L’indennità di accompagnamento spetta alle persone invalidi civili totali che non possono svolgere le attività di vita quotidiana.
Per richiedere l’accompagnamento non serve l’ISEE ma servono questi requisiti per fare la domanda: invalidità al 100%, vivere in Italia, difficoltà a camminare da soli senza l’aiuto di un accompagnatore.
Altri requisiti sono: cittadinanza italiana, europea con l’iscrizione all’ufficio Anagrafe presso il comune in cui si vive oppure extracomunitaria con permesso di soggiorno di almeno 1 anno. Prima di fare la domanda di accompagnamento, però, bisogna andare dal medico di famiglia per richiedere un certificato medico introduttivo.
Questo poi dovrà essere inserito nella domanda da inviare all’INPS che tramite una commissione medica dovrà riconoscere l’invalidità totale del soggetto. Quindi, appare chiaro che per ricevere l’indennità di accompagnamento l’interessato deve inviare una domanda tramite il sito INPS, CAF o patronati oppure un operatore fiscale.
Un Lettore ci chiede: “L’accompagnamento spetta a chi è autosufficiente oppure la persona deve essere invalida totale e soprattutto non deve camminare o muoversi da sola?”.
In realtà, l’indennità di accompagnamento è prevista anche per chi è autosufficiente. Lo rende noto una sentenza della Corte di Cassazione (la numero 8060 del 27 aprile 2004) che stabilisce però alcuni parametri di autosufficienza. La persona può svolgere in autonomia gli atti di vita quotidiana ma “non essere in grado di uscire e camminare da soli fuori dalla propria abitazione”.
In pratica, la Cassazione riconosce che se una persona è autosufficiente in casa, ma è impossibilitata a uscire per provvedere alle proprie necessità può ottenere l’indennità di accompagnamento. Questo perché i giudici interpretano l’impossibilità di deambulare in modo autonomo, così come stabilito dall’articolo 1 della legge 18 del 1980, con l’incapacità di uscire da casa senza accompagnamento. Infatti, soprattutto le persone anziane riescono a essere autosufficienti nell’ambito domestico, ma non autonome fuori e quindi rimangono recluse in casa.
Per rispondere alla domanda del Lettore, la risposta è affermativa: l’indennità è possibile anche se si è autosufficiente ma solo se viene riconosciuta l’impossibilità di uscire da soli senza assistenza. Però, per ottenere l’indennità bisogna dimostrare la necessità di assistenza quando si è fuori dalle mura domestiche.
Per prima cosa, ricordiamo che l’accompagnamento è concesso a coloro che hanno necessità di un’assistenza continua perché non sono più autonomi a svolgere le normali attività quotidiane in base all’età. I giudici della Cassazione stabiliscono che anche perdere solo uno degli atti quotidiani (vestire, lavarsi, mangiare, camminare, eccetera) impedisce la normale autonomia di una persona.
Di conseguenza, si può concedere l’indennità di accompagnamento anche alle persone autosufficienti tra le mura di casa, ma che hanno necessitò di assistenza fuori dall’ambiente domestico. Un esempio, potrebbe essere quello di una persona anziana che è autosufficiente nella propria casa, ma non riesce a raggiungere un supermercato per la spesa perché è claudicante. In questo caso ha diritto al contributo per l’accompagnamento.
Attenzione però perché anche in questo caso è necessario che le difficoltà siano verificate e riconosciute da una commissione medica ASL/INPS. Quindi per prima cosa bisognerà parlare con il proprio medico di famiglia.
A questo punto sarebbe anche opportuno, per capire meglio la sentenza, elencare quali sono le patologie che permettono di ottenere l’accompagnamento. Secondo i giudici, però, tale lista dovrebbe essere rivista e ampliata per una maggiore “interpretazione estensiva”.
Come detto in precedenza, la normativa prevede che possa richiedere l’indennità di accompagnamento i soggetti che non sono in grado di deambulare da soli e non riescano a compiere in autonomia gli atti di vita quotidiana: lavarsi, vestirsi, mangiare, eccetera. In pratica, non sono più autosufficienti.
Ecco invece una lista delle patologie:
Insomma, come si può capire una persona può avere una di queste patologie ed essere autosufficiente all’interno della propria abitazione ma non fuori casa. Quindi, è bene informarsi per non perdere questo contributo economico utile per far vivere i propri familiari nel miglior modo possibile.
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