Popolazione delle zone urbane e calo demografico fanno il paio con le tendenze che hanno cambiato l’economia rurale verso quella industriale modificando paesi e borghi.
Se in passato ogni zona offriva possibilità di guadagnarsi da vivere con i cambiamenti economici e demografici, ci sono comuni che pagano i nuovi abitanti pur di non dover abbandonare il territorio.
Ci sono zone in sud come in nord Italia che rischiano di venire completamente abbandonate e in cui la popolazione diventa di anno in anno sempre meno attiva. In questo contesto ci sono comuni come quelli della regione Calabria che offrono incentivi a fondo perduto per chi accetta di trasferirvisi.
Si tratta di cifre importanti, che possono raggiungere i 28 mila euro a persona per un massimo di tre anni. Il progetto della regione stanzia così migliaia di euro per compensare il costo degli affitti che diventano in queste zone urbane irrisori.
È una possibilità economica notevole per chi non ha problemi a lavorare in autonomia potendosi spostare in qualsiasi parte d’Italia. Un’altra considerazione da fare è che questi luoghi possono essere apprezzati solo da chi ama una vita tranquilla con uno spartano stile di vita.
Si tratta dei comuni calabresi di: Santa Severina, Bova, Albidona, Sant’Agata del Bianco, Aieta, San Donato di Ninea, Caccuri e Civita. Per risiedere in questi comuni i nuovi arrivati potrebbero ricevere tra gli 800 e i mille euro al mese.
Un’offerta destinata a far parlare di sé che può essere invitante per coloro che svolgono il proprio lavoro da casa. Si può andare a vivere in comuni isolati compiacendosi della bellezza del paesaggio e della vicinanza con la natura.
Cosa serve per partecipare al bando? Esso è innanzitutto è rivolto esclusivamente agli under 40. Oltre questo bisogna avviare un’attività o aderire a un’impresa commerciale locale e naturalmente fissare la propria residenza nel comune. Una volta accettata la richiesta si avrà tempo tre mesi per effettuare l’effettivo trasferimento.
Se nelle regioni italiane le donne fanno sempre meno figli, quelle sarde segnano un vero e proprio record negativo. In Sardegna si tocca il tasso di natalità più basso in Italia con 5,2 bambini ogni mille abitanti e il fenomeno sembra peggiore di anno in anno.
La motivazione è prima sociologico e inizia ben prima della moderna tendenza frutto delle dinamiche economiche. Culturalmente le donne sarde avevano un’età al matrimonio più alta rispetto al resto del Paese, perché dovevano portare in dote un ‘corredo’, che necessitava di tempo per essere messo insieme dalla famiglia.
Nella Regione Sardegna per combattere lo spopolamento sono state stanziate risorse fino a 225 milioni di euro. La strategia prevede tre linee di azione: bonus nascita, le agevolazioni per le attività produttive e i mutui per la prima casa.
Ne usufruiscono in particolar modo i Comuni sotto i 3 mila abitanti; l’obbiettivo è stimolare il tessuto imprenditoriale accogliendo la sfida per la modernizzazione dell’Isola.
La lotta allo spopolamento si combatte con contributi a fondo perduto tra i 15 e i 20 mila euro. Oltre questo a partire dal 2023 la Regione accompagnerà l’attività delle imprese con un finanziamento sotto forma del credito d’imposta fino al 40% delle imposte versate. L’obiettivo è quello di sgravare le attività economiche dagli elevati costi dell’imposizione fiscale.
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Un primo esempio arriva da Bormida, comune ligure a un’ora da Genova. Non è distante dal capoluogo ma con i suoi 394 abitanti ci si potrebbe sentire un po’ isolati. Per questo Bormida rischia un declino demografico inevitabile a favore di aree più urbanizzate; con l’urgenza di ripopolarsi il comune offre 2.000 euro a chiunque voglia trasferirvi la propria residenza.
La speranza per questi borghi e comuni è la rinascita di giovani famiglie e attività economiche che vivificando il territorio portino nuovo interesse nella popolazione e possibilità materiali per evitare che chi già vi risiede debba emigrare.
Non manca tra le offerte di finanziamenti a fondo perduto anche il centro Italia. La possibilità di trasferirsi in piccoli comuni o borghi con incentivi economici è presente anche nel Lazio. Ebbene si proprio nel centro Italia il comune di Rieti compete con gravi perdite demografiche con la Capitale. L’attrattiva di Roma fa di uno dei centri più importanti del Lazio, un comune dove la crescita di nuovi residenti si è completamente fermata.
Rieti con circa 50 mila abitanti, si potrebbe dire ne troppo piccolo ne effettivamente troppo isolato. Il fatto rimane che i giovani si allontanano per esigenze lavorative costringendo oggi l’amministrazione comunale a erogare un incentivo pur di invertire la tendenza.
Gli incentivi sull’affitto sono questa volta dedicati proprio ai lavoratori da remoto; per il vicesindaco Daniele Sinibaldi, la missione è attirare i lavoratori a distanza che trasformeranno Rieti nel loro “ufficio intelligente” e rivitalizzeranno la nostra città”.
Rieti offre buoni sconto sull’affitto, per la durata di sei mesi, che sono validi anche per chi sceglie le zone rurali intorno all’abitato, invece del centro città. La speranza è quella che tanti giovani si stabiliscano in città, aiutando l’economia locale e abbassando l’età media.
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