Si ricomincia a parlare di Zona Rossa, ma non è riferito solamente al Covid. Ecco costa sta succedendo in Italia.
Durante la pandemia da Sars-Cov-2 esistevano le Zone rosse, quelle gialle, quelle bianche e quelle verdi. E anche quelle “rafforzate”. Chi era in Zona Rossa non poteva uscire di casa se non per estrema necessità, e non poteva andare in un Comune limitrofo.
Oggi si ricomincia a parlare di determinate aree geografiche con questa classificazione, ma il Covid c’entra relativamente poco. Infatti l’allarme arriva dall’influenza stagionale. Il tam tam prosegue senza sosta, ormai milioni di italiani sono a letto con la febbre e i sintomi influenzali, continuano i casi di Covid e una delle categorie più colpite è quella pediatrica.
I numeri sono chiari, in fondo: secondo l’ultimo bollettino emesso da Influnet oggi siamo a 16 contagi di Influenza Australiana ogni 1000 abitanti adulti. Per quanto riguarda i bambini da 0 a 5 anni siamo invece a 50,2 ogni 1000 abitanti.
Nel mentre, non è che il Covid sia andato “in pensione”, anzi. I contagi, nonostante la maggior parte della popolazione sia vaccinata completamente, continuano ad aumentare. Secondo gli ultimi rilevamenti siamo al 15% dei posti letto occupati. Ecco perché, forse, si ricomincia a parlare di aree particolarmente a rischio contagi.
Dopo 3 anni di paura del Covid, adesso è l’influenza stagionale che sta allertando gli esperti. Come ammesso da diversi medici e virologi, la popolazione soffre di un’immunità indebolita, data da restrizioni e mascherine e dai pochi contatti avuti con virus che non fossero il Covid.
Il risultato è un aumento impressionante di cittadini a letto con la febbre e i sintomi influenzali, che si riconoscono poco da quelli del Covid. Ad oggi si stimano più di 3 milioni di italiani allettati, ma secondo il noto virologo Fabrizio Pregliasco saliremo ben presto oltre i 10 milioni.
In alcune Regioni italiane i numeri sono particolarmente già elevati, ecco perché sono state classificate come Zona Rossa alcune di esse. Più precisamente Piemonte, Lombardia, Veneto, Umbria, Lazio e Abruzzo.
Le autorità competenti stanno divulgando i consigli per riconoscere i sintomi dell’influenza Australiana, che differiscono leggermente da quelli del Covid. In particolare, il virus stagionale dà un’improvvisa febbre alta, sopra i 38 gradi, che generalmente dura tre giorni. Si possono manifestare anche mal di gola, tosse, debolezza, inappetenza e dolori articolari.
In caso di dubbio si può sempre ricorrere ad un tampone, così da scongiurare o confermare l’infezione da Sars-Cov-2.
Nelle Regioni “rosse” e comunque a livello nazionale, gli esperti consigliano di usare la mascherina per evitare il diffondere dei contagi e in caso di malattia di rimanere a letto fino a guarigione.
Al tempo stesso, onde non sovraccaricare gli ospedali, le famiglie sono invitate a non portare i bambini piccoli al Pronto Soccorso, ma a cercare di contattare prima il pediatra. Infatti anche se in alcuni soggetti a rischio l’influenza può scatenare polmoniti, anche l’esposizione ad altri virus presenti nei nosocomi è rischioso. Fondamentale è il dialogo col proprio medico curante o il pediatra.
(le informazioni presenti in questo articolo hanno esclusivamente scopo divulgativo e riguardano studi scientifici o pubblicazioni su riviste mediche. Pertanto, non sostituiscono il consulto del medico o dello specialista, e non devono essere considerate per formulare trattamenti o diagnosi)
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