Il calcolo della pensione deve tener conto di diverse variabili come l’età del lavoratore, la forma di pensionamento nonché gli anni di contributi maturati.
Un’impresa difficile ma non impossibile quella di calcolare l’ammontare della pensione futura. E chi non vorrebbe sapere con quale somma mensile si dovrà vivere?
Il tema “pensioni” in Italia è spesso dibattuto per la mancanza di forme flessibili che possano aiutare tutti i lavoratori indipendentemente dalla categoria di appartenenza. Con la nuova Legge di Bilancio si introdurrà – a partire dal 2023 – Quota 103 che prevede il pensionamento a 62 anni di età con 41 di contributi maturati. Un’opzione non comoda per tutti data l’elevata contribuzione richiesta. Ci sarà, poi, la proroga dell’APE Sociale ma questa formula è riservata solamente a quattro categorie (invalidi sopra il 74%, caregiver, disoccupati e addetti alle mansioni gravose). Le lavoratrici, invece, potranno contare ancora su Opzione Donna. E poi non dimentichiamo la pensione anticipata ordinaria e contributiva, la pensione per i precari e, naturalmente, la pensione di vecchiaia. Diversi scivoli, dunque, ma come si calcola la pensione?
Il punto di partenza è sapere quale sistema utilizzare per il calcolo della pensione. C’è il sistema retributivo, contributivo e misto. Il primo riguarda i lavoratori che hanno versato tutti i contributi entro il 31 dicembre 1995 ed è quello più vantaggioso perché tiene conto degli stipendi degli ultimi anni di lavoro. Il sistema misto riguarda i lavoratori che hanno versato contributi a cavallo della suddetta data mentre quello contributivo i versamenti a partire dal 1° gennaio 1996.
In quest’ultimo caso nel calcolo della pensione bisognerà tenere conto del montante contributivo. Questo per essere trasformato in assegno prevede l’utilizzo del coefficiente di trasformazione che varia a seconda dell’età del lavoratore prossimo alla pensione. L’età conta perché incide sulla speranza di vita. Più è alta più sarà negativo l’impatto sul montante contributivo. Cosa accade, però, se si maturano i requisiti per il pensionamento a 62 anni – per esempio – ma con la finestra temporale di tre mesi di cui tener conto si entra nei 63 anni?
Essendo il parametro di riferimento per sapere quale coefficiente di trasformazione utilizzare, l’età incide sull’importo dell’assegno pensionistico. Nell’esempio precedente, dunque, occorrerà tener conto dei 62 anni compiuti per il raggiungimento dei requisiti oppure dei 63 anni raggiunti con il cambio dell’anno?
La differenza in termini di coefficiente di trasformazione è dello 0,14% ossia 4,770% per 62 anni e 4,910% per i 63 anni. Questa differenza tra coefficiente dell’età compiuta e quello successivo è determinante per il calcolo dei dodicesimi. Questi vanno aggiunti al coefficiente in un numero di mesi pari al primo rateo pensione. Le frazioni di mese, dunque, con riferimento alla decorrenza della pensione incidono sul calcolo del coefficiente di trasformazione. Nel nostro esempio, dunque, per conoscere il coefficiente da utilizzare occorrerà sommare 4,770 a 0,035 ossia 3/12 di 0,14. Si otterrà, così, 4,805.
Fare la spesa sarà più conveniente con il trucchetto che vi sveliamo, utile per accedere…
Anche i disoccupati che svolgono lavori occasionali hanno diritto all'indennità NASpI, ma devono rispettare precisi…
Ci sono tantissimi benefici per le persone più anziane, che spesso necessitano di maggiori tutele.…
Per non ricevere penalizzazioni sull'assegno pensionistico è fondamentale scegliere accuratamente la tipologia di trattamento. Nel…
Chi affitta in nero un immobile rischia sanzioni molto severe in caso di controlli fiscali.…
L'Agenzia delle Entrate ha avviato una nuova campagna di controlli grazie a un nuovo algoritmo.…