottimizzare ancora di più il fascicolo elettronico 2.0. Ciò permetterà l’accesso ai dati clinici dei pazienti da qualsiasi piattaforma, ma con la protezione della privacy garantita.
Per adesso l’impegno massimo è quello di “forgiare il medico di medicina generale del futuro“.
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