Era stata annunciata questa primavera; adesso in Emilia Romagna si sperimenta un piano per incentivare il talento offrendo opportunità uniche nel panorama nazionale.
L’obbiettivo è aumentare la natalità e valorizzare gli investimenti fatti per formare migliaia di giovani che emigrano poi all’estero impoverendo culturalmente l’Italia e il mercato del lavoro.
Sono due temi centrali nella visione a lungo termine di un Paese che ha bisogno di talenti per crescere e giovani per sostenere l’indice demografico. Non è un obbiettivo che si può raggiungere nell’arco di qualche anno, occorre una pianificazione preventiva e una diffusione sistematica per cambiare una tendenza che ha portato all’emigrazione migliaia di italiani.
Il rientro dei cervelli in fuga è forse un obbiettivo sognato da governi di destra e sinistra e dalle aziende volenterose di includere maggiori risorse con elevata specializzazione. In questo contesto l’Emilia Romagna ha varato un provvedimento per l’attrazione dei talenti con il fine di far restare e valorizzare in particolare i giovani, che date le loro capacità acquisite con gli studi o l’esperienza puntano a lavori ambiziosi.
La regione ha bisogno di talenti per crescere ed è in grado di offrire un sistema che investe e valorizza le loro capacità e attitudini. L’approvazione definitiva in Aula è attesa per gennaio 2023.
È un provvedimento identitario iniziato già cinque anni fa per mettere il contesto materiale utile alla seconda fase dell’iniziativa. Finora ha portato sul territorio 76 progetti industriali e 340 milioni di euro di investimenti e 3 mila nuovi posti di lavoro.
Il testo di legge prevede un impegno condiviso: istituzioni pubbliche ed enti locali, università e centri di ricerca; queste insieme alle imprese e le organizzazioni sindacali, cercano di offrire servizi di livello europeo e internazionale.
Un insieme di strumenti e investimenti per attrarre personale e promuovere la permanenza sul territorio: agevolazioni alle imprese che assumono giovani italiani che sono emigrati per lavorare all’estero interessati a offerte di lavoro, anche in ambito di ricerca in Emilia Romagna. La regione offre poi percorsi formativi personalizzati e di alta specializzazione, fino a pacchetti di servizi primari per le famiglie per conciliare tempi di vita e di lavoro.
Non è possibile naturalmente modificare artificialmente il mercato del lavoro; ogni misura deve trovare terreno fertile affinché possa diventare un impegno concreto e a lungo termine. Sul territorio nazionale sono il 40,5% le aziende che prevedono di aumentare le assunzioni nel 2023.
Per il 40% delle aziende i primi nove mesi del 2022 hanno registrato un aumento delle ore lavorate rispetto allo stesso periodo del 2021. Questo non significa però un aumento delle assunzioni; per la maggiore pari al 45% si prevede un personale invariato, mentre il 14,5% opterà per una riduzione. Un’azienda su quattro ha avuto difficoltà nel trovare risorse con le competenze richieste e prevede di avere la stessa difficoltà nel 2023.
Per quanto riguarda gli investimenti nel 2022 il 63% delle aziende ha realizzato investimenti in linea con quelli programmati. Il 19% invece considera di avere investito più di quanto previsto alla fine del 2021. Per il 18% delle aziende infine gli investimenti dovranno essere ridotti.
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