Smettere di lavorare e pagare contributi volontari, una soluzione per andare in pensione o aumentare l’importo dell’assegno: ecco come.
Può succedere di perdere il lavoro e di risultare troppo ‘vecchi’ per trovarne un altro. Oppure di dover affrontare una situazione familiare complessa che richiederebbe una presenza costante, ma di non avere ancora maturato i requisiti anagrafici o contributivi per poter accedere a una forma pensionistica. La legge consente sia ai lavoratori dipendenti che autonomi la prosecuzione volontaria del versamento dei contributi.
A patto però di soddisfare alcuni requisiti.
Un lettore ha inviato il seguente quesito: “Buongiorno. Volevo chiedere se, avendo mia mamma con legge 104 e compiendo a gennaio 56 anni con 37 di contributi, potevo andare in pensione anticipata. Pagando eventualmente degli anni di contributi. Grazie.”
Innanzitutto occorre sottolineare che non si possono versare contributi volontari mentre si lavora. Infatti bisogna aver interrotto o sospeso (ad esempio per aspettativa) l’attività lavorativa. Ad eccezione dei contratti part-time, se questa scelta serve per coprire o integrare i periodi con orario ridotto; e per l’attività nel settore agricolo, con l’obiettivo di integrare i versamenti per meno di 270 giornate di contribuzione effettiva e figurativa nel corso dell’anno.
Per ottenere l’autorizzazione al versamento dei contributi volontari il lavoratore deve avere almeno cinque anni di contributi (260 contributi settimanali o 60 mensili), indipendentemente dalla collocazione temporale. Oppure almeno tre anni di contribuzione nei cinque anni che precedono la data di presentazione della domanda. In particolare:
Dal primo sabato successivo alla presentazione della domanda i lavoratori dipendenti possono ottenere l’autorizzazione. Per gli autonomi l’autorizzazione invece è concessa dal primo giorno del mese in cui è stata inoltrata la domanda.
L’importo da versare per la contribuzione volontaria si calcola sulla retribuzione media dell’ultimo anno di lavoro. Per i lavoratori dipendenti non agricoli, la cifra viene quindi stabilita applicando l’aliquota contributiva prevista per ciascun anno alla retribuzione media delle 52 settimane precedenti la data di invio della domanda. La retribuzione minima settimanale su cui calcolare i contributi è pari al 40% dell’importo del trattamento minimo fissato al 1° gennaio di ogni anno.
Ape Sociale richiede 63 anni di età e 30 anni di anzianità contributiva. L’indennità è corrisposta fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia. Mentre Quota 41 è la forma pensionistica riservata ai lavoratori precoci, ossia che possano far valere 12 mesi di contribuzione prima del 19esimo anno di età. Entrambe queste misure dovrebbero essere prorogate dalla Legge di Bilancio 2023. Ape Sociale è attualmente in scadenza al 31/12/2022.
Altrimenti la pensione anticipata ordinaria richiede 42 anni e 10 mesi di contribuzione per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne.
In risposta alla domanda del lettore, può decidere di versare i contributi volontari per la pensione anticipata inoltrando apposita richiesta all’INPS, che dovrà autorizzarla. Consigliamo di rivolgersi a un Patronato per ricevere assistenza in merito alla soluzione più adatta alle proprie esigenze, nonché per un calcolo dell’importo totale.
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