La sostanziale conclusione degli acquisti della Bce, pur se mitigata dal reinvestimento dei titoli in scadenza, ha rimesso al centro la questione della gestione del debito pubblico.
Verrà presto a mancare il compratore di ultima istanza. Ciò toglie garanzie e forza ai prezzi delle emissioni di titoli di Stato italiani.
Le emissioni di Titoli di Stato mancheranno del sostegno di quasi 500 miliardi di euro da parte della BCE. I debiti dei Governi dell’area euro saranno così esposti direttamente agli investitori privati e potranno contare solo sulla fiducia impressa dalla loro maggioranza.
Il sostegno della BCE era importante in una fase in cui i rincari energetici mettono alla prova la contabilità dello Stato. La BCE ovviamente pensa ai benefici di lungo termine; la manovra è pensata per incidere ulteriormente sulla riduzione dell’inflazione e concludere prima così la generale stretta monetaria iniziata con l’aumento dei tassi di interesse.
Secondo gli analisti di Barclays Bank, che si focalizzano sui debiti dei governi dell’area euro l’Europa ha bisogno di 500 miliardi di euro di liquidità. Il riferimento alla BCE è naturalmente dovuto al fatto che ora la banca centrale sembra pronta a invertire il Quantitative easing. È il cosiddetto quantitative tightening: Roma, Parigi, Berlino, e i grandi protagonisti dell’eurozona dovranno contare solo sulla forza della coesione dell’immagine istituzionale dei loro governi.
Nel corso del 2023, sarà questo profilo a funzionare da garanzia per i mercati che si dovranno contendere le obbligazioni emesse dallo Stato. BTP e BOT e tutti i titoli annessi saranno così pesati con una quotazione molto più volatile. Gli interessi avranno modo di salire ulteriormente anche il prossimo anno e così anche il rischio per gli investitori che hanno sottoscritto i Titoli di Stato ancora in corso di validità.
Chi sta rischiando di più in Europa? Fuori dall’eurozona ma molto vicina a noi dal punto di vista finanziario c’è il governo britannico di Liz Truss che ha portato l’Economist a coniare l’espressione “Britaly”, accostando il Regno Unito per qualità negative: instabilità politica, bassa crescita, e alti interessi nel mercato dei Titoli di Stato.
Secondo gli analisti, neanche le potenze economiche come la Germania e la Francia saranno risparmiate dall’aumento dei costi di finanziamento.
BNP Paribas prevede aumenti persino sui i tassi dei Bund tedeschi che arriveranno fino al 2,75% entro la fine del primo trimestre del 2023. Un incremento di un punto percentuale che fa impallidire la prima economia nell’eurozona. Per avere un termine di paragone soltanto alla fine dello scorso anno i Bund tedeschi offrivano un interesse negativo pari allo -0,18%; tanto era alta la domanda e la sicurezza di quegli investimenti che bisognava pagare per poterli detenere.
Assisteremo a una profonda trasformazione dell’offerta con un mutamento nella tipologia della domanda. Il debito pubblico italiano molto superiore alla media dei Paesi europei sta mettendo in discussione la tenuta del Governo Meloni? Il presidente del consiglio ha messo a bilancio le condizioni del 2023. La stima arrivata dalle istituzioni italiane in materia mostra come quest’anno per sovvenzionare il debito le emissioni totali del Tesoro si dovrebbero fermare a 449 miliardi, contro i 471 del 2021.
Con gli acquisti netti di debito italiano da parte della BCE che crollano del 70% il Mef ha bisogno di collocare sul mercato primario titoli per compensare circa 73 miliardi in più rispetto al 2021. Sono cifre in grado di cambiare in corso d’opera l’equilibrio del bilancio pubblico, che ha già oggi un limitato margine di manovra.
Non bisogna però temere l’anno di incertezza, perché l’Ue saprà fronte comune e magari rafforzarsi dal punto di vista finanziario e politico facendo leva sulla fase delicata di emergenza.
Così almeno è sempre stato finora e la minaccia russa è oggi un deterrente più che sufficiente per mettere da parte gli egoismi e rimanere uniti nella diversità.
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