In un caso, la pensione di invalidità fa reddito e, dunque, può influire sull’ottenimento di altri sussidi economici.
Di norma, la pensione di invalidità civile non andrebbe inserita all’interno della Dichiarazione dei Redditi.
C’è, però, una situazione particolare che fa eccezione a tale regola. In questa ipotesi, dunque, la prestazione deve essere dichiarata ed influisce sull’ISEE. Scopriamo cosa stabilisce la disciplina normativa in materia e quando interviene la deroga.
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La pensione di invalidità civile rientra nel reddito familiare e, di conseguenza, vale ai fini del calcolo del Reddito di cittadinanza e della pensione di cittadinanza.
Tale regola è prevista dal comma 6 dell’art. 2 del D.L. n. 4 del 2019, il cd. Decreto sul Reddito di Cittadinanza. La normativa, infatti, stabilisce che, per il riconoscimento della prestazione, il reddito familiare va determinato al netto dei trattamenti assistenziali, ad esclusione delle misure corrisposte a prescindere da requisiti reddituali.
Ma da cosa nasce l’eccezione appena descritta? Ai sensi della Legge 26 maggio 2016, n. 89, la pensione di invalidità civile parziale non deve comparire nella Dichiarazione dei Redditi. Il principio di applica anche agli invalidi al 100% con un reddito non superiore a 16.664,36 euro.
La Sentenza della Corte di Cassazione n. 152 del 2020, però, ha stabilito un aumento della pensione di invalidità. Di conseguenza, l’INPS ha calcolato tali aumenti nel reddito familiare dei disabili (come si legge dal Messaggio n. 548 del 2022). Il problema è che la cifra del Reddito di Cittadinanza dipende proprio dall’importo del reddito familiare.
La pensione di invalidità ed il Reddito di Cittadinanza sono due prestazioni perfettamente cumulabili tra loro, tuttavia il secondo sussidio è proporzionato al primo. I percettori dell’assegno pensionistico e del RdC hanno ricevuto l’incremento della pensione ma, di conseguenza, la riduzione del Reddito di Cittadinanza. In alcuni casi, c’è stato addirittura l’azzeramento del sussidio.
Alla luce di quanto appena dichiarato, i disabili beneficiari anche del Reddito di Cittadinanza subiscono un danno economico non indifferente.
Sul punto è intervenuta l’ex Ministro per le Disabilità, Erika Stefani. Nell’interrogazione parlamentare del 4 maggio 2022, ha sottolineato l’urgenza di assicurare delle agevolazioni adeguate ai disabili e, allo stesso tempo, di modificare la normativa relativa al calcolo del reddito familiare per l’erogazione del Reddito di Cittadinanza. Lo scopo di tale riforma, infatti, è quello di consentire di percepire entrambe le prestazioni, senza subire penalizzazioni.
Al momento, purtroppo, non è intervenuta alcuna modifica ed i disabili continuano a ricevere sussidi con cifre ridotte.
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La situazione, in realtà potrebbe complicarsi, in vista delle riforme che interesseranno il Reddito di Cittadinanza, annunciate dal Governo Meloni.
La Legge di Bilancio 2023, infatti, prevede alcuni interventi al sussidio, mentre per il 2024 dovrebbe essere approvata una riforma complessiva.
Innanzitutto, alcune categorie di percettori del RdC avranno diritto a non più di 8 mensilità, rispetto alle attuali 12. L’innovazione principale riguarda i soggetti che hanno le capacità a trovare un lavoro, i cd. occupabili, che dovranno essere aiutati nell’inserimento di concrete realtà occupazionali.
In altre parole, il beneficio viene limitato a tutti coloro che hanno maggiori possibilità di trovare un impiego in 8 mesi. Gli interessati, inoltre, dovranno essere accompagnati in un percorso di formazione. Al termine degli 8 mesi, poi, il RdC sarà revocato.
Risulta, dunque, di fondamentale importanza il concetto di occupabilità. Dal testo della Legge di Bilancio si legge che si considerano occupabili i soggetti che vivono in nuclei familiari in cui non ci sono membri disabili, minori o ultrasessantenni.
Per il 2024, infine, si attende una riforma strutturale e definitiva dell’intero sistema. Molto probabilmente, il Reddito di Cittadinanza verrà sostituito con altre misure di sostegno.
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